VALBIANDINO.NET

Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Pubblicato in Cultura

SPESSARTINA PARTE SECONDA

Lunedì, 15 Febbraio 2021 07:54 Scritto da  ELIO SPADA

SPESSARTINA 2

Ore 11.42 - Avete presente quando state producendovi nello sforzo sovrumano di imporre al fato, impugnato dalla Necessità, una piccola, infinitesimale, insignificante deviazione anche se sapete che non c’è la minima speranza di successo e ciononostante continuate eroicamente a tentare una vana fuga dagli dei? Ecco. La mia funesta divinità si chiama Gigi e in quel momento stava esercitando su di me la sua numinosa potenza. Spietato, con brusca e letale deviazione, il Gigi proseguì imperterrito lungo un altro asse cristallografico abbandonando con suprema indifferenza l’antro baritico: “Qui vicino c'è anche una vena di feldspato interessantissima. Pensa che è arrivata fin qui dalla Val... si suppone durante il periodo…”

Il nome del periodo geologico non lo ricordo e anche se lo ricordassi sarebbe impronunciabile come il tetragramma divino YHWH. La spalla destra era completamente indolenzita. E iniziava a dolermi anche il collo. Ero teso nello sforzo spasmodico di trovare una via di scampo. “Fra pochi secondi -pensavo in preda a una paura primordiale- toccherà alla schiena. Poi alle vertebre cervicali. E Atlante distruggerà Epistrofeo in un'orgia allo-autodistruttiva. E come Omero volgerò le spente pupille all'indifferente Olimpo. E la possente Ananke mi sospingerà lungo la tenebrosa via del Nulla nel quale mi scioglierò per sempre. Spero solo di non soffrire.”
Ero in apnea. E pietosamente incazzato. Ma il Destino, per definizione, è ineluttabile. Proprio come il Gigi:“In quella vena ho trovato anche alcune concrezioni di spessartina. Le forme dei cristalli sono il dodecaedro e il trapezoedro...”.
Ore 11.46 - Incominciavo a capire gli impulsi omicidi attivati da “futili motivi” le cui tragiche conseguenze occupano quotidianamente gli spazi di giornali e telegiornali. Già ne avvertivo il silenzioso carsismo. Correnti sotterranee impetuose pronte ad erompere in cruenta liberazione. Volevo, ora lo so, un sacrificio umano tipo “Ifigenia in Tauride” ma con finale più concretamente fruibile. Anche Isacco, mutatis mutandis, andava bene. Euripide e Gen. 22 blandivano il mio semiconscio.

La realtà si incaricò brutalmente di spegnere il mio sogno: “A volte compare sotto forma di esacisottaedro”.
Ore 11.49 - Il sugo alle vongole si stava allontanando con velocità direttamente proporzionale alla mia disperazione. E all’effluvio soliloquente del Gigi, ormai in preda a conati cristallografici multipli: “Si chiama spessartina dalla località di Spessart, in Germania. Si tratta di una regione collinosa fra la Baviera…”
Il terrore aumentava a dismisura. Temevo di dover sottostare ad un interminabile ma precisissimo, esauriente, approfondito e genealogicamente inappellabile elenco alfabetico - anagrafico di tutti gli abitanti di qualche remoto villaggio teutonico. Non avrei fatto in tempo a preparare il pranzo. Ero, in quel preciso momento, Prometeo incatenato. E l’aquila che si cibava del mio fegato si chiamava Gigi e aveva gli occhi intrisi di cerulea, anche se inconscia, malvagità. Avevo fame ma la spessartina non è commestibile. Lui parlava e io avevo il fiato corto. Ero talmente angustiato che mi sentivo soffocare e senza accorgermene spalancavo sempre più gli occhi alla ricerca di ossigeno. Con tragico fraintendimento il Gigi interpretò l’espressione come manifestazione di interesse per gli “ossidi di manganese ai quali spesso la spessartina si associa”.

E proseguì con rinnovato entusiasmo: “Compare anche in abbinamento alla rodonite”.
Ah! Volevo ben dire. Certo, la rodonite! Ne ero ormai sicuro: le Moire stavano al mio fianco in attesa dell’inevitabile e il ghigno di Atropos era in agguato. Una coppia di merli che aveva zampettato a lungo sul sagrato schizzò via in volo dapprima radente, con rapida impennata poi, verso la libertà celeste. Anche gli occhi del Gigi sono celesti. Meglio, grigio-azzurro-cenere-spenta. Iridi opache come dopo una lunga immersione nella candeggina. Il Gigi avrebbe potuto certamente precisare: “Ipoclorito di sodio, sale dell'acido ipocloroso in soluzione titolata al 5%...”
Disse invece: “Si tratta di una varietà di granato”.

Tentai un gesto estremo. No, non così estremo. L'dea del suicidio l'avevo già vilmente respinta. E cercai di interrompere il mineralogico nubifragio con un colpo sotto la cintura, sferrando un argomento che mettesse al tappeto l’insaziabile oratore:
“Insomma sono più o meno come i calcoli ai reni. Solo un po' più rossi”.
Adesso, pensai con ingenuo ottimismo, voglio proprio vedere cosa cazzo ne sa della calcolosi renale.
Ovviamente la mia misera zagaglia barbara non sfiorò neppure il bersaglio. Si perse in lontananza. E il treno stechiometrico del Gigi cambiò semplicemente binario senza nemmeno rallentare:
“Si tratta di una similitudine non del tutto corretta. La spessartina è un silicato mentre circa il 70% dei calcoli renali sono composti da ossalato di calcio puro o misto a fosfato di calcio, oppure meno frequentemente, da fosfato di calcio da solo...”.
Ore 11.55 - Il mio piede destro era ormai innaturalmente ritorto talché la punta quasi scalzava dal suolo l'arcata plantare del sinistro.
La vita mi stava abbandonando rapidamente. Le iridi cineree del Gigi continuavano immote e inespressive a fissarmi. La sua bocca a muoversi in fonemi incomprensibilmente oracolari.

Parla sempre a labbra strette, il Gigi, forse per il timore che le parole sfuggano al suo controllo e si perdano per sempre nell'etere. Sognavo il vuoto inerte di un mondo senza concrezioni, privo di stalagmiti, esente da druse, assente il feldspato, chimicamente e mineralogicamente entropico. Sugli ascoltatori la progressione monofonica del Gigi ha sempre un effetto straniante, come se parlasse un ventriloquo senza pupazzo: “Un 15% circa è formato dai calcoli tripli di magnesio e fosfato di ammonio. Nei pazienti affetti da calcolosi biliare, invece… ...”.
In alto, appese a un cielo irridente (certamente ridevano di me anche le fasce di Van Allen), nubi candide scivolavano lente, indifferenti. Agognavo al nulla senza condizioni, senza timore, ormai senza speranza. Mi chiedevo che mai avessi fatto, di quali orrende nefandezze mi fossi reso colpevole in questa o in qualche vita precedente per meritarmi simile punizione. Paolo di Tarso mi apparve togliendomi ogni illusione, insieme alla speranza, ricordandomi che “la salvezza non verrà dalle opere” (Cor. 1-29). Dunque, meditavo con rozza deduzione, neppure la punizione. È tutto gratis. Che culo.

La glossolalia ossessiva - compulsiva del Gigi eruttò con imperterrita ferocia, sospinta da iridi cieche e crudelmente vacue: “...è un composto formato da ammonio e fosforo, per questo viene comunemente impiegato come fertilizzante mentre in quantità eccessiva...”.
Mi ero perso qualcosa? Sì, avevo perduto me stesso. Ma i fertilizzanti che ci azzeccano con la Spessartina? Forse con la nefrite, ma non ne sono certo… Un uomo non piange mi stavo dicendo, nel misero tentativo di darmi un contegno virile mentre sprofondavo in un insondabile abisso catatonico. Già mi vedevo, con vivida chiarezza, fragile larva senza vita, immobile, scheletrico guscio mummificato con orbite vuote incavate nel nulla, irrigidito, esposto alla lenta erosione dei secoli. Mentre il Gigi, con gorgoglìo inarrestabile, frantumava il vuoto attorno a me, dentro di me.

Poi... Una salus victis: ullam sperare salutem. Attonito capii che Virgilio aveva ragione. La mia speranza di salvezza si era estinta da tempo immemorabile ma il miracolo accadde, improvviso e inatteso come tutti i miracoli. E arrivò, ovviamente, dall'Alto. Il campanile annunciò, al colto e all'inclita, con bronzeo tripudio, che erano le 12.00. Per me, per tutti, per l’intero segmento di mondo compreso fra i due meridiani del nostro fuso orario era davvero mezzogiorno. Anche per il Gigi, che tornò in questo mondo, sussultò e guardandosi il polso sinistro dove peraltro non figurava alcun orologio, annunciò, insieme alle campane: “Scusa, è tardi. Devo scappare. Ciao. Ci vediamo.”
E con una giravolta, inseguito dal rapido e petulante scalpiccio dei tacchi scomparve oltre l’orizzonte degli eventi. E con lui la mia infelicità.

 

Ultima modifica il Lunedì, 15 Febbraio 2021 07:57
Letto 658 volte