Abbiamo bisogno di pregare. Anche i ragazzi e le ragazze hanno bisogno di pregare, per vivere il loro incontro personale con Dio e per orientare la vita secondo la loro vocazione, prima fra tutte quella a essere discepoli di Gesù, nella Chiesa e nel mondo.
Sostare con te è lo slogan dell’anno oratoriano 2022-2023. Per pregare e per imparare a pregare bisogna innanzitutto fermarsi, saper sostare, per sapere a chi rivolgere lo sguardo, la mente e il cuore, per fare silenzio e incontrare Dio, chiamandolo Padre, dicendo «Signore Gesù», lasciando che sia lo Spirito Santo a parlare con noi e per noi. La preghiera del cristiano è innanzitutto un incontro familiare e intimo, ha un “Te” a cui riferirsi e con cui stare, ma è anche celebrazione gioiosa e comunitaria in cui ci lasciamo amare da Dio, in cui è Lui a voler sostare con noi.
L’oratorio è tante cose, ma offre la sua ospitalità soprattutto perché chiunque lo frequenti possa imparare a conoscere il Signore e a celebrarlo nella fede. Quell’amicizia che sperimentiamo in oratorio rimanda sempre a un’amicizia più grande, che è quella con Gesù, da sperimentare in forma gioiosa e in maniera intima e sostanziale.
In oratorio si viene per sostare, per passare il proprio tempo libero e impegnarlo nell’amore reciproco, nella bellezza dell’incontrarsi e stare insieme. In oratorio noi sostiamo e ci ricarichiamo, sapendo che chi ci ospita è Dio nostro Padre. È il Signore ad aprire le porte dell’oratorio, perché chi viene per “sostare” venga per sostare in sua compagnia. Per questo, in oratorio, in quest’anno dedicato a verificare la nostra preghiera, diciamo: «Sostare con te».
I ragazzi pregano?
I ragazzi che vengono in oratorio pregano davvero? Sanno pregare? Vengono accompagnati nella preghiera? Queste domande non sono nuove nelle comunità educanti. Qualsiasi educatore si interroga sulla vita spirituale dei ragazzi a lui affidati e si chiede “a che punto sono” nella loro relazione con Dio. Secondo quanto ci chiede il nostro Arcivescovo, ci prendiamo questo anno oratoriano – che speriamo sia di totale ripartenza – per verificare la condizione della nostra preghiera e della preghiera dei ragazzi e delle ragazze, sia quelli che accompagniamo nei nostri percorsi di fede ordinari sia quelli che frequentano l’oratorio in modo informale o semplicemente nell’ambito di altri percorsi: lo sport, il gioco, il doposcuola, le attività laboratoriali, il teatro, la musica, i gruppi di interesse, ecc.
Nel punto in cui si trova, chiederemo a ciascuno di fare un cammino di avvicinamento personale al Signore, sapendo che non mancheranno le occasioni in cui sarà il Signore a farsi vicino e a suggerirci, proprio per quel ragazzo o quella ragazza, il passo da compiere per “Sostare con te”.
Tre parole: Kyrie, Alleluia, Amen
«Kyrie, Alleluia, Amen» è il titolo della Proposta pastorale 2022-2023 per la Diocesi di Milano. Sono le stesse tre parole che l’Arcivescovo Mario Delpini ha consegnato ai preadolescenti e agli adolescenti in Pellegrinaggio a Roma nell’aprile scorso, durante la Santa Messa in San Pietro in Vaticano, dopo che i ragazzi avevano partecipato all’Incontro nazionale degli adolescenti con Papa Francesco. Tre parole che richiameremo per tutto l’anno, chiedendo ai ragazzi di imparare il loro significato e il loro riferimento. Secondo quanto l’Arcivescovo ci ha insegnato a Roma (ma anche nella sua lettera pastorale), dire «Kyrie, Signore!» significa professare la propria fede e riconoscere personalmente Gesù come il Risorto, Colui che perdona, ama e salva; cantare «Alleluia» significa saper celebrare insieme la lode di Dio e sapersi mettere tutti insieme in ascolto della sua Parola; acclamare «Amen» significa dare la propria risposta al dono ricevuto da Dio, il dono della vita e dell’amore, il dono di se stesso che ci spinge a vivere e ad amare allo stesso modo, dicendo il nostro «Sì», perché la vita è vocazione.
Nella proposta Sostare con te punteremo ad accompagnare la fede personale dei ragazzi, perché possa maturare nella conoscenza del Signore e nell’intimità con Lui; ci daremo l’obiettivo di celebrare la gioia della nostra fede comunitaria; faremo in modo che ciascuno, crescendo, possa maturare la scelta cristiana, dando una prospettiva vocazionale alla sua vita. Dovremo sviluppare allora un’attenzione particolare a ogni singolo ragazzo e a ogni singola ragazza, per farci propositivi nei suoi confronti, puntando su un progetto personale di crescita che lo aiuti a dilatare il cuore; dovremo coinvolgerci in tanti per rendere ancora più belle le nostre celebrazioni, con una cura maggiore nella loro preparazione, con uno studio dei gesti, delle parole, dei canti adatti per le età che incontriamo e che ci metta in comunicazione con il mistero e con i sacramenti; dovremo chiedere alle figure educative dell’oratorio di dare testimonianza della loro fede con maggiore evidenza, disposti anche a mettere in luce l’intimità della loro fede e qualche loro “segreto”, interrogandosi poi su come le decisioni dei ragazzi possano essere una risposta al Signore.
L’oratorio accoglie la sfida di trasformarsi sempre più in un ambiente dalle porte aperte, ospitale con tutti, dove la sosta, sia nella preghiera sia in tutto il resto, è carica di energia e capace di entusiasmare, nel quale ciascuno scopre che c’è una strada bella e affascinante che si può percorrere con il Signore e che dopo la sosta c’è il cammino.
«Signore, insegnaci a pregare»
Non esiste religione che non abbia i suoi maestri di preghiera o maestri spirituali. Come comunità educanti ci chiederemo chi sono i “maestri” che insegnano ai ragazzi a pregare. Non si tratta solo di insegnare ai bambini a fare il segno della croce e a dire le preghiere, ma di accompagnare ogni fase della loro crescita a essere immersi nella vita dello Spirito. Il percorso di Iniziazione Cristiana “Con Te!” offre diverse indicazioni per come educare i ragazzi a vivere la liturgia e i sacramenti e la dimensione della preghiera, soprattutto dal punto di vista della celebrazione e del rapporto con la Parola di Dio. L’oratorio dovrebbe favorire l’abitudine della vita di preghiera, procurando spazi e tempi adeguati, affinché i ragazzi imparino quando, dove e come pregare.
Pensando alla fascia dei preadolescenti e degli adolescenti dovremo pensare che si tratterà di reimparare a pregare, in modo nuovo, con spazi nuovi di silenzio, un confronto più diretto con il Signore, l’appropriazione della preghiera dei salmi, per un uso abituale, celebrazioni che siano capaci anche di emozionare, la vita sacramentale da riscoprire, soprattutto la frequenza al sacramento della riconciliazione. Chi si fa maestro di preghiera per i preadolescenti e gli adolescenti in oratorio? Agli educatori occorre chiedere con più coraggio di “starci” dentro anche questa dimensione, cercando anche un’alleanza con quelle figure adulte che sono capace di dare testimonianza in tal senso.
Chi insegna tutti a pregare è Gesù, che ci dice di chiamare Dio con il nome di Padre. Leggendo il brano del Vangelo secondo Luca 11, 1-13 si scopre come il desiderio di imparare a pregare nasca nel discepolo, guardando Gesù che prega, stando con Gesù che prega.
Guardando il logo Sostare con te, in cui un’educatrice o animatrice sta in preghiera di fronte a un ragazzo, scopriamo che il modo migliore per suscitare il desiderio di pregare e per insegnare a pregare sia quello di pregare insieme ai ragazzi, di fare in modo che in oratorio – come in famiglia – generazioni diverse preghino insieme, che gli adulti preghino con i giovani, che i nonni preghino con i bambini, che gli educatori preghino spesso con i preado e gli ado, fraternamente e rivolgendosi insieme al Padre. Si impara e si reimpara a pregare per imitazione, frequentando, anche nella preghiera, quelle figure che i ragazzi di un’età specifica riconoscono come riferimento. Creare occasioni di preghiera insieme è una delle proposte di Sostare con te.
Pregare per vivere
C’è il rischio reale che molti ragazzi che vengono in oratorio pensino che pregare non sia normale: chi si ferma a pregare in una chiesa o addirittura si dà appuntamento per pregare insieme agli altri o è di un’altra generazione o è di qualche movimento strano oppure è un “santo” non certo da imitare e comunque “fa strano”. Eppure pregare per un credente fa parte della vita quotidiana, è proprio un fatto normale, pregare è “come respirare”. L’Arcivescovo ci dice che la «vita vissuta in comunione con Gesù» è qualcosa di «irrinunciabile come l’aria per i polmoni».
I ragazzi, anche se dovessero pensare che pregare non sia normale, sono comunque ben disposti a lasciarsi interpellare dalla preghiera, a scoprirla nella sua bellezza e persino a farla diventare una forma abituale della vita, se qualcuno gliela fa provare, gli fa vedere e gli fa sentire come si fa, pregandoci insieme.
«Pregare serve per vivere», questo diremo nella proposta Sostare con te. La vita cambia se si prega.
La confidenza con Dio, riferirsi a Lui chiamandolo “Signore”, cantare le sue lodi, presentargli la propria vita, le proprie preoccupazioni, vivere le proprie scelte alla luce dello Spirito, intercedere per le situazioni e le persone che si incontrano nel cammino fanno parte della vita normale del cristiano, rendendola unica e originale.
I ragazzi e gli adolescenti possono già vivere la profondità di una vita di preghiera, esercitandosi a farla diventare la normalità.
L’esperienza della preghiera in oratorio non lo chiude ad altre esperienze, non lo limita nella sua forma ospitale verso tutti, ma offre a tutti un’opportunità e fa vivere ogni progetto di apertura in chiave missionaria. La preghiera è per la vita dell’oratorio e lo rende vitale.
Presidio di pace
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina non abbiamo smesso di pregare per la pace, anche in oratorio. Continueremo a intercedere perché cessino la guerra fra Russia e Ucraina e tutti gli altri conflitti che ci sono nel mondo. Contribuiremo a generare una cultura di pace fra i ragazzi e con le loro famiglie. Recupereremo questa attenzione che gli oratori avevano maggiormente nel secolo scorso. Oltre alla preghiera per la pace, che avrà bisogno di trovare in oratorio la sua sosta determinata, la sua forma originale, il suo richiamo costante, saremo chiamati a costruire percorsi per educare alla pace, grazie anche al contributo prezioso che possono dare la Caritas e altri enti presenti sul nostro territorio. Non ci tireremo indietro se dovremo allearci con altri per manifestare per la pace, per azioni e promozioni di pace, e inviteremo anche i ragazzi a “scendere in piazza”, in un coordinamento con altri soggetti attivi sul territorio.
Stando attenti agli sviluppi della situazione, saremo pronti anche a promuovere forme di raccolta fondi e progetti di carità, che facciano il più possibile riferimento a Caritas ambrosiana che coordinerà ogni tipo di intervento della nostra Diocesi a favore delle popolazioni colpite dalla guerra.