Tra le varie proposte culturali di Sabato 24 Settembre, per le Giornate Europee del Patrimonio, abbiamo scelto di segnalare l'apertura della ex officina di Osvaldo Pavoni, a Taceno, dove esiste ancora, anche se ormai smontato, un bellissimo maglio antico (sulla pietra c'è scritto un eloquente 1805) insieme a molti strumenti affini che permettevano al Pavoni, fino a circa metà degli anni Novanta , di produrre bellissime pentole in rame adattissime per cucinare la polenta e altro.
Ho personalmente un ricordo bellissimo di una "visita scolastica" che avevamo organizzato con la Scuola Media di Introbio, con il prof. di Educazione Tecnica di allora Francesco Barbaro, proprio in quel periodo, in cui avevamo portato i ragazzi a vedere le fasi della lavorazione del rame.
Fu per me come prendere una "Macchina del tempo" e viaggiare a ritroso per due o tre secoli e vedere quella lavorazione artigianale così ben descritta da Arnaldo Frumento, che aveva scritto negli anni Sessanta un libro fondamentale sulle origini della Rivoluzione Industriale in Lombardia.
La derivazione di un canale, preso dal torrente Maladiga di Taceno, portava l'acqua all'officina per far girare un mulino a cui era collegato un pesante maglio che, picchiando sulla sua base di pietra, permetteva agli artigiani ("Nel momento di massima attività ne avevamo dieci" ci dice Pavoni) di formare e modellare il rame caldo e liquefatto per dargli una forma precisa.
Un forno alimentato a carbone di legna che doveva arrivare alla temperatura di 1.000-1.200 gradi , ben ventilato da un'altra canalina che aspirava l'aria e un soffiatore d'aria a mano per iperventilarlo, cosicchè il fuoco era sempre ben vivo.
Il tutto con sistemi assolutamente naturali e senza spendere una lira di corrente ("L'Enel ci serviva solo per attaccare la lampadina della luce" dice ancora Pavoni) : una situazione che oggi sarebbe più che invidiabile, alla luce delle maxi-bollette !
Per Pavoni (nella foto con il figlio) , che è stato molti anni Sindaco di Taceno e oggi vice-Sindaco nell'amministrazione di Alberto Nogara, è un'attività famigliare che risale al nonno e forse anche prima. Negli anni Duemila però ha abbandonato l'antica officina per creare una fabbrica più moderna, sempre a Taceno, con macchinari moderni. Una attività che prosegue benissimo, e che produce sempre pentole in rame vendute in tutta Italia e anche all'estero.
Gli antichi strumenti però rimangono sempre lì, e sarebbero fantastici se qualcuno volesse mettere mano a creare un Museo dell'Archeologia Industriale in Valsassina: anche in altri paesi (per esempio Pasturo, Cortenova e Introbio) ci sono pezzi davvero molto interessanti, che attirerebbero non solo l'attenzione dei turisti, ma anche di molte scolaresche (com' era stato nel nostro caso in quella occasione che ho citato).
La proposta qualcuno la deve lanciare: chissà mai che con qualche finanziamento, della Regione Lombardia o Fondazione Cariplo, un giorno possa diventare una splendida realtà !