Nell'accompagnare il settimanale foglio degli avvisi, Don Marco ha voluto ricordare la figura di Nadia de Munari, la missionaria uccisa in Perù attraverso due lettere
Questo il testo di una mail di Aldo, volontario del Mato Grosso di Premana:
"La missione dove operava Nadia si trova sulla costa del Perù, a Nord di Lima, in una città, Chimbote, che si sta progressivamente ingrandendo per l'arrivo, nelle baraccopoli, di tanta gente proveniente dalla zona più montagnosa, in cerca di lavoro e fortuna. Gli asili che lei dirigeva erano proprio nella zona di queste baraccopoli, Nueva Chimbote. L'operazione Mato Grosso è presente lì da circa una decina d'anni, mentre le missioni più "storiche" in Perù sono tutte nella zona della cordillera andina, dove vivono tutti e 5 i promaan; da Chimbote per arrivare a Piscobamba, la missione di padre Paolo, ci vuole circa un giorno di viaggio, per arrivare da padre Fabio due giorni forse non bastano.
Anche Nadia aveva operato sulla sierra andina per vari anni come direttrice di una scuola per professoresse (come quella dove lavorano mia sorella Anna e Maria), poi padre Hugo de Censi aveva chiesto proprio a lei di seguire questa nuova "avventura" dei 5 asili a Chimbote, avendo Nadia appunto già esperienza nella formazione dei docenti. E lei si era trovata catapultata da un tranquillo paesino sulle Ande alla realtà complessa e molto difficile di Nueva Chimbote."
Questo invece il testo di una lettera di padre Paolo Pomoni:
"Stamattina, nella messa, raccontavo ai ragazzi del taller di come Nadia era finita a Chimbote, e cioè di quando il padre Ugo cercava una responsabile per gli asili, che non c’erano ancora ma che già dovevano decollare, e siccome non c’era nessuno che si faceva avanti, perché nessuno aveva voglia di andare a finire nella sabbia sporca delle invasioni, lei, vedendo la faccia tesa e preoccupata del padre, si fece avanti: “se vuoi, vado io”.
Da quel momento Nadia si era caricata quel fardello pesante e bello: tanti bambini, tante famiglie, ogni inizio d’anno le professoresse da cercare per poter ripartire. Fino a questi giorni…
Così, alla fine di questa giornata, piena di tanto silenzio, pensieri confusi e qualche parola, ho pensato di scrivervi perché un paio di cose chiare mi sono rimaste in testa.
Il primo pensiero mi viene immaginando la preoccupazione di tante persone in Italia, soprattutto famigliari e amici di coloro che siamo qui, dopo quanto è successo. Da qui penso che possiamo dire con una certa tranquillità, senza smanie di eroismi, che ora non ci troviamo in una situazione di rischio. Certamente siamo sbattuti, affranti, scossi, sofferenti, e non so bene quali altri termini potrei usare. Certamente ci sono cose che occorre capire bene. Però non ci sentiamo in pericolo.
Il secondo pensiero chiaro, pur in mezzo a tanto sconcerto, nasce sul ricordo di Nadia: lei è arrivata alla fine in piedi. La dimostrazione che tanta follia e cattiveria non toglie senso al desiderio di una vita davvero diversa, buona, per continuare il cammino che ci ha lasciato padre Ugo. Anzi, lo rafforza."