UN FIORE D'ALTA QUOTA
Accanto alla chiesetta di San Calimero, il cui tetto rosso vivo si può individuare alzando lo sguardo lungo la provinciale nel tratto fra Pasturo e Introbio, ce ne sono un paio di cespugli. L’esemplare riprodotto nella foto oscillava tremulo dietro la fontanella che raccoglie l’acqua fredda e purissima che sgorga dal fianco della Grigna. Il profumo del piccolo fiore bianco è delicato e persistente. Ricorda l’aroma del garofano. Infatti si tratta proprio di una varietà di garofano che cresce spontaneamente fino ad oltre 2000 metri di quota.
I botanici lo chiamano Dianthus hyssopifolius ma è comunemente noto come Garofano di monte. Il termine generico Dianthus, proposto dal botanico greco Teofrasto nel IV secolo prima di Cristo, è composto dalla radice Διός: Dio o Zeus che viene fatta risalire all’indoeuropeo Dieus attinente il concetto di “luce” presente nel radicale dei (splendore) e nel vedico Dyaus. Da sottolineare come Theos (θεός), in qualità di aggettivo, possiede anche il valore di celeste, divino, luminoso, eccelso. Il segmento desinenziale anthos (ἄνθος) significa “fiore”. Dunque fiore divino. Il termine specifico Hyssopifolius deriva dalla somiglianza dei fiori di garofano a quelli dell’Issopo, nota pianta officinale.
Il nome italiano Garofano, che accoglie tutte le varietà di questa essenza (ne sono note circa 300), è di etimo incerto. Potrebbe derivare da un termine greco inteso come “corona” (i garofani venivano spesso usati per comporre ghirlande) oppure da Koronis, fanciulla greca destinata al sacrificio e liberata dall’eroe Teseo a Creta. Esistono anche altre ipotesi etimologiche a conferma che il percorso verso l’origine delle parole è quasi sempre infido e costellato di trabocchetti, false similitudini, paralogie semantiche, accostamenti omofonici non pertinenti, anacronismi e così via. Insomma l’etimologia è una “scienza aleatoria”. Parola di Google. Quasi tutte le varietà di garofano conoscono comunque anche usi fitoterapici e gastronomici pur se marginali rispetto all’utilizzo principale come decorazione.
Ci limiteremo a ricordare, con accostamento onomastico improprio, l’impiego medicamentoso antisettico, lenitivo e antidolorifico dei cosiddetti “chiodi di garofano”. I quali però non si ottengono dai garofani bensì da altre essenze vegetali esotiche che poco o nulla hanno a che vedere con i nostrani garofani appartenendo questi alla famiglia delle caryophyllacee, quelli al novero delle myrtaceae. Insomma, se qualcuno dovesse regalarvi dei garofani, di qualsiasi varietà si tratti, non fateli in insalata: potreste pentirvene.