Spiace che uno storico serio come Roy Medvedev, sui cui libri molte generazioni di europei, compreso il sottoscritto, hanno studiato la storia della Russia e della Unione Sovietica, oggi all'età di 95 anni (cosa che può essere una scusante) appoggi la politica criminale di Putin, cosa che la dice lunga sugli effetti della propaganda di regime tra i Russi, anche tra gli intellettuali più avanzati.
"Putin - dice Medvedev in una intervista al Corriere della Sera - vuole semplicemente tornare ai confini che la Russia aveva ai tempo dello Zar Pietro il Grande" (cioè agli inizi del Settecento). Perciò l'invasione oggi in Ucraina, nella Georgia prima (2008), nella Cecenia (2004) e il prossimo obiettivo forse la Moldavia.
Ecco , proprio qui sta il punto: Putin ragiona non solo come si ragionava come ai tempi della Guerra Fredda, ma come molto prima, cioè nel Medio Evo e fino agli albori dell'Età Moderna.
Come si ragionava ai tempi dell'Impero Romano: la conquista territoriale era il modo principale per arricchirsi, da parte della nobiltà senatoria, che in effetti si arricchì moltissimo ai tempi di Augusto, quando l'estensione, cioè la possibilità di avere più campi da coltivare, significava avere più redditi, più contadini che coltivavano la terra, quindi più entrate dalle tasse fondiarie. Era una logica che aveva la sua radice in una società prevalentemente agraria, in cui la ricchezza e il PIL si basavano sulla estensione della proprietà fondiaria. Più terreni uno Stato possiede, maggiori sono le sue entrate.
Ma, se fino a tre secoli fa questa logica poteva avere un suo senso, oggi, nella società contemporanea del mercantilismo, della produzione industriale, del libero scambio e della famigerata "globalizzazione", con tutti gli aspetti positivi e negativi che questa comporta, ha ancora qualche senso ?
Direi assolutamente di no. L'espansione, la forza e la ricchezza di uno Stato oggi non dipendono più da quanto è grande la sua estensione e da quanti abitanti controlla, ma soprattutto da quanta produzione industriale e da quanto commercio sono in grado di generare (ancora il PIL).
Putin ragiona come un uomo dei secoli passati, non del XXI secolo. L'hanno capito benissimo i Cinesi, i veri protagonisti del nostro nuovo secolo e i veri "competitors" degli USA, che da almeno trent'anni hanno visto la Russia come un modello sbagliato di atteggiamenti da non imitare. I Cinesi sono passati da un sistema economico comunista, esattamente come la Russia, a uno capitalistico, senza passare assolutamente per i dolorosissimi travagli e i gravissimi errori degli anni di Gorbacev e di Eltsin.
Risolto il problema del Tibet (pur con la repressione) hanno avuto davanti agli occhi per anni il modello di Taiwan: quella piccola isoletta con pochi milioni di abitanti ha superato per anni (almeno fino al 1980) come reddito PIL il gigante che rappresentava la madre patria.
Oggi la Cina vorrebbe riassorbirla per motivi di prestigio politico, ma Taiwan è stato sempre un esempio di economia capitalistica avanzata. Anche se in futuro sarà riassorbita, speriamo senza guerre, in ogni caso sarà Taiwan che avrà vinto, non la Repubblica Popolare Cinese.
Perchè ? Perchè è la seconda che si è adattata alla prima, non viceversa.
Ecco, Putin, oltre che essere un criminale di guerra, anche per questo si rivela un politico con la testa voltata all'indietro, non davanti. Al di là del disastro economico che con le sanzioni sta provocando nella stessa Russia, oltre che nel resto del mondo, si è rivelato un politico che evidentemente non ha capito nulla delle problematiche economiche internazionali, che scade nella retorica falsa del nazionalismo, che si è rivelato assolutamente inadeguato a gestire un grande paese nel XXI secolo.
Concluderà malissimo una ventennale carriera di dominio politico: ci resta però solo da sperare che i Cinesi, come il Presidente Xi Jinping, che sono mille passi più avanti di lui, e che per trenta anni hanno investito non solo in armamenti ma soprattutto in economia reale, lo facciano ragionare e riescano a fermarlo.