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Lunedì, 12 Aprile 2021 06:37

LA PESTE MANZONIANA IN VALSASSINA DESCRITTA DA TADINO

in Cultura

La precedente puntata del viaggio attraverso la peste del Seicento in Valsassina si era conclusa con la partenza, verso la regione lariana, dei due commissari straordinari mandati dal Tribunale della sanità di Milano per accertare la presenza della peste.

Il protofisico Alessandro Tadino e il giureconsulto Giovanni Visconti arrivano il 28 ottobre 1629 a Lecco e appurano “che la terra di Chiù (Chiuso n.d.r.) si trovava grandemente assalita di peste, & faceva per il vicinato grande progresso, che non occorreva più dubitare, che tale non fosse…”.

Gli inviati del Magistrato della Sanità ottengono così un primo importante risultato: non si tratta di un morbo qualunque. È il più temibile: la peste. La situazione è identica a Olginate, Valmadrera, Galbiate dove molte persone presentano “buboni sotto le asselle nelle anguinaglie (inguini n.d.r.) e carboni in diverse parti del corpo”. Nella zona di Chiuso, dove hanno sostato 3000 lanzichenecchi, i morti sono già 27 su 40 famiglie. I decessi avvengono, riferisce Tadino, entro quattro / sette giorni dai primi sintomi. Il protofisico e il suo accompagnatore, facendo mostra di grande coraggio e senso del dovere, visitano tutti “gli cadaveri insepolti al numero de 11 e tutti gli infermi”. La missione prosegue il giorno successivo “nella terra di Malgrate, “Valle Magrera & in Lecco ancora”.

Terminato il sopralluogo nel Lecchese, Tadino e Visconti salgono a Ballabio di sotto, imbocco della Valsassina “dove si sentivano fetori insopportabili per la quantità de Cavalli morti: & ancora de molti cadaveri de Soldati”. Qui, riferisce il Tadino, si è verificata “la maggior mortalità seguita doppo Chiuso”: si contano 36 morti e, come riferisce il curato, con altri “accidenti gravissimi di peste”. Anche Ballabio di sopra presenta le sue vittime: 13, con due donne insepolte, e nove appestati. A Ballabio gli ispettori milanesi dispongono due guardie per impedire agli abitanti di uscire dal territorio comunale e ingiungono alle autorità di “separare gli infetti dalli sospetti per riporgli alla campagna & chiudere le case loro”.

La sera del 30 protofisico e giureconsulto, lasciando sulla sinistra Pasturo, percorrono il fondovalle tra fetori “insopportabili per la quantità de Cavalli morti & ancora de molti cadaveri de Soldati”. Arrivano così “à Corte Nova nel mezzo della Valsassina per visitare il cadavero del Cappellano di detta terra morto in quattro giorni di febre pestilente” il cui padre è deceduto tre giorni prima “parimente alla serva”. L’esame delle salme non consente dubbi: si tratta di peste, primo caso in questo paese dopo l’invasione quando “erano morti molti soldati alemanni doppo esser ivi habitati molto tempo”. Il sacerdote, come del resto altri religiosi della valle, aveva subìto il contagio a causa dell’aiuto e delle cure prestate generosamente ai compaesani ma anche per il comportamento caritatevole mostrato “con li soldati Alemanni, & usatogli molta carità.”

Durante il soggiorno cortenovese, medico e giureconsulto vengono informati che “à Narro, & Margno erano morte due donne con gli stessi accidenti di peste”. Anche a Cortenova, come in tutti gli altri casi accertati, Tadino e Visconti ordinano alle autorità locali che “le case dove havevano alloggiati delli Soldati fossero sbiancheggiate (imbiancate a calce n.d.r.). & profumate con lauro & gineprio del quale quelli paesi n’ abondano”. La farmacopea dell’epoca questo solo poteva offrire e prescrivere. I più ricchi potevano concedersi anche fumigazioni a base di ambra. Prima di lasciare il paese Tadino e il collega affidano la gestione sanitaria e la sorveglianza del territorio al “Sig. Francesco Parolino habitante in Barcone ivi vicino, che come persona prattica, & intelligente, gli sarebbe stati dati da lui gli opportuni ordini & provisioni”. Qualche tempo dopo saranno segnalati decessi da peste anche “oltre la villa di Morterona”.

Il giorno seguente gli ispettori milanesi raggiungono in tutta fretta Bellano, antemurale della Valsassina, già allora un grosso borgo come dimostra la presenza “de fuochi 150”. Il cammino non fu agevole “per aver da caminare 4 miglia à piedi per precipitij di scabrose montagne”. Qui vengono a sapere da un prete che “à quell’hora erano morti 54 persone” e che il contagio ha già toccato 32 abitazioni tanto che “ogni giorno ne muoiono trè, & quattro”. Tutto ciò sempre sotto l’oppressione del fetore emanato dai cadaveri degli appestati e degli infermi, tutti con i sintomi inequivocabili della peste come conferma il barbiere bellanese “Georgio Magno Barbiere, il quale ci disse di haverne medicato molti & tutti morti”. Stessa situazione, riferiscono alcuni testimoni, a Ombriaco e a Dorio dove “v’erano morte di Contagio 20 persone per essere stata questa terra delle prime sopraprese dalli Alemanni”. La peste arriva anche a Dervio dove è già morto il medico del paese, Antonio Boldone.

Il protofisico però, quando è possibile, non si accontenta di notizie riportate da altri e si sposta a Varenna. Nel paese rivierasco ci sono altre vittime e un’intera famiglia contagiata viene isolata in una capanna fuori dall’abitato. I due commissari appaiono instancabili e per proseguire l’attività di fact checking attraversano il lago e raggiungono Bellagio. Qui vengono a sapere che ci sono anche 27 abitanti con i sintomi del male mentre nelle quattro “Squadre” della suddivisione amministrativa, si contano altri 22 morti.

Il primo giorno di novembre Tadino giunge a Gravedona “Terra fin’hora sana” dove viene a conoscenza di un decesso a Domaso. Dal testo del protomedico si deduce che la sponda occidentale del Lario è stata in parte risparmiata dal contagio. Situazione molto più critica a Colico dove “quasi tutti “gl’habitatori sono morti di peste”. La zona più settentrionale del lago è ormai invasa dal morbo “con morte di 59 persone & ogni giorno ne muoiono trè, & quattro con buboni”. Qui l’ufficiale sanitario inviato da Milano descrive le difficoltà e i pericoli di muoversi in un vero inferno per “sentire fettori insoportabili nell’introito di detto luogo”. A tal punto che, “noi medesimi non fu possibile trattenersi fatta la visita de molti cadaveri insepolti”.

Il rischio di contrarre la peste è altissimo; i contagiati asintomatici non possono essere individuati. E quando si manifestano le prime avvisaglie del morbo, è troppo tardi. Chi viene infettato muore quasi sempre e in pochi giorni. Tadino dà disposizioni affinché siano “chiuse le case, messegli le guardie, dato gl’ ordini delle separazioni” e rigorose prescrizioni di isolamento totale che oggi, in presenza di altra epidemia, chiameremmo distanziamento sociale e, con diffuso anglicismo, lockdown. A Colico i commissari si fermano perché non riescono ad andare oltre a causa della “strada pessima, e per la pioggia”. Tornati a Gravedona il 2 novembre i due ispettori ricevono notizie da tale Benedetto Curto “persona fedele, & d’integrità il quale havevamo mandato a Margno nella Valsassina per essere la salita troppo per noi pericolosa”. Curto riferisce di altri quattro decessi per peste, fra i quali una donna che “haveva visitato alcuni suoi parenti a Bellano”. Un oste arrivato da Premana dà inoltre notizia di due decessi fra i quali un uomo “per aver portato a casa alcuni vestiti della sorella morta in Margno”. Si tratta proprio del fratello della donna deceduta a Margno.

L’avventurosa spedizione di Tadino e Visconti prosegue lungo il lago. Arrivano a Como, poi di nuovo a Bellagio. Ma la traversata è resa difficile poiché “il lago ci travagliò fuor di modo, si per la pioggia sopravenuta, come che gli venti ne furno molto contrari”. E ancora, i due inviati della Sanità visitano Olcio e Abbadia. Qui trovano dieci morti: un barcaiolo, la moglie, due figli e altri. Una storia tragica quella di Abbadia, che merita di essere raccontata con qualche particolare in più a testimonianza della pericolosità e rapidità del contagio. Dunque, ad Abbadia muore di peste il “figliuolo di uno detto il Rosignuolo” seguito tre giorni dopo dal padre. Tadino fa risalire le cause del contagio al fatto che il capofamiglia si era appropriato dei vestiti di “un soldato Alemanno morto vicino alla terra di Olchio”, forse per farne commercio o utilizzo diretto.

La moglie, che ha lavato gli indumenti tolti al mercenario deceduto, si ammala di peste e “morse essa di prima” dopo aver trasmesso il morbo letale ai figli. Non è tutto. La figlia del Rosignolo aveva a sua volta contagiato una famiglia composta da cinque persone, presso la quale è stata ospite per una notte. In pochi giorni muoiono tutti. Ma non è finita perché anche “il sotterratore” che ha inumato le salme ne viene infettato e cessa di vivere qualche tempo dopo. Bilancio: 11 morti per un solo “paziente zero”. Questa è la ricostruzione dell’accaduto elaborata dal Tadino. Però c’è anche un superstite, tale Matteo Molinaro il quale “per aver servito al detto Rosignolo nella sua infermità hebbe anch’egli un bubone”. Ma la sorte gli è benigna e l’uomo sopravvive, spiega il nostro protofisico, “per essere di complessione robusta” e quindi “essendogli dopo sopravvenuto flusso di corpo s’è liberato”.

Il “conservatore delegato” e l’”auditore delegato” che lo accompagna tornano a Lecco dove danno disposizioni affinché alcuni incaricati possano esser dispensati dal blocco sanitario della città e “alli giorni del mercato potessero uscire dalla terra per comperare le cose bisognevoli al loro vitto (…) e il simile potessero fare tutte le terre della Valsassina”. Gli inviati della Sanità milanese pongono ora fine ai loro estenuanti sopralluoghi nelle terre del Lario e nelle convalli. Nella relazione del Tadino si indica una serie di suggerimenti per la limitazione del contagio, riguardanti anche la Valsassina, indicando alcuni “de luoghi a far la quarantena” fra i quali figura Presallo località che si trova “in mezzo fra Premana, & Regolo, ò Monte di Varena, è sotto a Narro, vicino a Margno, à Cortenova, & Prato S. Pietro, & Barcone terre tutte infette”.

Tadino provvede inoltre a nominare “un Sopraintendente, per la salute della Valsassina”. Si tratta di quel Francesco Parolino di Barcone di cui si è già parlato in occasione della visita del protofisico a Cortenova e già “deputato l’anno passato di quella Valle negli interessi della sanità”. Non seguiamo oltre l’azione dei due commissari straordinari milanesi che proseguirà ancora a lungo in tutta la zona dell’Adda meridionale e nel Mantovano.
Copia digitalizzata dell’originale di Tadino è reperibile qui:
https://1drv.ms/b/s!AklVwHkIlXK4nnMBY9o50uWl1cJl?e=IqKob4

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Domenica, 11 Aprile 2021 17:53

UN RICORDO DI PIERFRANCO INVERNIZZI

L`ultima volta che avevo parlato con Pierfranco, sempre cordialissimo e gentilissimo, non mancava mai di salutare anche quando passava con la sua jeep, era stato recentemente sulla vita di Antonia Pozzi.

Lui l`aveva conosciuta da bambino, in quel lontanissimo passato (siamo negli anni Trenta del Novecento) a dimostrazione di come la sua vita fosse davvero intrecciata alla lunga storia della Valsassina.

" Mio padre era molto amico del padre della sfortunata Antonia, Roberto Pozzi (come noto avvocato e Podesta` di Pasturo per diversi anni durante il Fascismo) e avevano anche un carattere simile: amavano i cavalli, le lunghe passeggiate col cavallo, ed erano entrambi molto autoritari in famiglia".

Cresciuto con una educazione rigida ma con ottime maniere, sarebbe veramente difficile ricordare tutte le attivita` e tutte le iniziative a cui ha partecipato.

E` stato l`ultimo proprietario delle Miniere di Barite di Cortabbio, ancora in funzione fino ad anni recenti, e oggi diventate un centro di attrazione turistica, sulla base di un progetto realizzato dal figlio Tommaso.

Ma soprattutto, come ho gia` brevemente ricordato, era una miniera di informazioni, notizie storiche (e non solo sulla geologia) un punto di riferimento per chiunque volesse fare ua ricerca sulla storia valsassinese.

Alla morte di Giulio Selva, notissimo giornalista introbiese scomparso nel 1990, fu lui a ritirarne l`archivio per conto dell`Associazione Amici della Torre (ed eravamo rimasti in parola di scriverne qualcosa, a 30 anni di distanza).

Ma soprattutto un punto di riferimento per molti professori e studiosi: dalla paleofrana di Cortabbio, circa diecimila anni prima di Cristo (subito dopo la fine della glaciazione) fu lui a darmi le pubblicazioni di un convegno in merito, tenutasi guarda caso poco prima che crollasse la nuova frana di Cortenova nel 2002.

Collaboro` a lungo con il professore dell`Universita` di Bergamo Marco Tizzoni, sia per i ritrovamenti archeologici di uno scavo riguardante l`estrazione del ferro in eta` romana ai Piani d`Erna, sia per una ricerca sulle miniere di Premana nel Cinque-Settecento e dei Notai che avevano siglato le concessioni, pubblicata per conto del Museo di Lecco.

Ugualmente collaborava con altri ricercatori, sulla storia dei Bergamini, dei minerali, di cio` che maggiormente rappresentava la storia valsassinese.

Non mancava mai di partecipare, con la moglie Bice, ai mercatini dell`artigianato che si sono tenuto all`ombra della Torre di Introbio sia a Natale che in Agosto.

Con lui scompare, dopo Flavio Selva, un altro grande promotore e protagonista della cultura valsassinese.
Condoglianze davvero a tutta la famiglia per questa improvvisa scomparsa.

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Domenica, 11 Aprile 2021 16:52

LUTTO IN VALLE. CI HA LASCIATI PIERFRANCO INVERNIZZI

Morto domenica pomeriggio 11 Aprile per un improvviso malore in casa sua, a Introbio, all`eta` di 91 anni (era nato nel 1930), il notissimo geologo Pierfranco Invernizzi, fondatore di uno studio geologico a Primaluna molto avviato e conosciuto. Lascia la moglie Bice Olgiati e i figli Tommaso, Luca e Mattia, oltre ai fratelli Vittorio, e le sorelle Mariuccia e Diana.

Consulente della Comunita` Montana, interessato a tutte le iniziative culturali della Valle (era aderente al gruppo Amici della Torre di Primaluna), ricercato da professori e studiosi universitari per ogni ricerca riguardante la Valsassina (da Michele Corti sui Bergamini a Marco Tizzoni sui forni fusori in Valsassina, tanto per citarne qualcuno) era un punto di riferimento culturale indispensabile, e un profondo conoscitore della Val Biandino e della morfologia montana (ricordiamo una sua ricerca sulla paleo frana sopra Cortabbio e Cortenova) che aveva studiato in tutti i suoi aspetti.

Un rosario sara` recitato in sua memoria lunedi 12 a Introbio, alle ore 19,30.
I funerali si terranno a Cortabbio Martedi 13 alle ore 15

Dopo la scomparsa di Flavio Selva, la Valsassina perde un altro importante rappresentante della cultura e della societa` valsassinese.

 

Nella foto Pierfranco Invernizzi a destra a un convegno brianzolo

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Domenica, 11 Aprile 2021 10:35

BIOMASSA LEGNOSA: RISORSA O PROBLEMA?

Verranno presentati il prossimo 12 aprile i risultati della ricerca sulla combustione sostenibile della biomassa legnosa per il riscaldamento domestico nelle aree alpine, avviato tre anni fa con il progetto europeo BB-CLEAN. Alla tavola rotonda on line, che inizierà alle ore 18, parteciperà, fra gli altri, anche Guido Lanzani, responsabile Qualità dell'aria di Arpa Lombardia. 

Coordinato da un team di ricerca dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ente capofila, il progetto BB-CLEAN ha coinvolto otto partner dell'Area Alpina Europea, con la partecipazione di esperti da Francia, Austria, Germania e Slovenia, oltre che dall'Italia.

Oltre ad individuare una serie di buone pratiche per ridurre anche a livello individuale l'impatto sulla qualità dell'aria, i ricercatori sottolineano la necessità di puntare verso sistemi di teleriscaldamento a biomassa, ove l'orografia del territorio lo consenta, o quanto meno sull'adozione di impianti a piccola scala alimentati a pellet di ultima generazione dotati di sistemi di abbattimento del particolato.

Fra le varie attività svolte, il Team ha messo a punto una app per cellulare che indica in tempo reale le fasce orarie in cui è meglio evitare di usare stufe a legna o caminetti, sulla base delle previsioni meteorologiche e di accumulo di inquinanti in aria nelle successive 48 ore.

Link per partecipare all'incontro in diretta: https://www.alpine-space.eu/projects/BB-CLEAN/en/home

Scarica il Programma completo e il comunicato stampa BB-CLEAN:

BBCLEAN_PRESS-EVENT_ITA.pdf

CS BBCLEAN.pdf

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Domenica, 11 Aprile 2021 10:04

SCUOLA E SPORT NEL 1880 (ED OGGI?)

in Cultura

Volete sapere qual era un argomento “scolastico” all’ordine del giorno nel 1880? No? Allora lasciate perdere questo articolo.

Se, invece, siete curiosi vi darò il titolo: “lo sport nella scuola” o, meglio, l’insegnamento della ginnastica.

Centoquaranta e più anni fa, apprendiamo spulciando testi ingialliti ma ancora, come vedrete, estremamente attuali, “una delle principali cagioni per le quali l’insegnamento della ginnastica ha dato fino ad ora scarsi risulta menti sta, parte nella insufficienza di locali per le palestre, parte nell’incompiuto arredamento delle medesime”.

 Il Ministro dell’istruzione Pubblica di allora Michele Coppino (peraltro autore di rilevanti leggi scolastiche, tra cui quella del 15 luglio 1877, che sancì per la prima volta in Italia l'obbligo dell'istruzione elementare gratuita) scriveva che la mancanza di palestre costringeva le classi a fare ginnastica (sì, proprio “ginnastica” non “educazione fisica”) all’aperto con la conseguenza che quando faceva troppo caldo o troppo freddo, oppure pioveva, la lezione andava a farsi benedire diventando “più un disturbo che un vantaggio per la scolaresca”.

Lo stesso ministro sottolineava l’importanza della ginnastica descrivendola “una disciplina, la quale, saggiamente e con costanza coltivata, può essere di molta utilità alla vita civile e militare della gioventù italiana”.

Morale, il Ministero contava “sul patriottismo dei Comuni del regno un valido aiuto perché la legge 7 luglio 1878 possa avere la sua piena effettuazione”.

Non solo, perché aggiunge che “le palestre di ginnastica debbono essere provveduto di tutti gli attrezzi indicati nell’elenco unito alla presente”.

Il Ministro conclude raccomandando ai Municipi “di curare l’insegnamento della ginnastica anche nelle scuole elementari, dove queste salutare esercitazioni devono avere principio in modo regolare e proficuo”.

Lasciando ciascuno alle sue personalissime riflessioni, soddisfiamo sino in fondo la curiosità iniziale e qui sotto in "regalo", con dedica particolare agli insegnanti di ginnastica (pardon, educazione fisica),vi  pubblico l'allegato con gli “attrezzi” senza i quali una palestra di ginnastica non può definirsi completamente tale.

Riccardo Benedetti

attrezzi ginnastica

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Domenica, 11 Aprile 2021 09:06

"I TODESCHINI, UNA VITA DA ARTISTI" PRESENTATO ALLA BIBLIOTECA CIVICA DI OLGINATE

in Cultura
La Biblioteca Civica di Olginate lo scorso 8 aprile ha intervistato la docente del Liceo A. Manzoni di Lecco, Laura Polo D'Ambrosio, in merito a due saggi presenti nell'opera "I Todeschini. Una famiglia di artisti", edito da Cattano Editore con il patrocinio del Comune di Introbio. Dell'intervista vi proponiamo il video condiviso su FB dalla stessa Bibiloteca olginatese.
 
 
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Domenica, 11 Aprile 2021 06:30

SAPERI FEMMINILI

in Cultura

Almeno fino alla metà del secolo scorso, le bambine di famiglia contadina e operaia erano avviate, a volte prima dell’età scolare, all’apprendimento delle tecniche fondamentali riguardanti l’uso dei filati: maglia, ricamo, pizzo, cucito, rammendo, rattoppo...Le prime insegnanti erano le donne di casa (mamma, nonna, zie..); in genere poi si proseguiva sotto la guida delle suore della scuola di lavoro, organizzata in ogni parrocchia. Quindi chi desiderava praticare un lavoro artigianale ‘femminile’ svolgeva un apprendistato di alcuni anni presso il laboratorio di una maestra, come quello della sarta o della magliaia.

Comunque, tutte le ragazze, in quanto future ‘donne di casa’, erano tenute ad acquisire quelle abilità basilari nella lavorazione di filati e tessuti, necessarie per preparare e riparare la biancheria e il vestiario della famiglia. La lavorazione a göc’ (ad aghi per maglia) era particolarmente importante, in quanto permetteva di confezionare gli indumenti invernali: maglie e maglioni, calze, mutandoni, sciarpe e scialli, berretti, guanti...Tutto ciò spesso facendo e disfacendo, cioè riutilizzando più volte la stessa lana, secondo le regole del risparmio e del riuso, indispensabili nell’economia domestica di un tempo.

Una deroga all’estrema parsimonia era tuttavia concessa per la preparazione della schirpa, il corredo dotale, che impegnava ogni ragazza durante l’adolescenza. Le famiglie assicuravano infatti alle figlie la tela e il filato necessari per confezionare e decorare la biancheria personale, per il letto, per la casa, che avrebbero portato in dote nella casa maritale. Il ricamo ad ago - di solito bianco su bianco, ma all’inizio del Novecento anche rosso su bianco – eseguito in svariati punti (asgiùùr, erba, palestrina, ghipüür...), era la tecnica più impiegata per arricchire ogni pezzo, dal fazzoletto alle lenzuola.

❓E oggi? Qualcuno esegue ancora queste antiche lavorazioni così comuni tra le nostre antenate? Magari sono state del tutto dimenticate...Oppure si ripropongono in altre forme...E da chi?
🥰Ringraziamo Rosalba Negri, ricercatrice del nostro museo, per questo post!

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Domenica, 11 Aprile 2021 06:20

Protesta dei commercianti ambulanti: incontro dal Prefetto

LECCO: MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
Sabato mattina il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa ha ricevuto in Prefettura due distinte delegazioni rappresentative di categorie particolarmente colpite dalle restrizioni anti Covid, in concomitanza di manifestazioni promosse su tutto il territorio nazionale.
Sono stati dapprima ricevuti i venditori ambulanti aderenti a Fiva Confcommercio in un incontro a valle della manifestazione di protesta svoltasi presso l’area cosiddetta La Piccola, sede del mercato cittadino, dove gli ambulanti aderenti alla predetta Federazione si sono recati presso i rispettivi posteggi in concessione senza lavorare, ma fornendo informazioni alla cittadinanza in ordine alla critica situazione in cui versa il settore.

Al termine della manifestazione, a cui hanno partecipato alcuni rappresentanti della Lega, come il deputato Roberto Ferrari, e svoltasi senza che si siano verificate problematiche sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica e senza che vi sia stata necessità di interventi da parte delle Forze di polizia, il Prefetto De Rosa ed il Questore D’Agostino hanno ricevuto il Presidente della F.I.V.A. di Lecco, unitamente ad un rappresentante della categoria che, nel corso dell'incontro, hanno rappresentato le importanti preoccupazioni per le gravi conseguenze che discendono dal protrarsi del periodo di sospensione delle attività dei venditori ambulanti, dei quali è stata peraltro lamentata la disparità di trattamento rispetto ad altri esercenti la cui attività, anche per le stesse tipologie merceologiche, prosegue anche nelle aree sottoposte alle misure più restrittive.

Pur esprimendo soddisfazione per la prevista riattivazione delle attività mercatali in conseguenza della ricollocazione in fascia arancione dalla prossima settimana del territorio lombardo, il Presidente ha evidenziato come il settore, che vede attive a livello nazionale 177.000 aziende e coinvolge 330.000 operatori, ha già subito danni particolarmente ingenti, solo in minima parte compensati attraverso i ristori a tal fine introdotti.

A seguire, nell’ambito delle iniziative promosse dalle Segreterie Nazionali FLAI CGIL, FAI CISL, UILA UIL, a sostegno dei lavoratori agricoli, florovivaisti e giardinieri, il Prefetto De Rosa ha incontrato i rappresentanti delle rispettive Federazioni Territoriali che avevano preannunciato per oggi un presidio di protesta dinanzi alla Prefettura, successivamente revocato.
Nel corso dell’incontro, sono state illustrate le ragioni della protesta effettuata a seguito dell’adozione del cosiddetto “Decreto sostegni” che ha previsto misure di ristoro a favore di diverse tipologie di lavoratori, con esclusione, tuttavia, di quelli che operano nei settori sopracitati.
In particolare, è stato evidenziato come siano stati gravemente penalizzati gli operatori del settore dell’Agriturismo e sono state esposte le criticità connesse alla generale, significativa contrazione delle giornate lavorative effettuate nel 2020, che preclude ai suddetti lavoratori la possibilità di usufruire anche dei benefici economici e dei sussidi previsti per l’occupazione agricola.
Al termine dell’incontro il Prefetto ha assicurato che le preoccupazioni espresse sarebbero state portate all’attenzione delle competenti Autorità di Governo.

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Domenica, 11 Aprile 2021 06:15

Salvato un taglialegna infortunatosi a Premana

PREMANA (LC) - Infortunio sabato mattina in Valsassina, nel territorio del comune di Premana. Un uomo del 1966, residente in zona, si è fatto male mentre stava tagliando della legna in località Luere. L’attivazione della XIX Delegazione Lariana del Cnsas, Stazione di Valsassina Valvarrone, è arrivata intorno alle 8:40, a supporto dell’elisoccorso di Como di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza). L’infortunato era in una zona boschiva e quindi servivano anche le squadre a terra; una decina i tecnici impegnati, tra cui un medico del Cnsas. L’uomo è stato raggiunto, valutato dal personale sanitario e recuperato, infine portato in ospedale. L’intervento è finito intorno alle 11:00.

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