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Lunedì, 08 Febbraio 2021 14:35

LA CERESA SRL GIA' IN CAMPO PER LA SAGRA 2021 E CHIEDE CONFERME AGLI ESPOSITORI

Nel 2020 la scommessa è stata forte, ed anche se il risultato finale (come del resto ampiamente previsto) non è stato all'altezza degli anni della normalità, la Sagra delle Sagre ebbe il merito di lanciare un segnale di speranza in una ripresa che, purtroppo, ad ottobre si è rivelata effimera.

La Ceresa lo scorso anno si distinse per il coraggio e la determinazione nel voler comunque approntare l'evento più importante della Valsassina, superando ostacoli di ogni genere e garantendo ai visitatori ed agli espositori la massima sicurezza possibile: centomila presenze vennero gestite nel migliore dei modi.

Il 2021 appena iniziato presenta una situazione ancora poco chiara: certo, se la regione dovesse effettivamente centrare l'obiettivo di vaccinare tutti entro il mese di giugno le cose si metterebbero in modo diverso, ma oggi, 8 febbraio, certe sicurezze non ci sono e così il futuro è ancora una scommessa.

Siccome la Sagra è un monumento per il territorio (oltre che un evento importante dal punto di vista economico per chi vi partecipa), prima di alzare bandiera bianca alla Ceresa srl vogliono innanzitutto fare la conta di quanti sarebbero disponibili ad esserci. Sembra un dettaglio di poco conto, viste le richieste che ogni anno arrivano sul tavolo degli organizzatori, ma con una congiuntura come quella attuale questo "dettaglio" ha assunto un peso importante e determinante.

"Carissimi - scrive Ferdinando Ceresa - eravamo tutti convinti che con il nuovo anno ci fossero più certezze, ma purtroppo il momento di emergenza non è ancora finito e per il settore fieristico non si hanno ancora lumi sulla ripresa".

"Noi - afferma - possiamo assicurarvi che se solo ci sarà una possibilità di organizzare la Sagra delle Sagre non ci tireremo indietro, valutando attentamente le condizioni che ci imporranno". E perciò "vi comunico le date dell’edizione di quest’anno, che dovrebbe tenersi da sabato 7 a lunedì 16 agosto 2021, un giorno in più".

Infine la richiesta: "Per poter iniziare a fare una prima analisi di fattibilità tecnico/economica vi chiediamo se siete interessati a partecipare alla Sagra alle condizioni dello scorso anno. Tale proposta non risulta vincolante da parte vostra e nostra".

Scadenza della dichiarazione di interesse: venerdì 26 febbraio, data in cui gli organizzatori potranno già avere un'idea e capire se potranno avviare tutte le procedure necessarie allo svolgimento della 56^ Sagra delle Sagre.

 

 

 

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Lunedì, 08 Febbraio 2021 09:14

VALSASSINA, ISTRIA E LA "GIORNATA DEL RICORDO"

in Cultura

Mercoledi 10 febbraio sara` commemorata la “Giornata del Ricordo”, una celebrazione a ricordo delle foibe e soprattutto dell’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, istituita nel 2004 durante il II governo Berlusconi e ricordato ogni anno dal 2005 sotto la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi.

Mi si lasci dire che da sempre penso sia un doveroso ricordo per i nostri esuli italiani, fuggiti nell’aprile-maggio del 1945 , ormai al termine della II Guerra MOndiale, dall’Istria e dalla Dalmazia abbandonando le loro case e proprietà da un giorno all’altro, sotto la minaccia delle armi (ad esempio una di queste persone, figlia di un podestà di Zara, è stata insegnante alle scuole medie di Introbio per diversi anni).

Avevo gia` ricordato in altre occasioni gli antichi rapporti che legano l`Istria e le coste dalmate, per molti secoli parte integrante della Repubblica di Venezia, fin dal piu` lontano Medio Evo, alla Valsassina.

A differenza della Provincia di Bolzano, che noi chiamiamo Alto Adige ma gli Austriaci Sud Tirolo, gli abitanti di quelle zone marittime non erano affatto italiani mandati li` da Mussolini dopo la I Guerra Mondiale.

Tutt’ altro: quelle popolazioni si sentivano in grandissima maggioranza perfettamente veneziane e quindi venete-italiane, integrate nella nostra cultura nazionale da molti secoli e da moltissime generazioni.

La struttura architettonica di quelle città e di quei paesi era del resto perfettamente veneziana (almeno prima che fossero abbruttiti dagli squadrati palazzoni in cemento della cosiddetta “architettura socialista”). Tutti i monumenti, e le antiche tombe di cui le Chiese erano piene (ridotte a stalle o depositi di grano se andava bene sotto il governo del maresciallo Tito) risalivano alla nobiltà veneziana del Cinquecento, Seicento, Settecento a dir poco.

E proprio qui veniamo alla Valsassina: è noto da tempo il rapporto stretto soprattutto tra l’Alta Valle (Premana) e la Repubblica di Venezia, dove i premanesi andavano a forgiare in particolare la parte anteriore in ferro delle gondole.

Molti valsassinesi quindi lavoravano a Venezia e anche nel territorio circostante, Istria compresa.

Tra le tombe che ho ricordato però ce ne sono alcune veramente significative, in particolare a Pola, che ricordano duchi, nobildonne e nobiluomini provenienti dalla Valsassina. Una presenza importante era quella dei Della Torre (o Torriani di Primaluna) con Martino Della Torre primo duca del Ducato di Milano alla metà del Duecento (di Martino e della sua partecipazione alle Crociate ne abbiamo già parlato in questo articolo). Successivamente i Torriani vennero spodestati dai Visconti, ma si rifugiarono in Friuli e in particolare a Trieste e in Istria, dove evidentemente avevano molti appoggi.

Ermanno della Torre fu infatti il capostipite, alla metà del Duecento, della linea genealogica di Gorizia (Thurn-Hofer und Valsassina), al servizio sempre degli Asburgo. Un secolo dopo vari Della Torre ebbero incarichi religiosi nella provincia di Aquileia (vedi in particolare il sito http://genealogy.euweb.cz/torre/torre2.html): Raimondo della Torre fu infatti Patriarca di Aquileia, un incarico allora molto prestigioso; il vasto territorio del Patriarcato aquileiese si estendeva tra la Stiria, l’Istria, fino alla Lombardia.

Ma già dopo la sconfitta nella battaglia di Desio del 1277, in cui i Torriani cedettero il primato in Lombardia ai Visconti, essi fecero dei territorio veneto-orientali la loro roccaforte: da quel momento, dal Friuli e dalle città padane a loro fedeli, i Della Torre organizzano una guerriglia senza tregua contro i Visconti. Corrado nel 1290 è nominato governatore dell’Istria, nel 1293 podestà di Trieste e nel 1304 podestà di Bergamo.

Che i Della Torre per diversi secoli fossero molto presenti nel Nord Est italiano, e con incarichi di una certa importanza, mi sembra indubitabile: Francesco Torriani fu consigliere dell’imperatore Ferdinando I e barone imperiale e ambasciatore a Venezia (1558); Carlo Torriani fu governatore di Trieste nel 1666, e tra le tombe antiche nel Duomo di Pola che ho personalmente visto ne ricordo una dedicata a una “Duchessa della Valsassina”, del Seicento, ivi seppellita.

Sono questi argomenti su cui sarebbe necessaria una ricerca storica più approfondita. Bastano però, io credo, questi pochi e veloci appunti, per dimostrare che il nostro collegamento con l’Istria non è fortuito né tantomeno lontano: senza revanscismi né nazionalismi inutili e dannosi, la Storia dell’Istria è una storia più vicina a noi di quanto si pensi.

La ferita della "Cacciata degli Italiani" e soprattutto delle Foibe (le fosse docve nell`Aprile del 1945 vennero gettati migliaia di italiani catturati dall`esercito yugoslavo, in realta` senza fare molta distinzione se fossero stati Fascisti, Antifascisti o altro) e` una ferita che lentamente si sta cicatrizzando, come dimostra il recente commosso incontro del Presidente Sergio Mattarella con l`omologo  presidente sloveno Borut Pahor, nel Luglio del 2020, davanti alla foiba di Basovizza.

Riacutizzare le ferite non e` utile, ma tenere vivo il ricordo,  e magari chiedere un risarcimento per chi ha cosi` tanto sofferto e perso ingiustamente tutti i suoi beni, non e` per niente una cattiva idea.

 

 

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Lunedì, 08 Febbraio 2021 08:47

LE SIRENE DI TITANO di Kurt Vonnegut

in Cultura

Potrei sapere per favore - chiese Alice-
da che parte posso andare?
Tutto dipende da dove vuoi andare!-
rispose il gatto.
 
 
È la storia di un viaggio. Di molti viaggi che sono uno. Dunque del viaggio che li comprende tutti perché ciascun andare, ogni procedere trova alla fine la propria, comune ragion d’essere. Che è la stessa per ciascuno. Chiamatelo, se volete, “destino dell’umanità”. O, anche, “traguardo finale”.   Oppure, plotinianamente, “ritorno all’uno” che sono molti: singolare pluralità di/degli Elohim, di cui narra l’ebraico geroglifico del testo mosaico, ridotta un paio di millenni più tardi ad incomprensibile patri filioque trinitario.

Ci parla Vonnegut, con sottile, anche se spesso tragico, umorismo, di tutti i viaggi possibili purché sia concessa un’escatologia. Una qualsiasi. Anche se le titaniche Sirene del romanzo forse più famoso dell’autore di “Ghiaccio 9” e “Mattatoio n. 5” (potenza evocativa del Numero!) sembrano indicare solo l’illusione di un futuro del mondo.

Principia infatti, con l’apparizione dell’involontariamente “infundibolato”  Winston Niles Rumfoord, il viaggio dei viaggi: da Ulisse a Verne, da Gilgamesh a Marco Polo, da Senofonte all’Apollo 11. Ma la Luna, la Dea Luna, è chimera irraggiungibile e vacua. Nessun ritorno a casa ci è consentito, nessuna anabasi è possibile. Perché, lacrima il mite Salo, robot umanissimo di tenera infelicità, solo “Lassù tutti sono felici per sempre”.  Nessuna patria, nessuna terra né Terra, non c’è una casa. C’è l’angoscia di un’infinita, inafferrabile immensità. Il vuoto siderale di un avverbio: “lassù”. La lontananza totale che è assenza assoluta.

Dunque divina. Il Divino, appunto, che l’arte sottile eppure implacabile di Vonnegut, descrive con dissacrante ironia dipanandone l’impronunciabile Nome. Non l’arcano e innominabile JHWH. Né il feroce, protosatanico Baal. Neppure la guerriera fenicia Astarte. Il Dio di cui si occupano sacerdoti e fedeli (inebetiti aficionados del pulpito) nel mondo, afflitto da sindrome metacronica, di Malachi Constant, possiede un’onomastica pletoricamente improponibile: Dio Assolutamente Indifferente. Ovvero: Volontà Universale Di Divenire.  Si capisce, allora, perché “quel” Dio presenti un volto, familiare ad ogni sedicente cristiano, il volto sfrangiato e indefinito dell’Assoluto. In quanto tale totalmente e aristotelicamente immobile. L’ovvietà teologica dell’assunto è persino imbarazzante: l’assoluto possiede al massimo grado tutti gli attributi possibili. I quali, naturalmente e sovranaturalmente, in quanto espressione dell’assoluto, si neutralizzano a vicenda generando “l’assoluta indifferenza”, l’equilibrio eternamente stabile del nulla, irrelata radice del tutto; entropia come assenza totale; caos assolutamente imperfetto e imperfettibile della probabilità zero. Vonnegut spiega tutto ciò con accenti assolutamente indifferenti e col sorriso in punta di penna. Ma si tratta meno di leggerezza che di levità.

Viaggiatore involontario dell’esternità, W. N. Rumfoord vede e prevede tutto ma non può non assecondare la fatalità di un futuro universale onnivoro le cui ragioni risiedono altrove e che solo la compulsività di un rito, uno qualsiasi, può rendere sopportabile. Pur che un altrove sia dato. Rumfoord fonda dunque una chiesa e una religione prive della sostanza divina. Neppure Dio è la nostra meta, il nostro scopo. Il divino, essente ma inesistente, assume così i contorni inquietanti del mistero, laicissimo e ateizzante, che produce ogni perché. Vonnegut con divertito cinismo fa precipitare il lettore (purché non assolutamente indifferente ai destini del mondo) in quella che Umberto Eco, nella prefazione alla ormai introvabile prima edizione italiana del romanzo, definisce “…vertigine di varie teologie…” suscitando in tal modo “…il sospetto che tutte le nostre azioni dipendano da qualche macchinazione che ci supera…” ma che non ha nulla di divino o di trascendente.

 La Storia, (e la Tecnica) dunque, come ingranaggio molecolare di un meccanismo meta-cosmico il cui senso consiste precisamente nell’assenza di un senso e nella presenza di quel senso, quel messaggio dal quale tutto deriva: “saluti”. Cartolina iperspaziale, metatemporale, intergalatticamente equivalente al nostrano “noi siamo qui”, timbrato Rimini o Courmayeur, Katmandu o Seychelles, Roma o Sharm El Sheikh. Ecco emergere dai flutti rapidi e schiumosi della prosa vonnegutiana il profilo di una strumentalità totalmente deterministica: “…sono come orologi che si caricano ogni giorno: fanno il loro tic-tac e vogliono che il tic-tac sia chiamato virtù”. Ma Nietzsche è un inguaribile ottimista poiché teorizza perlomeno la possibilità di una virtù

Ciononostante desideriamo il mondo. Ci mettiamo in cammino nello spazio e nel tempo, tentando invano di controllarne gli eventi, di coglierne la natura. Ecco riscritte con accenti modernamente disincantati, le avventure di Alice. Ritorna quel viaggio nell’inquietante imprevedibilità di un Paese popolato da incomprensibili meraviglie. Quello e questo, universi caotici dell’assurdo. Regno onirico dell’inconscio l’uno, dominio incontrastato dell’illusione e del caso l’altro. Malachi, apocope dell’ultimo profeta biblico custode della sapienza e messaggero fedele di un dio crudele (“Infatti le labbra del sacerdote devono / custodire la scienza / e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, / perché egli è messaggero del Signore degli eserciti” Malachia 2,7), rinasce Unk nel nome e nella psiche. Ignaro vate, non sa perché si trova su Marte; non sa chi è; non sa perché né per chi combatte; non sa dove sta andando né lo saprà mai. Ma come l’Enrico Massimiliano Ligre di Marguerite Yourcenar “…sta andando verso il suo destino”. E verso il nostro. Jacques il fatalista non è da meno poiché la sua umanità si muove formicolante senza mai sapere dove è diretta. Con biblica indifferenza: “Il cuore dell'uomo medita la sua via, ma il Signore dirige i suoi passi” (Proverbi 16,9). Neppure “il vero comandante” Boaz capisce; anche se, unica eccezione, troverà la sua meta finale: la dedizione totale ai teneri Harmonium, piccoli peluche vibranti di tenerezza, assetati d’amore. Ecco uno scopo.

Rumfoord - Alice e il suo cane Kazak, sono poveri padroni, come noi del resto, di un destino che non conoscono né guidano, prigionieri nella loro tana di coniglio spazio - temporale, simile ad un “…mare privo di colore, di sapore e di peso di un’esternità senza fine”. Sono soltanto “…fenomeni ondulatori… che pulsavano in spirali distorte, con l’origine nel Sole e le terminazioni in Betelgeuse.”  Incapaci per sempre, del resto come noi, di liberarsi dal giogo delle avverse stelle. 
Estrusione oniricamente inquietante dei turbamenti del reverendo Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carrol, Alice segna un leit-motiv che percorre esplicitamente e completamente il romanzo. Fin dal principio Vonnegut non nasconde l’origine della sua ispirazione: “L’unico ingresso alla tenuta era una porta simile a quella di Alice nel Paese delle meraviglie…”. 

Non ci stupiamo se il vagabondo Rumfoord si dissolve “…cominciando dalla punta delle dita e terminando con il sogghigno. Il sogghigno rimase per qualche tempo dopo che il resto di lui era scomparso.” Chiarissimo. Anche il gatto del Chesire abita con cane e padrone, l’infundibolo cronosinclastico che chiamiamo universo. Nel cui nucleo (nucleo? Anima? Cuore? Mente? Dio?) spazio e tempo perdono unità frantumandosi in infinite particelle psicolabilmente caotiche. Anche il caos ha una mente? Ecco serviti con suprema leggerezza ed estrema sintesi la caduta nel tempo, l’inizio e la fine del mondo, il peccato originale e la sconfitta dei babelici nella valle di Sennaar.

Difficile non collegare il portafortuna - pezzo di ricambio, la cui forgiatura comprende tutti i destini del mondo, alla piccola chiave d’oro trovata da Alice. Una chiave che non aprirà nessuna porta; che non violerà nessuna toppa; che non rimuoverà alcun diaframma, nessun velo di Maja. Un piccolo, elementare manufatto il cui significato simbolico eccede infinitamente il suo “valore d’uso”, possiede il senso trascendente perché inattingibile (non viceversa) del primo atomo di elio dell’universo. E la cui origine archetipica, il punto (geometrico, cronologico, psicologico, mitologico; privo di dimensioni ma non di esistenza), dal quale procede tutta la realtà, consente la verificabilità del mondo, la  “misura” delle cose. 
Anche Malachi Constant si accorge di “…esistere come un punto…” quando Beatrice gli raccomanda di essere “puntuale” alla materializzazione del marito che, prima di “apparire” nel mondo, esiste sotto solo come fenomeno ondulatorio. Onda e punto.  Punto come elemento dell’onda che subito lo nega affermandolo nella luce. Essere e divenire mutuamente escludentisi. L’incomprensibile logica dell’infinito; il paradosso della coincidentia oppositorum che si manifesta a “…Newport, Rhode Island, P.S.A., Terra, Sistema Solare, Via Lattea”. Che è, anche, sei secoli dopo Niccolò da Cusa, il luogo di tutti i punti e le onde possibili.  La descrizione dell’infundibolo cronosinclastico è un piccolo capolavoro di divulgazione scientifica. Relatività e fisica quantistica spiegate in 20 righe. O quasi.

Vonnegut, con prosa solo apparentemente disarticolata e destrutturata, produce con straordinario pleonasmo un’apocalittica rivelazione: lo scopo del mondo è altrove e in fondo non ci riguarda. Siamo pezzi di ricambio per macchine sconosciute, disumanamente umane. Ma non ci rassegniamo. Anche se “Solo sulla Terra si parla di libero arbitrio”, spiega un tralfamadoriano a Billy Pilgrim, protagonista di “Mattatoio n. 5”. Ma in fondo non mette conto chiedersi a chi o a che cosa serviamo. Perché, ci illumina Beatrice, “La cosa peggiore che ci possa capitare è che nessuno si serva di noi per qualche cosa”. Ecco; senso e significato sono l’ombra evanescente di uno scopo.

Ma il perché del mondo non ha un perché. E se la natura dello scopo è fondamentale, allora neppure Dio è uno scopo valido poiché non ne conosciamo le ragioni. Forse, sembra suggerire Vonnegut, meta della vita è la morte.  La dolce morte, infatti, conclude la vicenda terrena di Malachi. E’ questo il premio che Salo gli conferisce. Insieme all’ultima illusione della felicità: “Lassù tutti sono felici per sempre.”  Missione compiuta, dunque? Sì, se solo si potesse capire qual è lo scopo di Tralfamadore, della sua antichissima civiltà, di tutte le possibili civiltà dell’universo. L’”anarchia ipnotica”di Tralfamadore assomiglia molto al governo del Mondo nuovo di Huxley, la cui esistenza è sorretta dall’ipnosi beatificante del soma che annulla tempo e spazio proprio come l’infundibolo cronosinclastico che imprigiona Rumfoord. Così le macchine imparano a piangere e soffrire ma non ad essere felici. Per loro non esiste la beatitudine psicotropa della droga ma solo un destino. Per questo il piccolo, commovente Salo, appare umano.  Per questo Malachi, Unk,  Rumfoord, Boaz, Stony, Crono, Beatrice e tutti noi apparteniamo, lo sappiamo o no, lo vogliamo o no, all’infinita meccanica del Tutto. E la “terra incognita” dell’anima rimarrà inesplorata.

Alla fine del gioco il titanico, plurimillenario impegno dell’uomo “a seguir virtute e canoscenza” conseguirà in qualche modo solo la tragica certezza che “I doni dello spazio, dell’infinita esternità…” sono soltanto tre: “… eroismi inutili, commedie di scarso valore, morte senza scopo”. Siamo il cuore di un dissennato nonsenso.

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Domenica, 07 Febbraio 2021 19:39

Nuovo appello del Sindaco di Premana Elide Codega

NUOVO AGGIORNAMENTO DIFFUSIONE PANDEMIA.
La diffusione del contagio continua ad estendersi a livelli preoccupanti.

L’ultimo rapporto di oggi da parte di ATS, indica 61 persone in sorveglianza attiva, di cui:
- 35 Covid+ e quindi sotto sorveglianza attiva con l’obbligo di restare a casa.
- 26 sono contatti stretti da Covid+, ma anche loro con l’obbligo di rimanere a
casa fino al termine della quarantena indicata per ognuno da ATS.
Sollecitati dai Medici di base e dalla Pediatra, ci siamo confrontati con il Prefetto e la direzione generale di ATS, per capire quali azioni mettere in campo per cercare di contenere/fermare il contagio.

La risposta è stata la stessa che tutti noi conosciamo ormai da un anno a questa parte, ovvero la responsabilità personale di ognuno di noi nel rispettare le indicazioni principali:

- INDOSSARE SEMPRE e CORRETTAMENTE LA MASCHERINA FUORI DI CASA e averla sempre con sé per utilizzarla al momento opportuno;
- Lavarsi spesso le mani
- Mantenere il distanziamento sociale
- EVITARE GLI ASSEMBRAMENTI
NON PERCHE’ SIAMO IN ZONA GIALLA DOBBIAMO DIMENTICARCI DI QUESTE TRE IMPORTANTI INDICAZIONI, tra l’altro la mascherina e il distanziamento sono un obbligo previsto da DPCM e quindi anche perseguibile per legge.

Abbiamo chiesto la collaborazione alle Forze dell’Ordine per un maggior pattugliamento sul
territorio, al fine di sensibilizzare maggiormente tutti al rispetto delle regole in vigore.
Consapevoli di richiedere un ulteriore sforzo, richiamiamo tutti i cittadini premanesi alla
responsabilità di seguire le indicazioni conosciute al fine di tutelare la propria salute e quella delle persone più fragili, che potrebbero subire gravi conseguenze dall’eventuale contagio.

Infine, indipendentemente dalla situazione emergenziale, è opportuno ricordare alla cittadinanza (bambini, genitori, ragazzi maggiorenni e adulti in generale) che è comunque vietato giocare a pallone nell’atrio della scuola, provocando danni alla proprietà pubblica.
E’ inoltre vietato organizzare feste con musica che disturbino la quiete pubblica a qualunque ora della giornata.
Grazie per la collaborazione.
Premana, 07 febbraio 2021
Il Sindaco
Elide Codega
 
 
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Domenica, 07 Febbraio 2021 11:07

7 FEBBRAIO, GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CYBERBULLISMO

Secondo gli ultimi dati UNESCO, provenienti da indagini condotte in paesi industrializzati, la percentuale di minorenni che ha sperimentato cyberbullismo varia tra il 5% e il 20% della popolazione minorile, con conseguenze psicofisiche che vanno dal mal di testa ai dolori allo stomaco e/o che si manifestano con mancanza di appetito o disturbi del sonno. Coloro che hanno sperimentato episodi di bullismo/cyberbullismo hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare difficoltà relazionali, di sentirsi depressi, soli, ansiosi,  di avere scarsa autostima o sperimentare pensieri suicidi.

L'aumento del cyberbullismo riflette la rapida espansione dell’accesso di bambini e ragazzi ad internet: nel 2017 circa il 70% della popolazione mondiale tra i 15 e i 24 anni risultava connessa ad internet e dai dati provenienti da 7 Paesi europei, la percentuale di bambini e adolescenti tra gli 11 e i 16 anni esposti a cyberbullismo è aumentata tra il 2010 e il 2014 passando dal 7% al 12%. 

"Il 7 febbraio ricorre la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, a seguito di un anno in cui i bambini e giovani, a causa della pandemia da COVID-19, hanno trascorso online un numero elevato di ore per continuare a studiare e socializzare” – ha dichiarato Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia.

"Come UNICEF Italia, abbiamo realizzato la guida “Genitori e il Fattore Protettivo – prevenire il cyberbullismo” per parlare di questo fenomeno in famiglia, perché riteniamo importante che i genitori imparino a riconoscere i segnali di pericolo e quindi essere attenti a eventuali cambiamenti di umore o del comportamento dei propri figli. Attraverso questo strumento però vogliamo raccomandare anche di non demonizzare i nuovi media e rassicurare sul fatto che parlarne con una persona di fiducia significa poter essere tutelati e intervenire tempestivamente a difesa del rispetto della propria persona e della propria salute fisica e mentale.

L’UNICEF Italia ha realizzato la guida Genitori e il Fattore Protettivo – prevenire il cyberbullismo in collaborazione con lo Studio di psicologia del ciclo di vita – P.I.N.S. - Pensare Insieme Sentire, con l’obiettivo di promuovere una genitorialità positiva, un dialogo aperto in famiglia e insegnare un uso responsabile dei nuovi media, al fine di riconoscere e prevenire il cyber bullismo. Tra i suggerimenti per i genitori, una proposta di 6 regole base da istituire in famiglia:

  • non condividere nomi utente o password;
  • non fornire informazioni personali in profili, chat room e altri forum;
  • astenersi dall’inviare foto personali o inappropriate di sé;
  • non rispondere a messaggi minacciosi e informare immediatamente un adulto;
  • spegnere il proprio dispositivo se viene visualizzato un messaggio minaccioso;
  • non cancellare eventuali tracce sui social o nelle chat


Per ulteriori informazioni visita l'indirizzo: unicef.it/cyberbullismo

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Sabato, 06 Febbraio 2021 18:28

I FURBETTI DEL CASHBACK ALLA POMPA DI BENZINA

Cashback fa parte del Piano Italia Cashless attivo dallo scorso dicembre (prima prova) e a tutti gli effetti con il programma completo dal primo gennaio 2021. Ormai tutti lo sanno, se ne parla ovunque, prevede il rimborso del 10% della spesa per acquisti pagati con carte di credito, bancomat e app in negozi fisici.

La grande notizia per gli automobilisti è che il cashback vale anche per gli acquisti di carburante. Ogni operazione dà diritto a un rimborso massimo di 15 euro ed è assolutamente necessaria l’installazione dell’app IO sul proprio smartphone, registrandosi con carta d’identità elettronica o sistema di identificazione SPID.

Ma oltre a ricevere indietro il 10% dei pagamenti effettuati con carta o bancomat nei negozi fisici, oggi c’è anche un premio speciale, una sorta di bonus: si chiama Super Cashback e prevede che le 100mila persone che avranno fatto più transazioni, ogni semestre riceveranno un bonifico aggiuntivo di ben 1.500 euro.

Ed è qui che viene il bello e i furbetti come al solito si scatenano con tutti gli escamotage e i trucchi apparentemente leciti per arrivare al Superbonus. Il trucco e` quello di frazionare i pagamenti in più transazioni possibili. Ed è proprio quello
che fanno alcuni automobilisti alla pompa di benzina (generalmente di notte, per non creare troppa coda).

Per esempio invece di fare 20 euro di carburante possono frazionare il rifornimento in 5 diverse tranche, tre da 5 euro, una da 2,50 e una da 2,44 euro.

I Benzinai sono abbastanza preoccupati di questa situazione, e chiedono un intervento per modificare le regole del SuperCashback

Chiaramente è tutto legale e lecito, ma non tutti sanno che il gestore della pompa di benzina paga un costo fisso e una percentuale su ogni transazione eseguita tramite bancomat, quindi si ritrovano anche molto danneggiati.

Nelle foto riportiamo lo sfogo di un benzinaio di Lecco, il titolare del Garage Roberto (Roberto Mellace) il quale su facebook ha fatto vedere 85 erogazioni di carburante per cifre ridicole (meno di 1 euro).

"Stanotte hai superato te stesso, 85 transazioni, non è vietato ma se mi mandi in blocco l'impianto potrebbe costarti piu dei 1500 euro che potresti vincere."

NOn ci resta che sperare in un intervento urgente per fermare questa nuova "moda"

 

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Sabato, 06 Febbraio 2021 06:52

Sorpassi pericolosi sulla Lecco-Ballabio, ritirate 8 patenti

La Polizia Stradale di Lecco al fine di contrastare i comportamenti scorretti alla guida che possono mettere in pericolo la sicurezza stradale e prevenire il fenomeno dell’incidentalità, ha effettuato nell’ultima settimana un’intensificazione dei servizi di vigilanza stradale lungo la SS36 Rac, arteria che collega Lecco a Ballabio, e alle località turistiche della Valsassina. I servizi sono stati predisposti anche a seguito di segnalazioni di utenti che denunciavano spericolate manovre di sorpasso.

L’obiettivo è stato quello di verificare il rispetto delle norme del codice della strada e contrastare alcuni comportamenti più pericolosi quali l’eccesso di velocità e il sorpasso in curva o in presenza di linea continua. Durante i predetti controlli sono state elevate sanzioni che hanno portato al ritiro complessivo di 8 patenti di guida. Analoghi controlli verranno svolti nei prossimi giorni sulla predetta arteria e sulle principali arterie provinciali.

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Sabato, 06 Febbraio 2021 06:45

Giovani ragazzi distruggono un treno a Colico

È stato individuato dai poliziotti del Compartimento Polfer della Lombardia un gruppo di giovani, 3 minorenni e 2 maggiorenni, autori nella notte tra il 9 e il 10 gennaio 2021 della vandalizzazione di un treno, preso letteralmente d’assalto mentre stazionava nello scalo ferroviario di Colico in attesa di iniziare la sua corsa alle prime ore del mattino.

I giovani, dopo aver forzato il portellone del locomotore, si sono introdotti nel convoglio e, utilizzando i martelletti frangivetro rinvenuti all’interno, hanno rotto diverse vetrate e finestrini del treno. Immediatamente dopo si sono sfogati sugli estintori e li hanno svuotati spargendone il contenuto all’interno di diverse carrozze. Infine, non contenti, sono entrati nel locomotore dove hanno rubato le chiavi del convoglio, alcune torce di segnalazione, le lampade di emergenza e i medicinali della cassetta di pronto soccorso.

Al termine dell’azione delittuosa, i cinque si sono allontanati dalla stazione accendendo una torcia di segnalazione.

Le indagini svolte dalla Polizia Ferroviaria di Lecco hanno permesso di identificare e deferire all’Autorità Giudiziaria tutti i giovani autori del raid vandalico, già conosciuti per fatti analoghi dalla Polizia Locale di Colico, la quale ha fornito un importante contributo alle investigazioni.

Grazie agli elementi raccolti, l’Autorità Giudiziaria di Lecco ha emesso 2 decreti di perquisizione a carico dei 2 maggiorenni, di cui uno sottoposto a provvedimento cautelare dell’obbligo di dimora; la Procura dei minori di Milano, invece, ha delegato la perquisizione nei confronti dei tre minorenni.

I decreti sono stati eseguiti nelle prime ore della mattinata odierna.

 

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Sabato, 06 Febbraio 2021 06:38

Fabio Fedeli confermato presidente degli Infermieri di Lecco

Rinnovato anche il Direttivo direttivo dell`OPI
Dopo le elezioni gli organi dell’ente hanno distribuito le cariche al loro
interno. Nasce la Commissione d’albo, per effetto della legge 3/2018,
che sarà presieduta da Giulia Mandelli.

Fabio Fedeli confermato alla presidenza dell’Opi, ordine delle professioni
infermieristiche di Lecco per i prossimi quattro anni. Lo hanno stabilito gli organi
appena eletti che si sono riuniti nel termine degli 8 giorni previsti dalla norma
proprio per distribuire le cariche.

“È stata fatta una scelta di continuità nelle cariche, rispetto al precedente mandato.
All’interno degli infermieri eletti vi sono diversi colleghi che per la prima volta si
affacciano all’attività ordinistica” - dice Fedeli –“Il gruppo è costituito da
professionisti con esperienze lavorative e curriculum formativi eterogenei,
nell’intento di essere rappresentativo dell’intera categoria degli infermieri e degli
infermieri pediatrici. Nei prossimi giorni procederemo ad istituire gruppi di lavoro e
tavoli su tematiche specifiche, prevedendo anche modalità per coinvolgere e
ascoltare tutti i colleghi iscritti all’albo. Ci aspetta un periodo di grande impegno,
durante il quale continueremo a dare il nostro contributo nell’emergenza sanitaria.”

Fedeli sottolinea anche l’impegno rivolto nei confronti della popolazione: “Vogliamo
mantenere il rapporto con le amministrazioni, gli enti e le associazioni di cittadini al
fine di poter dare il nostro contributo nelle tematiche che riguardano la salute della
popolazione”.

Accanto a Fabio Fedeli, che assume per il secondo mandato la carica di presidente,
lavorerà il direttivo composto da Cameroni Jacopo (vice presidente), Redaelli
Ilaria (segretaria), Cogliati Michele (tesoriere) e i consiglieri Ardito Silvia,
Citterio Claudia, Corvaglia Giulia, Di Bella Salvatore, Milani Orietta Lorenza, Negri
Stefania, Palmisano Claudio, Pandiani Simona, Panzeri Martina, Riccardi Alessia
Anna, Sala Alessia.

La commissione albo, organo costituito a seguito della legge 3/2018 che ha
riformato gli Ordini delle Professioni Sanitarie sarà presieduta da Mandelli Giulia
ed è composta anche da Agovino Simona (con funzioni di vice
presidente), Damico Vincenzo (segretario), Floriani Jean Claude, Lizzi
Annamaria, Meoli Attilio e Panzeri Roberta.

Eboli Salvatore Carlo e Maiellaro Lucia sono i componenti effettivi del
collegio dei revisori dei conti, mentre Muraca Giuseppe è il membro supplente.

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