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Venerdì, 05 Febbraio 2021 06:41

7 FEBBRAIO GIORNATA CONTRO IL BULLISMO

7 FEBBRAIO 2021
GIORNATA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO E IL CYBERBULLISMO

Mio padre e i suoi amici spesso, parlando del periodo della leva militare fatta nel corpo degli Alpini, (allora quasi tutti i giovanotti del nostro territorio venivano inquadrati in questo corpo militare) raccontavano, scherzandoci sopra, di alcuni episodi di innocuo nonnismo subiti e fatti.

Un nonnismo però che, col passare degli anni, stando alle cronache, è diventato via via da scherzoso a violento. Basti pensare a quanto è successo, ad esempio, in questo ultimi anni al paracadutista Emanuele Sciri, morto per nonnismo nella caserma di Pisa o al pesante nonnismo fatto di percosse all’allieva pilota Giulia Schiff dell’Accademia di Latina.

Una negativa escalation un po’ troppo sopra le righe si verifica spesso anche a scuola e fuori la scuola, dove si manifestano sempre più atti di bullismo e cyberbullismo . Dove la violenza fisica e ancor più quella verbale dei cosiddetti “leoni da tastiera” coinvolge molti, troppi giovani e meno giovani.

A novembre dell’anno che si è appena concluso avevamo avanzato a tutto il Consiglio Comunale la proposta, purtroppo respinta, di aderire al manifesto “Parole O-Stili” per un impegno di responsabilità condivisa, utile non solo contro gli “odiatori seriali” che usano la rete, ma ancor più per stimolare e migliorare stili e comportamenti.

Considerato importante ed utile che il Comune intervenga, in accordo con l’istituzione scolastica, a mettere in campo azioni atte ad arginare violenze di ogni tipo, bullismo e cyber bullismo, abbiamo invitato il Sindaco Marco Ghezzi, con spirito costruttivo, a prendere contatto con il Comune di Milano per avviare anche da noi, in via sperimentale, quanto tale Amministrazione sta portando avanti su queste problematicità.

In sostanza si tratta di un progetto di consulenza, da parte di un’azienda esterna, in grado di assicurare attività online di semplice utilizzo attraverso pc ovvero smartphone e tablet per la formazione a distanza, diretto a studenti, insegnanti e genitori.

Ferma restante ogni altra iniziativa che, sollecitiamo e ci auguriamo, l’Amministrazione Comunale vorrà mettere in campo sulle problematicità di cui in oggetto e contro ogni inciviltà diffusa, restando a disposizione, si porgono saluti.

Calolziocorte , 2 febbraio 2021
Gruppo Civico Cambia Calolzio
Ombretta Cattaneo e Valeria Bianco

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Venerdì, 05 Febbraio 2021 06:24

MEDAGLIE D`ORO AI MILITARI INTERNATI

Consegna delle medaglie d’onore a cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e ai familiari deceduti a cura del Prefetto di Lecco, Castrese de Rosa, alla presenza del Sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, del presidente della federazione provinciale di Lecco dell’Istituto del Nastro Azzurro Mario Nasatti e del presidente della sezione ANPI della Valsassina Giuseppe Augusto Amanti. Presente anche la vicepresidente di ANPI Lecco Patrizia Milani, in occasione del Giorno della memoria 2021.

"Un momento istituzionale che ospitiamo con la consapevolezza di chi attribuisce alla memoria un ruolo fondamentale"- ha detto Mauro Gattinoni – Sindaco di Lecco -. "Questi riconoscimenti ci consentono di dimostrare una vicinanza istituzionale non formale alle famiglie, ma anche di ripercorrere e rendere omaggio alle storie di nostri concittadini, storie personali meritevoli di essere conosciute, ricostruite, raccontate.
Un grazie alla Prefettura di Lecco, nella persona del Prefetto Castrese de Rosa, per questo importante momento istituzionale, alla sezione lecchese dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, per il loro costante lavoro di conservazione e promozione della memoria, e alle famiglie di Bixio Manzini, Franco Bonriposi, Giuseppe Corti e Natale Spada, per la loro testimonianza e la loro determinazione. "

 

I profili degli insigniti delle medaglie
(a cura di Giuseppe Augusto Amanti – ANPI)

MANZINI BIXIO di Natale: IMI, decoratore, nato a Primaluna il 29 aprile 1916, è chiamato alle armi il 17 maggio 1937, nel IV Reggimento, compagnia chimica, matricola n. 1129. Viene congedato il 23 agosto 1938, richiamato il 7 ottobre 1939 e destinato nel 232esimo Reggimento fanteria, 4a compagnia chimica a Bolzano. Partecipa alle operazioni di guerra sulla Frontiera greco-albanese dal 2 aprile 1941 all'8 settembre 1943, data in cui è fatto prigioniero dai tedeschi a Durazzo e internato in Germania nello Stammlager XIII D di Norimberga, prigioniero n. 13451. Viene liberato dall'Esercito americano il 16 aprile 1945 e rimpatriato il 29 giugno presso il Centro alloggio di Como.

BONRIPOSI FRANCO: nato a Bergamo il 14 marzo 1923 viene chiamato alle armi il 7 aprile 1942 nel 72esimo Reggimento fanteria. È promosso caporale nel maggio del 1942, caporale maggiore nell'agosto dello stesso anno e partecipa alle operazioni di guerra sul fronte Croato. Viene catturato dai tedeschi a Udine il 17 settembre 1944 e deportato in Germania nel campo di concentramento K/Z di Dachau. È liberato dall'esercito americano il 29 aprile 1945 e rimpatriato il 23 giugno 1945.

CORTI GIUSEPPE di Guido: falegname, nato a Lecco il 25 agosto 1920, è chiamato alle armi il 14 marzo 1940, nel 54esimo Reggimento fanteria, 2a compagnia cannonieri "Sforzesca", matricola n. 12468. Partecipa alle operazioni di guerra sulla Frontiera alpina occidentale (Francia) dall' 11 giugno al 31 ottobre 1940, sul Fronte albanese dal 23 gennaio al 13 luglio 1941 e sul Fronte russo dal 24 giugno 1942 al gennaio 1943. Dopo gli eventi sopravvenuti all'armistizio, riesce a fuggire dal proprio reparto, raggiunge la famiglia a Lecco e rimane sbandato. Non si presenta al bando di chiamata alle armi della RSI (repubblica sociale italiana) e per sfuggire alla cattura, perché ricercato, si trasferisce in zona partigiana a Premana dove riesce a sottrarsi a due rastrellamenti da parte dei nazifascisti nell'estate del 1944. Viene poi catturato dalle Brigate nere a Premana durante il rastrellamento del 13 ottobre 1944, ristretto nel carcere di San Vittore a Milano e, il 31 ottobre 1944, è deportato in Germania nello Stammlager di Pirna Copitz (Sassonia). Viene liberato dall'esercito alleato e rimpatriato il 29 luglio 1945 presso il Centro alloggio di Pescantina (VR).

SPADA NATALE: meccanico, nato a Voghera il 3 marzo 1920, viene chiamato alle armi il 15 maggio 1940, nella Marina militare presso la scuola Crem (Corpo regi equipaggi marittimi) a La Spezia. Il 2 giugno 1940 è trasferito alla scuola Crem di Pola e l'11 settembre viene imbarcato sulla nave cisterna benzina "STIGE" per le operazioni di guerra nel Mar Mediterraneo. Il 14 agosto 1942 vicino all' isola di Creta, durante una missione da Suda a Tobruk la nave è attaccata da siluri lanciati da un sommergibile non identificato, che non andarono a segno. La nave viene catturata dalla Kriegsmarine tedesca a Pola il 9 settembre 1943 e Natale Spada è fatto prigioniero dai tedeschi e internato in Germania nello Stammlager XI A di Altengrabow. Viene liberato dall'esercito alleato e rimpatriato il 13 agosto 1945 presso il Centro Marina di Milano. Il 23 marzo 1971 gli viene conferita la Croce al merito di guerra per il periodo bellico e per l'internamento in Germania.

 

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Venerdì, 05 Febbraio 2021 06:17

Cibo, oggi la giornata “antispreco” alimentare

Como e Lecco province virtuose con le ricette di memoria contadina

Sono “made in Lario” le più golose ricette che annullano gli sprechi in dispensa: dalla frittata rognosa

agli gnocchi di pane, alla torta di patate e cipolle. “Consumatori sempre più oculati anche nel fare la spesa”

Acquistare nella giusta quantità e dare spazio alla fantasia in cucina, recuperando le ricette rurali e i rimedi “antispreco” che si tramandano di generazione in generazione. Anche nelle due province lariane, le “strategie” per ottimizzare la dispensa sono condivise e messe in pratica da più di un cittadino su due, con un trend virtuoso favorito dalla maggiore permanenza in casa e ai fornelli per i lockdown e le misure anti-contagio. E’ quanto emerge dai risultati di un sondaggio condotto da Coldiretti e diffuso in occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra Venerdi  5 febbraio. Altro dato positivo: la percentuale dei lariani attenti a sprecare il meno possibile il cibo, valorizzando in cucina gli avanzi rimasti in dispensa, sale di un punto, il 55% rispetto al 54% registrato con le precedenti rilevazioni.

 “Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche – commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi – effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Si tratta, in ogni caso, di una vera e propria svolta green nei comportamenti dei consumatori proprio a partire dalla tavola, spinta anche dal fatto che le misure anti contagio hanno portato, nell’ultimo anno, la gente a stare di più a casa. Ciò ha agevolato il “recupero” di riti domestici di antica memoria, come il cucinare che diventa oltre che necessità quotidiana anche un momento di aggregazione familiare più sicura di un pasto o di un aperitivo in mezzo a estranei o a persone che vivono fuori dal proprio nucleo domestico”.

La crescente sensibilità sul tema nelle nostre province di Como e Lecco ha però portato oltre sette cittadini lariani su dieci (74%, secondo le nostre rilevazioni effettuate negli AgriMercati) a diminuire o annullare gli sprechi alimentari adottando nell’ultimo anno strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, ma anche la spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più.

Ma è proprio la “cucina del recupero” ad essere l’asso nella manica dei nostri consumatori: gli esempi non mancano, dalla frittata rognosa con la salsiccia (uno dei “piatti contadini” per eccellenza “che si cucinava nei giorni immediatamente successivi alla macellazione del maiale” come sottolinea l’Agrichef di Campagna Amica Giulia Di Scanno) agli gnocchi di pane e strangolapreti: altro piatto storico, quest’ultimo la cui ricetta compare nel 1842 nel libro “La cucina degli stomachi deboli” di Angelo Dubini, medico milanese che si ritirò a vivere a Lecco al termine della sua carriera. Il nome, va da sé, è curioso: gli strangolapreti, come si intuisce, hanno un fondo di ironia nei confronti del clero.

Con la carne macinata e gli avanzi dei salumi si può interpretare, invece, una delle ricette-simbolo della tradizione milanese e, più in generale, lombarda: si tratta dei mondeghili, le tradizionali polpette di carne, che le nostre nonne preparavano con pane secco, latte, biancostato, mortadella di fegato, uova, salsiccia e patate. Una curiosità: questa preparazione si diffonde in Lombardia sotto l’occupazione spagnola, come dimostra il nome derivato, appunto, dallo spagnolo albondigas (e a sua volta dall’arabo al-bunduc!)che indica un consimile piatto tutt’oggi in voga nella penisola iberica.

Altrettanto “rurale” e “antispreco” il tortino di patate e cipolle, che valorizza due produzioni identitarie per il territorio lariano: la patata bianca comasca e la cipolla di Brunate, ma anche il burro di fattoria, il Taleggio Dop e l’olio extravergine che si produce lungo le coste del lago di Como. Pare ne andasse matto Alessandro Volta, che curava personalmente le sue coltivazioni di patate a Camnago. I formaggi contenuti nel frigo possono essere utilizzati per preparare la tradizionale polenta uncia (che risulta straordinaria utilizzando Taleggio, Bitto o Semuda). Ma anche la miascia si prepara utilizzando il pane raffermo, così come le torte di pane diffuse nell’area montana. Scorrendo indietro nei secoli, troviamo il più autorevole esponente della storia della cucina lariana, il Maestro Martino da Como, che già nel XV secolo proponeva nei suoi ricettari molti esempi di cucina economica rurale, tra cui le “frictele de fior di sambuco” una “minestra di herbette”, giungendo persino a proporre una delle prime ricetta con il riso (che, a quel tempo, iniziava la sua diffusione nell’area tra Milano e Pavia anche grazie al coevo Leonardo Da Vinci): anche questo piatto è in forma di “frittelle” e si tratta di una sorta di “arancini” ante litteram.

 Dallo scambio di battute con i consumatori agli AgriMercati, si comprende che la cucina “antispreco” è una realtà consolidata e in crescita nelle abitudini dei cittadini: a casa, infatti, si adottano da tempo soluzioni multiple e diversificate per contenere lo spreco di cibo. La strategia più diffusa è quella di una spesa più oculata acquistando solo quello che serve. Ma sempre più spesso si torna all’antica tradizione italiana e contadina di usare quello che avanza per il pasto successivo. In 1 caso su 4 (25%) si cerca di fare più attenzione alla scadenza dei prodotti oppure riducendo le quantità acquistate, evitando così di riempire il carrello con cibo che non serve o che rischia di rovinarsi a forza di stare nel frigo o nella dispensa senza essere toccato.

Nonostante ciò il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici che ammonta ancora a circa 27 kg all’anno pro capite secondo Waste Watcher. Tra gli alimenti più colpiti svettano verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. Non si tratta quindi solo di un problema etico ma che determina anche – conclude Coldiretti Como Lecco – effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.

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Giovedì, 04 Febbraio 2021 15:36

COVID: IL CASO PREMANA DEVE FARCI RIFLETTERE

Che oggi non esistano (e forse non sono mai esistite) le isole felici lo sappiamo ed il Covid, che non ha avuto riguardi per nessuno, negli ultimi mesi ha ancor più rafforzato questa convinzione. Il problema (uno dei tanti) è che qualcuno pensa di viverci in un isola felice e si comporta di conseguenza.

Oggi si sta discutendo ovunque sul "caso Premana", dei 55 "soggetti in sorveglianza attiva" che sono una enormità sia pure considerando gli oltre duemila abitanti della capitale della Val Varrone, e si discute soprattutto sull'appello della Sindaca Elide Codega (che riportiamo qui di seguito) la quale non si è nascosta dietro a un generico "stiamo attenti" ma ha indicato i presunti "colpevoli" citando cene, festeggiamenti tra amici nonchè feste di adolescenti condite da alcol e, probabilmente, zero mascherine.

Oltre al fatto che non esistono isole felici, quest'ultimo anno ci ha insegnato che il cervello dell'uomo se da una parte è lastricato da buone intenzioni, da un'altra, un po' più scura, quando intravvede una via di fuga vi si getta a capofitto, e tanti saluti al Covid, alla prudenza, alla responsabilità e via di questo passo.

Domenica scorsa ne abbiamo avuta una riprova lampante che questo fine settimane forse non potrà ripetersi moltiplicata all'ennesima potenza solo perchè il tempo non sarà dei migliori. Diciamo per fortuna, ma poi verrà il bel tempo e l'ennesima prova del nove.

Precisando che non ci è chiaro dove fossero i genitori degli adolescenti in festa (forse in festa anche loro?), la Sindaca Elide ha opportunamente invitato tutti ad impegnarsi a rispettare le regole per superare il difficile momento.

Ora, è chiaro che le persone intelligenti dovrebbero diffidare questo manipolo di stupidi che può mettere in pericolo la salute di tante persone e contribuire a farci ripiombare ancora una volta dal giallo all'arancio o addirittura al rosso. 

Abbiamo scritto "diffidare" e non "difendere", e questo vale, ovviamente, per tutti i nostri paesi, nessuno dei quali, tornando al ragionamento iniziale, è un'isola felice.

 

"La situazione della diffusione del contagio a Premana, di cui avevamo già parlato sabato, sta man mano iniziando ad assumere livelli sempre più importanti.

Il rapporto ufficiale descrive una situazione con 45 soggetti in sorveglianza attiva, cui si aggiungono almeno una decina di casi che devono ancora essere implementati nel sistema di ATS.

Quindi, mentre l'andamento pandemico a livello nazionale denota un sostanziale miglioramento, Premana è in controtendenza con una diffusione del contagio preoccupante.

La preoccupazione più forte sta nel fatto che si è sostanzialmente perso di vista quale è il problema che si sta affrontando, ovvero questa malattia, con la sua contagiosità e la sua capacità di essere veramente pericolosa.

Dobbiamo quindi tornare ad essere responsabili nel non affollare i bar, come invece sta succedendo.

Dobbiamo evitare cene tra amici, ritrovi per festeggiamenti nelle case private con persone in numero superiore a quelle permesse.

Evitiamo anche, cari adolescenti e giovani, di organizzare partitelle di calcio alle Scuole Medie, oppure, come è successo sabato notte, di organizzare feste all'aperto, sempre alle Scuole Medie, con musica, alcool, ecc...

Sia chiaro che non si vuole demonizzare nessuno, ma non è con questo atteggiamento che si risolvono i problemi.

La voglia di uscire da questa pandemia è forte, tutti siamo stanchi di questa situazione, ma tutti abbiamo la responsabilità della salute nostra e degli altri.

La baldanza con cui trasgrediamo le regole, magari forti del fatto che questa malattia "con un po' di febbre se ne va", si deve infrangere di fronte al fatto che i soggetti più fragili (persone anziane, malati cronici, disabili, ...), a causa dei nostri comportamenti, possono davvero subire conseguenze tragiche.

Impegniamoci, prendiamoci le nostre responsabilità e superiamo questo periodo difficile.

Coraggio Premana, dobbiamo uscire da questa malattia."

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Giovedì, 04 Febbraio 2021 09:07

LA FINE DEI PARTITI

Diceva il grande Luigi Pirandello che l`unico Partito che era permesso ai suoi tempi, e a cui per qualche anno aveva pure aderito, il Partito Nazionale Fascista, era come "un grande tubo vuoto", dove ognuno poteva mettere tutto e il contrario di tutto.

Perfetta definizione, che gli costo` parecchio malumore dalle alte gerarchie littorie.
In effetti Mussolini nel 1919 (prima Adunata di Piazza San Sepolcro a Milano) voleva nazionalizzare le Banche e privatizzare tutti i beni della Chiesa Cattolica. Il Fascismo, al contrario di quello che credono gli epigoni odierni, spesso male informati, non aveva una ideologia precisa, ma si basava su un continuo "trasformismo" (e Mussolini se ne vantava pure !).

Stessa cosa si potrebbe dire oggi: la "grande ammucchiata" che si prepara a costruire Mario Draghi certifichera` la fine di ogni "revanscismo" ideologico: non a caso il Partito che piu` e` in crisi e` il Movimento 5 Stelle, l`ultimo Partito che ha tentato di darsi una base ideologica.

I 5 Stelle sono stretti nella tenaglia tra rimanere fedeli ai propri principi o adeguarsi, per salvaguardare una sproporzionata consistenza nemerica in Parlamento, alla nuova situazione.
Quelli che volevano aprire il Parlamento come una "scatoletta di tonno" stanno per diventare, come del resto gli altri gia` da tempo, il tonno nella scatoletta.

Ma allora il grande liquidatore delle Banche fallite sara` anche il liquidatore dei Partiti falliti ?

Vedremo il PD (che invero gia` dal 2007 e` un contenitore di tutto e di piu`) votare Quota 100 e la Flat Tax ? I 5 Stelle votare per il Ponte di Messina, che attirera` tangenti e infiltrazioni mafiose come le api al miele ?
Vedremo la Lega che votera` il Reddito di Cittadinanza (ops, pardon, l`aveva gia` votato nel 2018) ?

I Partiti, che non saranno piu` i rappresentanti di diverse istanze e classi sociali, con le loro bandiere e i loro colori saranno come gli stendardi che ipotizzava Dante nell`Antiferno, simboli inutili dietro cui correvano vanamente gli Ignavi ? Rosso, Giallo , Verde, tutto uguale ? Oppure correranno dietro quelle bandiere solo quelli che ne aspettano qualche beneficio (piu` probabile) ?

Qui siamo oltre il Trasformismo: siamo allo smarmellamento piu` totale di ogni partito, delle motivazioni ideali ( che parolona !) per cui delle persone dovrebbero unirsi sotto una bandiera comune.

Archiviamo definitivamente nei libri di Storia non solo Marx e Montesquieu, ma tutti i concetti derivanti dal Socialismo, Comunismo, Liberalismo ?
Bene, facciamolo: alle prossime elezioni i candidati si vanteranno di essere piu` belli e piu` bravi degli altri, ma tutti non avranno uno straccio di idea, se non qualche specchietto per le allodole.

Avanti popolo alla riscossa ? Ehia Ehia Alala` !

Viva Draghi e il nuovo Governo Ursula ! De Profundis per Salvini, Di Maio e Zingaretti !

Il Fascismo, nel senso del pirandelliano Tubo Vuoto, finalmente ha vinto per davvero (archiviamo anche il 25 Aprile) !

Un Partito unico, quello delle Banche e dei Lavoratori, a questo punto basta e avanza ( e sai che risparmio per le casse statali !)

 

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Giovedì, 04 Febbraio 2021 06:46

Zona gialla: riaprono al pubblico i musei di Lecco

in Cultura

Palazzo delle Paure, Villa Manzoni e Palazzo Belgiojoso e le mostre allestite

Riaprono al pubblico da martedì 2 febbraio, per effetto della ridefinizione dal punto di vista del rischio sanitario del nostro territorio regionale, i poli museali del Sistema Museale Urbano Lecchese. Le aperture saranno alternate e gli ingressi contingentati, per garantire a tutti una visita sicura. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il 335 5378189 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 (www.museilecco.org).

Visitabili martedì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18, oltre che mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10 alle 13, il Museo Manzoniano e la Galleria d'Arte Moderna di Villa Manzoni.

Accesso consentito a Palazzo Belgiojoso martedì e mercoledì mattina dalle 10 alle 13, mentre Palazzo delle Paure con la sua Fototeca e la mostra "Il Fiume Adda. Di immagine in immagine, tra tempo e luce", la Galleria d'Arte Contemporanea e l'Osservatorio Alpinistico Lecchese, resta aperto mercoledì dalle 14 alle 18, oltre che giovedì e venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.

La mostra “La Scapigliatura. Una generazione contro” allestita al Palazzo delle Paure aprirà il 10 febbraio e resterà aperta negli orari di apertura del polo museale descritti sopra. Per accedere sarà necessario prenotarsci scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

L’esposizione “Lotto, l’inquietudine della realtà” sarà visitabile, con prenotazioni su www.capolavoroperlecco.it a partire da martedi 2 febbraio. Gli orari di apertura al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17 e il giovedì dalle 9 alle 21.

"Ci auguriamo che questa riapertura - sottolinea l'assessore alla cultura el Comune di Lecco Simona Piazza - possa rappresentare un primo step nel quadro di un calendario di riaperture che dovrà vedere impegnate le istituzioni culturali di tutto il territorio nazionale, per una possibile ripartenza delle attività, degli eventi, delle iniziative e delle proposte culturali. Un passo importante, perchè crediamo nel valore della possibilità, per i cittadini, di ritornare a frequentare i musei e visitare le mostre in tutta sicurezza. In questa cornice anche il Si.M.U.L. permetterà a cittadini e visitatori di godere delle installazioni permanenti e delle grandi mostre allestite nei nostri poli museali".

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Giovedì, 04 Febbraio 2021 06:33

Frane e alluvioni, una minaccia per il territorio con il clima che cambia

Trezzi: “Nelle due province lariane è un problema reale. Va incentivato il ruolo dell’agricoltura come tutela e protezione di un territorio fragile”. In Italia 9 Comuni su 10 sono a rischio frane o alluvioni


Le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua si abbattono su un territorio reso fragile dalla cementificazione e dall’abbandono con più di nove comuni su dieci a rischio per frane o alluvioni. Nelle province nelle due province lariane, in particolare, i comuni con potenziale rischio idrogeologico medio alto sono oltre l’84% del totale (in dettaglio, l’84,8% nel Comasco e l’86,4% nel Lecchese). E’ quanto afferma la Coldiretti interprovinciale in riferimento agli ultimi fenomeni di dissesto idrogeologico che si sono verificati sul territorio.

Fortunato Trezzi, presidente Coldiretti Como Lecco: “L’agricoltura è a presidio del territorio, ma poco si può fare contro cambiamenti climatici di portata gigantesca, che interessano tutto il pianeta e si fanno ancor più incisivi nelle aree montane e alpine delle nostre province, dove l’equilibrio è ancor più delicato. Certamente è necessario incentivare l’attività agricola che, anzi, è minacciata in primis dalle conseguenze di un clima impazzito”.

Sono saliti a 7275 i comuni – sottolinea la Coldiretti – con parte del territorio in pericolo di dissesto idrogeologico in Italia. Il risultato è che – continua la Coldiretti – sono 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi in una situazione di incertezza determinata dall’andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall’abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. Per questo – continua la Coldiretti provinciale – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.

“Guardiamo al Recovery fund come a un’opportunità per intervenire e realizzare una grande rete di bacini di accumulo capace di garantire una costante disponibilità di acqua per l’agricoltura e la produzione di energia rinnovabile. Un esempio è il progetto che Coldiretti ha condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti per la messa in cantiere di una rete diffusa di invasi per consentire una regimazione delle acque che garantirà una riduzione dei danni causati dagli eventuali eccessi di ruscellamento, fornendo inoltre un contributo per l’approvvigionamento idrico per gli interventi antincendio e sostenendo inoltre la produzione di energie rinnovabili da fonte idrica”.

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Mercoledì, 03 Febbraio 2021 17:21

LA LOMBARDIA CHIEDE UNA DECISIONE SULLA RIAPERTURA DEGLI IMPIANTI SCIISTICI

“È prevista per questa settimana, ma non abbiamo certezza neppure su questo, la riunione del Comitato tecnico scientifico che dovrebbe approvare il protocollo che le Regioni hanno messo a punto per la riapertura degli impianti sci, accogliendo tutte le osservazioni avanzate dallo stesso Cts. Non abbiamo pertanto ragione di pensare che non lo approveranno”. A dichiararlo è l’assessore regionale alla Montagna, Enti locali e Piccoli Comuni, Massimo Sertori.

“Il Dpcm in vigore – continua Sertori – prevede la possibile apertura degli impianti sciistici il prossimo 15 febbraio. Il ministro Boccia ha dichiarato nell’ultima Conferenza Stato-Regioni che questa settimana avrebbero assunto una decisione definitiva in merito alla data. Essa diventa elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’economia di montagna”.

Secondo Sertori non ci sono più alibi. “Abbiamo una situazione epidemiologica migliore rispetto a una settimana fa. È stato predisposto un protocollo che prevede una serie di restrizioni anti-contagio per consentire un’apertura in totale sicurezza. Non ci sono più motivi ostativi rispetto all’apertura degli impianti il 15 febbraio”.

“L’auspicio – rimarca l’assessore – è che non solo il Cts formalizzi quello che di fatto è già nell’intesa, ma che lo faccia in tempi ragionevoli consentendo agli operatori di potersi organizzare con la ripartenza. Non salveremo certamente la stagione invernale, già fortemente compromessa – ha concluso – ma attenueremo il danno subìto da un comparto che ha molto sofferto per i risvolti della pandemia. Siamo in una fase in cui serve serietà, basta rimandare occorre fare delle scelte”.

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