A un anno dallo scoppio della pandemia che ha travolto l’economia mondiale, qual è lo stato di salute delle MPMI lecchesi e quali le previsioni per i prossimi mesi da parte degli imprenditori artigiani?
A rispondere al sondaggio promosso da Confartigianato Lombardia, oltre 250 micro-piccole imprese e imprese artigiane. Al centro della survey, tematiche quali la dinamica passata (2020) e futura (primi nove mesi 2021) del fatturato, previsioni di recupero livelli fatturato pre-Covid, strategie di risposta alla crisi, Superbonus 110%, effetto Brexit, digitalizzazione, Piano Transizione 4.0 e gap di genere.
“La fotografia che emerge dall’indagine che riguarda il nostro territorio – commenta Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco – è quotidianamente sotto gli occhi della nostra Associazione. Come risulta dai dati, constatiamo che una buona fetta di imprenditori che afferiscono alle aree più colpite dai vari lockdown e zone rosse, è riuscita a far fronte alla prima parte dell’emergenza grazie a un po’ di fieno in cascina derivante da gestioni oculate delle attività. Ma adesso la benzina sta terminando e davvero in molti non sanno più come andare avanti. La ripartenza è quindi necessariamente legata agli investimenti che il nuovo Governo farà sugli artigiani e sulle piccole e medie imprese che rappresentano il 94% del sistema produttivo. Non possiamo permetterci di attendere i tempi infiniti visti nel passato e non possiamo perdere la storica occasione di utilizzare bene le risorse del Recovery Plan per cambiare ciò che non va. Alle misure emergenziali a sostegno delle imprese colpite dalle restrizioni imposte dalla pandemia vanno fatti seguire rapidamente nuovi interventi strutturali: riduzione della pressione fiscale sui redditi Irpef e snellimento degli adempimenti tributari, riforma della Pa all’insegna della semplificazione e della gestione manageriale al servizio dei cittadini. Contemporaneamente ci aspettiamo investimenti in infrastrutture materiali e immateriali di collegamento delle persone, delle merci e delle informazioni, puntando sugli appalti ‘a Km zero’ e sugli incentivi, come il superbonus 110%, per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Per le piccole imprese – conclude Riva – va anche facilitato l’accesso a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e all’innovazione digitale e tecnologica, ai progetti di transizione ecologica e di internazionalizzazione, agli interventi per la formazione e il trasferimento d’impresa e di competenze ai giovani, a partire dal rilancio dell’apprendistato quale canale privilegiato di ingresso nel mondo del lavoro. Sono tutti temi su cui la nostra Associazione di categoria sta sviluppando alcuni servizi che definiamo “potenziati”, come il nuovo Sportello Casa e il nuovo Ufficio Estero presentato la scorsa settimana. Abbiamo numerose attività ai blocchi di partenza per essere ancora più vicini alle nostre imprese e sostenerle in quella che non stento a definire una vera e propria guerra”.
I dati più importanti della survey
Nel 2020 il calo medio complessivo del fatturato per le MPI lecchesi, rispetto al 2019, si attesta al -23,4% rispetto al 25,8% della media regionale. Per la prima metà dell’anno in corso le imprese prevedono invece una riduzione dei ricavi del -13,4%.
Le categorie di MPI che segnalano perdite più pesanti (superiori del 30%) di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 sono: trasporto persone, alimentari (rosticcerie/cibi d’asporto, birrifici, etc.), moda, area benessere 8acconciatorim centri estetici) e grafici. Sono le stesse imprese che prevedono di iniziare l’anno 2021 registrando variazioni tendenziali del fatturato negative e più ampie rispetto alla riduzione media.
Se le imprese di micro-piccola dimensione che esportano, nel 2020 rispetto all’anno precedente, segnano cali di fatturato in linea con quello medio, quelle che sia in modo diretto che in modo indiretto intercettano la domanda turistica registrano invece una riduzione più ampia, anche in questo caso superiore al 30%.
Aumenta l’incertezza e si allungano i tempi di recupero del fatturato pre-Covid – Rispetto alla capacità delle MPI di recuperare i livelli di fatturato pre-Covid, il 48,9% esprime incertezza rispetto all’andamento futuro del mercato e dichiara quindi di non essere in grado di prevedere quando avverrà il recupero. Incertezza che deteriora le aspettative degli imprenditori sulla base delle quali si parametra la domanda di lavoro e quella per investimenti.
La restante quota (51,1%) di imprenditori in media prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre-emergenza sanitaria entro la prima metà del 2022, più precisamente nel mese di marzo, spostando ancora in là il traguardo di recupero previsto per la seconda metà del 2021 (nello specifico nel mese di ottobre) nella survey precedente, svolta a settembre 2020.
Il 41,9% delle MPI lecchesi teme per la propria attività – Il 41,9 % delle MPI lecchesi risentono in modo particolare delle conseguenze della pandemia – domanda interna debole e in trasformazione, calo del potere d’acquisto dei consumatori finali, alternanza continua di chiusure e aperture – tanto da temere seriamente di riuscire a superare la prima metà dell’anno in corso. Si tratta di imprese vitali, che nonostante tutto sono riuscite a sopravvivere allo shock conseguente alla diffusione del virus fino ad ora, ma che adesso, trascorso quasi un anno, devono fare i conti con un mercato ancora non favorevole al loro business (trasporto persone, rosticcerie/cibo d’asporto, birrerie, etc.). Va tenuto conto che queste MPI, che oggi si trovano davanti un mercato che risente ancora delle limitazioni per il contenimento della pandemia, avrebbero quasi certamente ancora spazio nel mercato post pandemia.
Le MPI lecchesi pronte a cambiare per affrontare il futuro – Rispetto al prossimo futuro, l’ 80,1% delle imprese che hanno partecipato al sondaggio intende affrontare i prossimi mesi introducendo almeno un cambiamento, in particolare: ampliare il numero di committenti, attivare nuovi canali di vendita, produrre nuovi beni e offrendo nuovi servizi non connessi all’emergenza, entrare in nuovi mercati, diversificare la produzione, accelerare la transizione digitale e attivare nuove relazioni d’imprese (reti d’impresa, ATI, etc.) . Quote più elevate di MPI che intendono affrontare i prossimi mesi mettendosi in gioco e introducendo almeno un cambiamento si rilevano per panetterie, rosticcerie/cibi da asporto e ristorazione, taxi e NCC, pasticcerie, ICT Information and Communications Technology (servizi informatici), fabbricazione di macchinari, comunicazione, grafici e fotografi, bevande, distillerie e birrifici, moda (tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria) e noleggio autobus con conducente.
7 imprese su 10 appartenenti a questi settori risultano essere proprio le “principali vittime” dello shock pandemico, in quanto registrano cali maggiori di fatturato 2020 e quote più elevate di imprese che segnalano seri rischi di sostenibilità dell’attività fino a metà anno 2021.
Il 19,2% delle MPI intende usufruire di una o più misure del Piano Transizione 4.0 – La quota di MPI che esprime l’intenzione di voler usufruire delle misure e risorse messe in campo dal Piano Transizione 4.0 si attesta al 19,2%. Tra coloro che non intendono farne uso, un 5,5% ne ha usufruito in passato.
Sale la quota di MPI digitalizzate – Confrontando la quota di imprese che ricorreva (pre pandemia) e che ricorre (oggi, post pandemia) a uno o più strumenti digitali si osserva che a seguito del diffondersi del virus, tutti gli strumenti informatici hanno migliorato le proprie performance, in particolare l’uso di piattaforme per le canference call e la formazione online.
Superbonus 110%, visto come un’opportunità dal 39,7% delle MPI delle Costruzioni – Ad oggi il 7% delle MPI ha effettuato o prevede di effettuare ristrutturazione di immobili aziendali usufruendo del bonus 110%. Si tratta di attività allocate in condominio i cui soggetti titolari di reddito d’impresa possono usufruire del bonus in relazione alle spese sostenute per interventi realizzati sulle parti comuni degli edifici, qualora partecipino alla ripartizione delle spese in qualità di condomini.
Mentre dal lato dell’offerta la quota di imprese delle Costruzioni che ritengono il Superbonus 110% un’opportunità d’impresa si attesta al 39,7%. Delle MPI del settore il 13,8% ha già ricevuto segnali di mercato di utilizzo del superbonus, dai primi contatti e preventivi, fino all’inizio lavori. Tra queste, tuttavia molte imprese segnalano il ritardato inizio delle attività a causa di problemi burocratici, legati a sanatorie ad esempio, e la mancata risposta di uffici comunali e pubbliche amministrazioni. Va tenuto conto che tale difficoltà viene segnalata da quote maggiori di imprese che risiedono in comuni con oltre 10.000 abitanti.
Per il 20,1% delle MPI lecchesi le Olimpiadi potranno fare da volano per la ripresa futura – Per 1 MPI su 5 le attività preparatorie e l’evento stesso delle Olimpiadi 2026 potranno rappresentare un’opportunità di sviluppo per l’impresa. Tale quota si alza se consideriamo le sole imprese che intercettano direttamente o indirettamente la domanda turistica. A livello settoriale le MPI che vedono nell’evento un’opportunità anche di ripresa sono per lo più: Taxi e NCC, Noleggio autobus con conducente, Bevande, Distillerie e Birrifici e Comunicazione: grafici e fotografi. Quattro dei settori che hanno subito in modo più pesante lo tsunami pandemico.
Il Covid-19 contribuisce ad allargare il gap di genere – Le imprese femminili hanno subito una perdita maggiore di fatturato (-27,8%), calo dovuto anche al fatto che le imprese femminili si concentrano per lo più in settori fortemente colpiti dalla crisi Covid-19, per esempio quello del benessere e quello della moda. Va inoltre segnalato che tra gli imprenditori con figli e/o persone non autosufficienti di cui prendersi cura a segnalare di riscontrare maggiori difficoltà nella gestione sono proprio le donne (sono il 34,3% le imprenditrici con figli o altre persone di cui prendersi cura vs 23,8% degli uomini). Ciò influisce in maniera negativa sui risultati d’impresa, difatti le donne con figli e/o altre persone di cui prendersi cura che segnalano difficoltà nella gestione, segnano un calo di fatturato più elevato della media. Tale risultato è anche conseguenza del fatto che i servizi a disposizione, di supporto alle attività di cura, non risultano in molti casi pienamente soddisfacenti.