Silea ricorda come gestire i rifiuti domestici per le persone in quarantena
VADEMECUM CORONAVIRUS A PARTIRE DAL 1° LUGLIO 2020
COME GESTIRE I RIFIUTI DOMESTICI
PER LE PERSONE POSITIVE AL TAMPONE O IN QUARANTENA OBBLIGATORIA
VADEMECUM CORONAVIRUS A PARTIRE DAL 1° LUGLIO 2020
COME GESTIRE I RIFIUTI DOMESTICI
PER LE PERSONE POSITIVE AL TAMPONE O IN QUARANTENA OBBLIGATORIA
In Allegato potete scaricare gli orari della linea autobus SAB D 35 LECCO-PREMANA e -PREMANA-LECCO a partire dal 20 Gennaio 2021
sulla SuperstradaSerpentone di auto sulla Superstrada (Viale Zara) in arrivo verso Lecco domenica mattina alle ore 11,30.
La coda si e` snodata da Monza fino a Lecco e oltre
VALSASSINA (LC) – Sono tre gli interventi effettuati in poche ore nella giornata di oggi, domenica 28 febbraio 2021, dai tecnici della Stazione Valsassina e Valvarrone, XIX Delegazione. Il primo alle 12:20, quando la centrale dei Vigili del fuoco di Lecco ha richiesto l’ausilio della squadra di Barzio per l’individuazione e il recupero di una escursionista. La donna aveva perso il sentiero ed era in difficoltà nella zona tra il Rifugio Pialleral e la chiesa di San Calimero, nel comune di Pasturo. Quattro tecnici sono partiti e hanno raggiunto la zona; nel frattempo, l’escursionista ha richiamato, informando di essere stata raggiunta da un gruppo di escursionisti di passaggio, che l’hanno poi aiutata a ritornare verso la zona di Cornisella.
Il secondo intervento alle ore 12:30; la centrale SOREU dei Laghi ha attivato il Soccorso alpino per il recupero di un escursionista che si era procurato una sospetta lesione alla caviglia, mentre scendeva da Biandino verso Introbio. L’infortunato, un uomo di circa 40 anni residente a Milano, è stato raggiunto dalla squadra tecnica della Stazione Valsassina e Valvarrone e da un sanitario del Cnsas. L’uomo è stato immobilizzato e stabilizzato; dopo una prima valutazione sulle sue condizioni, è intervenuta l’eliambulanza di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza), decollata dalla base di Villa Guardia di Como. L’intervento si è concluso alle ore 15:30, con il trasporto del ferito all’ospedale di Lecco.
Durante l’intervento precedente è arrivata una terza richiesta di soccorso, poco dopo le 13:00, per uno sci-alpinista di 55 anni che è caduto e si è fatto male a una gamba, mentre sciava con un amico. Si trovavano nei pressi dell’arrivo della seggiovia “Fortino”, ai Piani di Bobbio, nel comune di Barzio. In questo caso è intervenuto direttamente l’elicottero di Areu, decollato da Bergamo. A supporto, una squadra di tecnici si trovava in piazzola, pronta per essere imbarcata in caso di necessità.
In questi ultimi tre giorni, anche per la presenza di moltissime persone che vanno in montagna, sul territorio di competenza della Stazione della Valsassina sono stati effettuati sei interventi di soccorso, con il recupero di ben cinque escursionisti illesi, che avevano perso l’orientamento e poi si sono trovati costretti ad allertare i soccorsi.
Una guaritrice del Fuoco di Sant'Antonio in Brianza, la quale sta utilizzando foglie di rosa.
👉Medicina popolare: saperi terapeutici, magia e religione al servizio della comunità
Noi, oggi, guardiamo alle pratiche della medicina popolare con lo sguardo della medicina ufficiale occidentale che le fa apparire vane o ridicole. Questi interventi, tuttavia, avevano un effetto positivo sul paziente: anche la dimensione comunitaria e la solidarietà umana, infatti, erano rimedi essenziali per affrontare la malattia che colpiva una persona vicina.
È importante notare come le ricerche condotte nella nostra zona sulle pratiche di medicina popolare tradizionale incontrano quasi sempre saperi riservati o segreti che, proprio per questa esclusività, fanno pensare alla ‘magia’. Ciò che si coglie osservando i guaritori o parlando con essi è, però, un riferimento costante a formule e a figure di tipo religioso: da un lato, il dono da cui deriverebbe ciò che le donne sanno fare con la diagnosi e/o con la cura, secondo i loro racconti, deriva da un esponente del clero; dall’altro, le preghiere più comuni della liturgia cattolica, recitate dal paziente, sembrano avere un ruolo fondamentale per rendere efficace ciò che la guaritrice ha fatto con i gesti e con le orazioni inaccessibili.
Si è ipotizzato che queste pratiche segrete, specialmente nei secoli scorsi sospettate di essere magiche o demoniache, abbiano avuto bisogno di tutelarsi da possibili sospetti di stregoneria. Da qui il legame evidenziato con la religione ufficiale, i suoi protagonisti – preti o santi – e i suoi riti.
Elisa Colombo, ricercatrice del Museo Etnografico dell'Alta Brianza
Puntuali e circostanziati come sempre, gli interventi di Riccardo Benedetti ed Enrico Baroncelli sul turismo in valle hanno ben collocato il dito della critica sulla piaga del “non fatto” e del “troppo detto”. Consuetudine, questa, tipica di una onnidiffusa classe politica, non solo locale, impegnata a gestire la cosa pubblica con supponente arroganza e sostanziale assenza di idee.
Certo, ormai da decenni Milano è andata ben oltre l’ambito della città metropolitana per assumere estensione e contorni della Città Regionale di cui scrive Baroncelli. Altrettanto certamente le strutture di accoglienza valsassinesi non sono in grado di accogliere i flussi turistici neppure in circostanze normali. Men che meno oggi che l’ondata epidemica spinge verso l’aria pulita dei nostri monti migliaia di cittadini.
La foto di apertura scattata ieri mattina alle 9.40 ai piedi della Grigna settentrionale racconta di una situazione insostenibile: a quell’ora erano circa 200 i camminatori in marcia verso la vetta o una meta intermedia. Si tratta ovviamente di un anticipo credibile di quanto prevedibilmente accadrà anche oggi non solo sul versante est del Grignone ma lungo gli itinerari escursionistici dell’intera valle. E almeno metà degli escursionisti si saranno certamente fermati per rifocillarsi negli unici due rifugi presenti lungo il percorso.
Domenica scorsa in val Varrone abbiamo contato 84 persone procedere verso il rifugio Casera Vecchia. Chi ritiene che le cose siano andate diversamente in val Biandino o ai piani di Bobbio, alzi la mano. E oggi si replica. Con buona pace delle sacrosante misure anti covid adottate da governo e regioni. Le gride inascoltate di manzoniana memoria oggi si riassumono in un acronimo: D.P.C.M.
Ma chiedere a gran voce interventi e progetti in grado di sostenere lo sviluppo della vocazione turistica della valle ha un senso “forte” se ci si chiede anche di quale turismo stiamo parlando e se si ammette che ormai da decenni i soggiorni in valle sono confinati in una sorta di mordi e fuggi, dovuto, anche se non soprattutto, alla vicinanza delle grandi strutture urbane. Se si escludono le eccezioni legate al periodo agostano, natalizio e pasquale, il flusso turistico valsassinese si concentra soprattutto nei fine settimana. E in caso di assenza di neve, neppure quello.
Non possiamo guardare a Cortina o al Sestriere per disegnare un modello di accoglienza che non potrà mai rispondere alle possibilità reali della valle. Il più grande albergo ancora in funzione, l’hotel Ballestrin di Barzio, resta chiuso per gran parte dell’anno e dispone di appena 50 camere. Quanti sono i “condomini fantasma” costruiti negli Anni 60 che oggi versano in stato di animazione sospesa lungo tutto l’altopiano? Non c’è dubbio che sarebbe auspicabile una più capillare diffusione dei B&B per rispondere con modalità più flessibili alle necessità di un turismo non più “stanziale”. Il fatto è che il turismo, questo turismo, è sempre più condizionato dai mutamenti climatici, per definizione non orientabili, e da esigenze sempre più spesso contingenti legate a circostanze quasi mai prevedibili. Come la pandemia, appunto. La pur necessaria programmazione, come tutte le programmazioni, conosce limiti inevitabili.
È vero: la “eccessiva frammentazione amministrativa” ha le sue responsabilità come ne ha la “mancata programmazione generale degli interventi”. Ma occorre preliminarmente individuare il target verso il quale indirizzare la necessaria progettualità. Ben venga il “potenziamento delle biblioteche e dei pochi musei esistenti”. Più difficile, a mio avviso, il contingentamento del traffico privato verso la valle. Come praticare nei fatti il “numero chiuso” per le automobili dei non residenti? Lo sviluppo del trasporto pubblico locale non può essere sufficiente se non in un’ottica, appunto, di “Città Regionale”. Ma allora il coinvolgimento della struttura politico amministrativa con sede a Palazzo Lombardia e del Comune di Lecco diventa inevitabile.
Un’ultima osservazione. Ricordate il progetto ventilato qualche anno fa, di una mega struttura commerciale e di terziario da realizzare sui piani di Pasturo e collegata a una nuova funivia per i Piani di Bobbio? Anche in quel caso si invocava a gran voce la necessità di supportare con interventi adeguati lo sviluppo del turismo in valle. Tutto è (fortunatamente) tornato nel silenzio. Mentre nei prati, lungo i sentieri prealpini e ai bordi della pista ciclabile spuntano come funghi lattine di birra, bottiglie di plastica, mascherine chirurgiche e altre piacevolezze residuali dei nostri pandemici e sfortunati week-end.
Elio Spada
BARZIO (LC) - Intervento Sabato sera per la Stazione di Valsassina - Valvarrone della XIX Lariana del Cnsas (Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico). Alle 18:50 è arrivato l’allertamento per un gruppo di quattro giovani di Vimercate (MB). Stavano rientrando e si trovavano più o meno a metà strada tra Barzio e i Piani di Bobbio. Avevano perso l’orientamento e il sentiero; sentendosi in difficoltà, hanno pensato di chiedere aiuto. Sono subito partite le squadre di tecnici Cnsas e i Vigili del fuoco, che li hanno rintracciati poco dopo, illesi. Infine, li hanno accompagnati a valle. L’intervento si è concluso in un paio d’ore.
Sul muro della casa sul pozzo, da questa mattina, c’è una gigantografia che ricorda e chiede libertà per Zaky. Un anno fa la comunità di via gaggio aveva posto sulla sede del Comune di Lecco due strisce gialle con la scritta verità per Giulio Regeni e libertà per Zaky. Ora rilanciamo questa dichiarazione perché doppiamente feriti, dall’uccisione di Giulio e dalla carcerazione di Zaky. Uno di noi perché le loro storie sono il racconto che altre migliaia di giovani stanno subendo in molte parti del mondo. Noi ci sentiamo solidali.
La comunità di via gaggio
Cgil, Cisl e Uil esprimono solidarietà al sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e condannano fermamente le frasi ingiuriose comparse questa mattina su alcuni muri della città. E, al contempo, invitano tutte le persone a firmare la proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista.
Quanto avvenuto oggi a Lecco, così come successo un mese fa fuori dalla sede dell’Anpi provinciale, non deve essere banalizzato. Se qualcuno pensa di poter utilizzare le sofferenze e le paure delle persone in un periodo così difficile, per creare condizioni di divisione del Paese, troverà l’opposizione delle organizzazioni sindacali unite.
Dobbiamo continuare a diffondere la cultura del rispetto dell’altro, intervenendo contro ogni ingiustizia, piccola o grande che sia. Questo per difendere la democrazia, come partecipazione attiva in libertà. È per questi valori che non dobbiamo farci influenzare da niente e nessuno.
Dobbiamo stare in campo con tutte le necessarie energie che abbiamo a disposizione, per evitare che tempi passati possano ritornare.
La pioggia continuava.
Era una pioggia perenne
una pioggia dura e fumante,
una pioggia ch'era un sudore;
Ray Bradbury, “Pioggia senza fine”
Una prova d’amore che supera ogni confine, nello spazio e nel tempo.
Due elementi, soprattutto, mi pare debbano essere sottolineati nel romanzo di Ichikawa. Il primo, decisamente inatteso, riguarda il contesto nel quale si muovono i protagonisti: un Giappone “inesistente”, totalmente privo delle caratteristiche tipiche della cultura, degli usi e costumi del Sol levante. Il secondo attiene la natura stessa della narrazione, la sua forma, in senso aristotelico, che coincide sic et simpliciter, con la sostanza del processo narrativo. Partiamo dal secondo oggetto della nostra attenzione. Ci troviamo di fronte, senza dubbio, ad un romanzo di fantascienza. O, meglio, si tratta “anche “, forse soprattutto, di un romanzo di fantascienza. L’elemento decisivo, a questo proposito, risulta essere il “viaggio nel tempo” di Mio. Un viaggio fisico, non psicologico né soltanto ipotizzato o fantastico, che determina interamente forma e sostanza del narrare e del narrato.
Con la storia dolce, intensa, drammatica di Mio, Takumi e Yuji, del loro indistruttibile amore, del loro dolce-amaro destino, il lettore viene introdotto infatti in una dimensione indecifrabile. Le vicende umane di cui si delineano i percorsi sfiorano fino a toccarla e a farne parte integrante, l’impossibile coincidenza di due realtà adiacenti ma reciprocamente “altre”. Per un lungo istante (di tempo? di spazio? d’amore?) due universi (stavo per dire paralleli) convergono spezzando la rigorosa natura euclidea del reale. Il nuovo nasce così, nella realizzazione di un impossibile ritorno, di un sogno talmente realistico da risultare vero. In perfetta aderenza con la concezione asimoviana della S. F. la quale “…sogna, sì, ma sogna il possibile o, piuttosto, il non-impossibile” (Isaac Asimov, “Dodici volte domani” pag. 26; SFBC, 1964.)
Di quest’ultima specie fanno senz’altro parte i cosiddetti viaggi nello spazio-tempo. Forse il ritorno di Mio appartiene all’universo dei sogni, alla loro natura, al loro significato. Nonpertanto risulta concretamente meno “fisico”. E reale come il gioco intenso ed inesauribile di sentimenti che diventano passione per trascorrere spesso in suggestioni malinconiche. Inevitabile che il ritorno di Mio costituisca la conditio sine qua non e, insieme, cifra ed enigma della storia che si dipana in un Giappone (approdiamo qui al secondo elemento costitutivo del romanzo) quasi invisibile, dai contorni nettamente occidentali, addirittura spesso mediterranei. Takumi mangia italianissimi spaghetti al ragù, non sushi.
I suoi riferimenti culturali non attingono ai fondamenti della tradizione nipponica ma alle origini del pensiero occidentale. Cita, Takumi dalla psiche fragile ma capace di esprimere come causa finale un amore letteralmente immortale, Platone e Aristotele. Si esprime, qui, l’assenza totale del mondo rigoroso fino alla rigidità dei samurai; la visione fondamentalista dell’onore e della forma di una società arcaica ormai scomparsa e, comunque, solo oleografica. Il Giappone di Ichikawa si riduce al futon e alle scarpe lasciate davanti alla porta, Nulla emerge, lungo il percorso narrativo, di contiguo alla tradizione spietata della società del seppuku e dei kamikaze senza macchia il cui rigore sacrificale Mishima ha più volte descritto indicando la soluzione radicale dell’umano nell’abolizione dell’uomo, nel respingimento della vita in nome della morte. Mio, invece, respinge la morte in nome della vita. Fin dove le è concesso.
Si realizza, con inatteso ritorno, il senso apotropaico di un profondo misteryum fidei nel quale la fede non riguarda il divino ma il sogno umanissimo d’amore che trascorre impetuoso ad animare una minuscola ma possente trinità.
Takumy lo sa bene (anche se, come dice Yuji, lo scopre “poco a poco”) che sta provando “attrazione per uno spirito.” È un dolcissimo fantasma che si materializza sotto una fitta pioggia: minuscole lacrime lustrali e fecondatrici in grado di dissolvere la morte. Mio, però, non risorge ma rinasce; per questo non ha più memoria e deve imparare quasi tutto daccapo l’alfabeto degli affetti e dei sentimenti. Non compie, Mio, una misteriosa e divina reincarnazione. Semplicemente torna a prendersi cura dei suoi. Ad amare. Il pianeta Archivio può attendere.
Non si assiste all’inizio di una fiaba bensì al principio di una storia, vera (anche se sprovvisto di realtà) come lo è ogni storia umana per la quale il sogno, privo di cronicità, è condizione essenziale di sopravvivenza. Fantascienza pura nella quale non agiscono miracoli ma solo eventi imprevedibili o molto improbabili; sempre teoricamente possibili. Perché, come spiega Sergio Solmi in un eccellente saggio del 1959 “La science fiction non è profezia ma una proiezione appassionata dell’oggi su un avvenire mitico: e per questo aspetto partecipa della letteratura e della poesia”. (“Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza”, XX; Einaudi). Avvenire mitico ma anche passato prossimamente atteso. Mio è il passato che si fa futuro mitologema copernicano dell’amore. Con accenti futuristi presenti dell’ansito della vecchia distilleria abbandonata che lancia messaggi incomprensibili, arcane litanie.
A ben vedere c’è molto più Oriente in quel pezzo di muro superstite di un altro antico opificio che sorregge e incornicia un porta chiusa sul nulla di un passato ormai privo di senso apparente. Come quel numero 5. Come quella cassetta postale in vuota attesa di un messaggio. Non facciamoci ingannare. Quel muro, quella porta, quel numero, quella cassetta abbandonata costituiscono un poderoso simbolo dell’attesa e dell’oggi. Lì, davanti all’inutilità presunta del passato, nasce l’impossibile realtà di un presente partorito dal futuro che ne costituisce insieme causa finale ed efficiente.
Anche se il punto di librazione che indica la perfetta equidistanza (eraclitea coincidenza) fra vita e morte, non può manifestarsi in eterno. Se non ci fosse una lettera a certificare l’evento, si tratterebbe di puro marasma onirico. Ma quelle righe manoscritte ci sono e generano la risposta. Ecco perché la cassetta postale, che annuncia un avvento e un ritorno. Muro e porta rappresentano il diaframma che separa/unisce questo mondo e quell’altro; il pianeta Terra e il pianeta Archivio, l’improbabile e il possibile. In fondo l’enigma della vita è identico al mistero della morte. E dell’amore. Leggete questo romanzo. Poi procuratevi “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera” del cineasta sudcoreano Kim Ki-Duk, scomparso qualche mese fa a 59 anni. Guardatelo con attenzione e capirete forse perché la pioggia cade su ogni pagina del bel romanza di Ichikawa.