Nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale sul secondo semestre 2021, lo spaccato riguardante le imprese di Lecco e di Sondrio è in linea generale sovrapponibile al quadro complessivo tracciato dai Centro Studi per le tre province (Lecco, Sondrio e Como).
“Sulla scia di quanto rilevato per i primi sei mesi dello scorso anno, continua la fase di ripresa delle attività - sottolinea il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva, a commento dei dati - ma crescono anche gli elementi critici: al rincaro delle materie prime, accompagnato peraltro dalle difficoltà nell’approvvigionamento e dal moltiplicarsi dei costi di trasporto, si è come noto unita un’impennata dei prezzi di gas ed energia elettrica che non accenna ad attenuarsi”.
“Siamo ovviamente soddisfatti per gli indicatori in aumento - prosegue il Presidente Riva - ma temiamo che le prospettive di crescita vengano ridimensionate a causa dei rialzi che stanno mettendo in difficoltà tutta l’industria italiana, con erosione dei margini e ricadute sui listini che generano un effetto a catena. In questa situazione vogliamo però conservare l’ottimismo guardando al futuro, come conferma il sentiment espresso dai colleghi imprenditori con aspettative di segno positivo, e soprattutto confidiamo che il Governo introduca interventi sia di effetto immediato sia strutturali, guardando oltre la stretta congiuntura”.
“A fare da corollario all’andamento positivo degli indicatori, anche i livelli occupazionali sono buoni, con una prevalenza delle stime di crescita per il prossimo periodo” - commenta il Direttore Generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori. “Paradossalmente - prosegue - la difficoltà sta attualmente nel trovare sul mercato del lavoro le competenze da inserire in azienda. Un tema non nuovo, purtroppo, che sta raggiungendo livelli tali da rischiare di diventare un vero freno per la crescita. Questo anche considerando che le transizioni energetica e digitale hanno avviato un cambiamento epocale e per gestirle sono e saranno fondamentali non solo l’implementazione tecnologica, ma anche con lo sviluppo delle skill, tecniche e trasversali, dei lavoratori”.
DOMANDA
Per le imprese di Lecco e Sondrio l’indicatore associato alla domanda mostra variazioni divergenti rispetto ai due orizzonti temporali di analisi.
Sul fronte tendenziale si registra una variazione del +14,9%, in linea con quanto esaminato a livello congiunto. A livello congiunturale, invece, il dato rilevato si attesta al -1,9%, disattendendo le previsioni formulate in occasione del precedente Osservatorio e indicanti +1,6%. La performance negativa dipende principalmente dal calo degli ordinativi, seppur di entità limitata, indicata dalle realtà di medie dimensioni mentre quelle fino a 50 occupati hanno evidenziato sostanziale stabilità.
La diminuzione congiunturale della domanda dovrebbe essere colmata nel corso dei primi sei mesi del 2022; le realtà lecchesi e sondriesi prevedono infatti un aumento del 9%.
ATTIVITA’ PRODUTTIVA
Si registrano incrementi della produzione sia rispetto alla prima metà dell’anno, sia rispetto al corrispondente semestre 2020.
Nel dettaglio, la variazione congiunturale risulta pari al +1,7%, dato che soddisfa solo in parte le previsioni formulate a metà anno (+3,9%).
Il dato tendenziale misurato attraverso il confronto con i livelli del semestre luglio-dicembre 2020 si attesta invece al +10,4%.
Anche in questo caso, le aspettative sull’andamento della produzione nella prima metà del 2022 indicano un miglioramento, con una crescita dell’attività che dovrebbe attestarsi ad oltre sette punti percentuali (+7,1%).
La capacità produttiva mediamente impiegata tra luglio e dicembre 2021 risulta pari all’82,1%, dato che conferma i livelli registrati per i sei mesi precedenti.
Al pari di quanto esaminato per il campione delle realtà dei tre territori globalmente considerati, il quadro della produzione risulta generalmente equilibrato.
Le realtà di medie dimensioni indicano un tasso di utilizzo (82,9%) di poco superiore a quanto registrato dalle imprese fino a 50 occupati (81,4%) mentre, con riferimento ai settori di attività, si rileva un impiego dell’85,2% per le metalmeccaniche, del 81,3% per le tessili e del 78,5% per gli altri settori non precedentemente considerati.
L’outsourcing produttivo determina un contributo aggiuntivo alla produzione pari a circa quattordici punti percentuali (13,8%) ed è legato principalmente a partner nazionali (9,7%).
FATTURATO
Anche l’indicatore associato al fatturato mostra un incremento nel secondo semestre 2021; i dati rivelano infatti crescita che interessa sia il fronte tendenziale, sia il versante congiunturale.
Il confronto con il semestre luglio-dicembre 2020 mostra un incremento di quasi quindici punti percentuali (+14,7%), in prosecuzione dell’aumento che era stato registrato nella prima metà del 2021 rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (+19,3%).
La variazione registrata rispetto al semestre gennaio-giugno 2021, quando era stato rilevato un aumento del 10,5% sulla seconda metà del 2020, si attesta invece al +3,1%.
Sono positive le prospettive per l’andamento delle vendite nel primo semestre 2022; le realtà di Lecco e di Sondrio rivelano fiducia e comunicano di attendersi un ulteriore aumento del 6,8%.
L’internazionalizzazione rappresenta, come ampiamente noto, una delle leve strategiche delle aziende lecchesi e sondriesi; tra luglio e dicembre 2021 la quota di fatturato realizzato oltre i confini nazionali è risultata pari al 37,4% del totale.
Quasi la metà delle esportazioni, una quota pari al 18,6% delle vendite totali, è diretta verso gli stati dell’Europa Occidentale, area che rappresenta, anche in questo caso, il principale mercato di riferimento estero. Le merci realizzate dalle aziende di Lecco e di Sondrio sono dirette anche in Est Europa (4,4% del fatturato totale), negli Stati Uniti (3,7%), in Asia Occidentale (2,7%), nei BRICS (2,6%) e in America Centro-Meridionale (1,3%).
Durante il trimestre ottobre-dicembre 2021 le realtà lecchesi e sondriesi hanno confermato dinamiche favorevoli per il fatturato, sia a livello domestico, sia per l’export.
Le vendite italiane sono cresciute per il 62,6% del campione, sono risultate stabili per un’azienda su quattro (25,2%) mentre sono rallentate per il restante 12%.
Il fatturato al di fuori dell’Italia è cresciuto per il 45,8% delle aziende, è stato stazionario per il 34,6% mentre è diminuito per il rimanente 19,6%.
MATERIE PRIME
Tra luglio e dicembre 2021 i prezzi delle commodities hanno continuato ad aumentare, accompagnate dalle difficoltà di fornitura.
Quasi nove realtà su dieci (87,1%) hanno rivelato di aver visto crescere i listini dei propri fornitori tra luglio e settembre; la quota è salita al 96,9% nell’ultimo trimestre dell’anno.
Per il 95,1% del campione l’incremento dei costi di approvvigionamento ha determinato impatti significativi sui costi di produzione e, poiché non è stato possibile riversare interamente tali aumenti sui clienti, ha anche causato la riduzione della marginalità aziendale.
Lo scenario è stato ulteriormente complicato dal persistere di fenomeni distorsivi che erano stati già rilevati nella prima parte dell’anno. In particolare, l’estensione dei tempi necessari all’approvvigionamento ha penalizzato il 92,6% delle realtà del campione, la riduzione delle quantità effettivamente consegnate rispetto a quanto richiesto ha aggravato la situazione per oltre due aziende su tre (68,4%), mentre il peggioramento della qualità delle forniture ha interessato il 14,8%.
L’aumento delle quotazioni delle materie prime, con il rincaro delle forniture energetiche a partire dagli ultimi mesi del 2021, ha determinato, o sta determinando per il nuovo anno, un adeguamento al rialzo dei prezzi di vendita dei proprio prodotti per oltre tre realtà su quattro (78,7%), mentre una riduzione dei margini di profitto per il 53,5% delle aziende.
OCCUPAZIONE
Per la seconda metà del 2021 il quadro è caratterizzato da diffusa stabilità, così come comunicato da circa due realtà su tre (62,9%). Coerentemente con quanto esaminato a livello congiunto, i giudizi di espansione dei livelli occupazionali (26,9%) risultano più ampi rispetto a quelli indicanti un calo (10,2%).
L’occupazione è attesa crescere nel corso del primo semestre del nuovo anno da oltre due realtà su cinque (45,5%), dovrebbe rimanere stabile per il 51,3% mentre ridursi per il rimanente 3,2%.