RADETSKY, FRANCESCO GIUSEPPE E IL CAVALLO (SEQUESTRATO) DI ANGELO ROSSI
"INTROBBIO VALSASINA 24 LUGLIO 1853
"A Sua Eccellenza Illustrissima Feldmaresciallo Josef Radetzky
Governatore Regno Lombardo Veneto
Per conto di Sua maesta` Imperiale Francesco Giuseppe
Illustrissimo Governatore
Chiedo scusa per la mia richiesta che fara` forse perdere il suo Tempo prezioso da un humile cittadino da sempre fedele servitore dell`Impero. Ma vorrei sottoporVi questa Supplica per un fatto increscioso accadutomi giusto un anno fa, e che da allora non mi fa piu` prendere sonno.
Si tratta di un mio cavallo, a cui ero particolarmente affezzionato, un bellissimo Bajo di colore marrone scuro, che mi e` stato a mio parere ingiustamente sequestrato da due ufficiali della Guardia Imperiale Austriaca, senza darmi la possibilita` di redimerlo e riscattarlo, per via di alcuni piccoli debitucci che havevo da pagare.
La prego quindi Vossignoria e Supplico con il cuore in mano, di poterlo redimere e riportare a casa il mio cavallo".
Questa era una delle ormai innumerevoli lettere che Angelo Rossi, gia` possidente benestante con residenza a Introbio, ma con case e terreni di proprieta` anche a Primaluna, Cortenova e Val Biandino, oltre che la Miniera di Barite a Cortabbio, aveva inviato per tentare almeno di farsi restituire il suo magnifico cavallo a cui era affezionatissimo.
Oh quante volte erano andati insieme su e giu` per la Valsassina, in splendide galoppate sul Pioverna o sulla Grigna, a Bajedo, a Barzio, sul sentiero per Bobbio o su quello per Madonna di Biandino, anche quando andavano a pregare per ringraziare la Madonna dall`averli recentemente preservati dal Colera !
C`era un rapporto particolare tra lui e Bajo: quante volte gli aveva accarezzato la criniera, si era preso cura di lui e non voleva che nessun altro dei suoi stallieri lo facesse, pulendogli la schiena, la coda, lisciandogli tutto il pelo !
Si capivano al primo sguardo, era un cavallo intelligentissimo, non c`era bisogno di spronarlo piu` di tanto quando il padrone aveva fretta e doveva arrivare ad un appuntamento, oppure poteva permettersi di trotterellare tranquillamente e di godersi il panorama.
Ma un giorno tremendo tutto questo era cambiato.
"Fedele servitore di Sua Maesta` Imperiale ?" - il Vice Capo della Polizia Austriaca Karl Woldstein, nel suo ufficio di Milano, aveva riso sotto i lunghi baffoni neri e ricurvi che gli incorniciavano la faccia-. " Nein - grido` al luogotenente, ma chi vuole prendere in giro questo banditen ? ".
"Lo sanno tutti che il signor Angelo Rossi e` un simpatizzante della Carboneria italiana, che e` cugino di quello strano ingegnere di Introbbio, Giuseppe Arrigoni, che invece di occuparsi di ponti e di case e` andato in strada a Milano a sparare ai nostri soldati nel Marzo 1848, e ora si nasconde in Svizzera !"
"Nein - grido` ancora piu` forte il Capo della Gendarmeria di Lecco, Kurt Menstein : e` pure amico di quel cospiratore mazziniano, Felice de Vecchi, che sta costruendosi una villa a Cortenova per tramare segretamente e sobillare il popolo contro il nostro Augusto Sovrano. Fa parte di quella cerchia di nemici dell`Austria, che vorrebbero vedere crollare il nostro Impero millenario voluto da Dio ! ".
Per farla breve, non gli risposero neppure. La verita` e` che anche Angelo Rossi era entrato nel mirino della inflessibile Polizia Asburgica.
Una volta ritornati in Lombardia, dopo la definitiva sconfitta del Re di Savoia Carlo Alberto a Novara nel 1849, gli Austriaci avevano deciso di farla ben pagare ai gia` rivoltosi "milanesi".
Percio` si erano messi non solo a controllare ogni movimento sospetto (a chi sgarrava carcere e corda, quella della forca) ma anche vecchie carte e certificati di proprieta`.
Era ritornato in auge il Catasto detto Teresiano, stabilito su misure effettuate alla meta` del Settecento, piu` di un secolo prima. "Avete pagato le Tasse dovute in relazione alle vostre proprieta` catastali ? Ah furbetti, pensavate di fare i furbi e di non pagarle piu` ? Noi le rivogliamo a partire dal 1840, tutte quante ! E la Tassa sull`Imbotato ? Era stata abolita dall`Imperatore Giuseppe II settanta anni fa ? Fa niente, noi la rimettiamo ! E la tassa sui passaggi di proprieta` ? E quella sulla Successione ? E la Decima dovuta alla Chiesa ? Questi terreni noi ve li sequestriamo, cosi` imparate a fare tanto i "rivoltosi". Kaputt e basta !"
"I terreni prendetemeli pure, ma il cavallo no !" . Cosi` aveva gridato Angelo Rossi quando due gendarmi in uniforme bianca si erano presentati alla sua porta, le sciabole alla cintura e il fucile a tracolla bene in vista.
"Bajo no, Bajo no, vi prego !"
Inflessibili e teutonici, gli ripeterono per l`ennesima volta che loro avevano l`ordine di sequestragli il cavallo !
"Il cavallo no, vi prego ! Sentite ! " disse guardando indietro verso la moglie Evelina.
"Vi do` cinque scudi d`oro a testa (una bella somma per quel tempo), ma lasciatemi il cavallo".
Evelina intanto era corsa in camera a prendere gli scudi d`oro.
I due ufficiali, di origine croata, si guardarono scambiandosi uno sguardo di disgusto. Proprio patetici questi Italiani: cercavano pure di corrompere due soldati di Sua Maesta` !
"Herr Rossi - gli risposero - facciamo finta di non aver sentito, altrimenti dovremmo arrestare pure lei ! Ci dia il cavallo e basta, altrimenti dovremo ricorrere alla forza !".
Per un attimo l`idea passo` nella testa di Angelo Rossi. Morire per un cavallo ? No, non si poteva. Chi avrebbe guardato a sua moglie Evelina e soprattutto ai suoi figli ? I soldati erano armati: era impossibile opporre resistenza.
"Lasciatemelo salutare un`ultima volta" disse mentre i soldati gia` prendevano le briglie.
Piangeva, lacrimava calde lacrime sul suo bellissimo dorso marrone scuro, sulla sella che gli aveva fatto costruire su misura da un bravo artigiano di Taceno, sul suo collo maestoso che tante volte lo aveva accompagnato.
Bajo lo guardava, e capiva che qualcosa di veramente brutto lo stava coinvolgendo.
Se ne ando` piano e mestamente, tirato per la corda dai due soldati, all`ingresso della strada verso Primaluna.
Non lo vide mai piu`.
"Eccellenza Vossignoria Illustrissima ..." le lettere si ripetevano in continuazione, senza alcuna riposta ma cos`altro poteva fare ?
Aveva venduto altri due terreni: "I soldi per quel debito sono hora disponibili, Vi supplico posso riavere il mio cavallo ?"
Chissa` dov`era finito, sequestrato dall`Esercito di Sua Maesta` Imperiale.
Forse in Galizia, forse nel Tirolo, forse nel Baden-Wurttemberg.
Non lo seppe mai, e il suo cuore si era spezzato quel giorno.
Spezzato letteralmente: ebbe un attacco da infarto pochi anni dopo. Angelo Rossi passo` gli ultimi anni della sua vita seduto su una poltrona, da cui non si sarebbe piu` rialzato, fumando una lunga pipa, l`unico vizio che poteva ora concedersi, che sua moglie Evelina aveva fatto costruire , una pipa che terminava quasi a terra, come i calumet indiani.
Il suo cuore si era fermato quel giorno.
"Eccellentissimo, Vossignoria ..." non ebbe mai una risposta.
ndr: la storia e` in parte romanzata ma basata su un episodio vero raccontato molti anni fa da Guarisca Magni di Introbio e documentato da lettere.