IL LASCO A PRIMALUNA. APPUNTAMENTO IL 10 LUGLIO
DAL LAGO ALLA MONTAGNA… AL MARE. L'INTERVISTA DEL "GRINZONE" AL DOTT. BELLINI
Su "Il Grinzone" (il bel periodico di Pasturo sempre ricco di informazioni interessanti non solo per Pasturo ma anche per tutta la valle) è stata pubblicata un'intervista con il Dott. Gianpiero Bellini che vi proponiamo anche noi nella sua interezza. Un sentito ringraziamento a Guido Agostoni e a tutti i promotori del Grinzone per avercelo concesso.
“Sono arrivato in Valsassina per la prima volta la domenica delle Palme del 1979, con una pioggia torrenziale, e devo dire che l’impatto non è stato dei migliori…”
Giampiero Bellini, da poco laureatosi in Medicina e Chirurgia, lavorava allora come assistente all’ospedale Sant’Anna di Como. Alcuni giorni prima si era rivolto all’Ordine dei Medici di Como per informarsi circa eventuali proposte di lavoro migliorative: “Lì dovevo lavorare veramente molto e lo stipendio lasciava a desiderare…”. Il sabato successivo lo informano che era disponibile la condotta medica consortile (allora si chiamava così) di Introbio, Pasturo e Primaluna. Decide di saperne di più e con l’allora fidanzata Pierangela Ferrari viene a… prendere visione del territorio.
Ha un colloquio col sindaco di Introbio Italo Rupani che gli dice subito, senza mezze misure, di pensarci bene; c’è bisogno di una figura stabile per cui, se decide di accettare, deve anche poi rimanere. Rincarano la dose, spingendo molto perché accetti, il dr. Fontana, il titolare che aveva da poco deciso di lasciare la condotta, e il dr. Salvi, che aveva molti mutuati in quei Comuni...
“Ero anche un po’ spaventato perché avrei dovuto essere il riferimento sanitario di tre Comuni non proprio piccoli, e allora significava essere l’ufficiale sanitario ed avere a proprio carico tutte le vaccinazioni, le certificazioni sanitarie, la Medicina Scolastica, le commissioni edilizie e le abitabilità, ecc; tutte cose di cui non avevo esperienza e in luoghi che non conoscevo affatto. Poi c’era Pierangela, che allora studiava all’Università e lavorava come babysitter presso alcune famiglie milanesi, anche di un certo prestigio, con cui aveva instaurato un ottino rapporto, e non era così propensa a trasferirsi”.
Il posto era certamente allettante e anche dal punto di vista economico non c’era paragone con la situazione precedente. Bellini decide di accettare e, dopo un breve periodo in cui alloggia presso l’albergo Sala di Introbio (“Non c’erano i cellulari… e mi facevano anche da segreteria e ‘centralino’ per eventuali chiamate”) trova casa a Pasturo da Pino e Franca Colombo. Fra l’altro, non molto tempo dopo, il dr. Salvi gli comunica che intende chiudere la sua attività e lo invita a prendersi carico dei suoi assistiti, sostanzialmente quasi tutti gli abitanti di Introbio, Pasturo e Primaluna… Inizia un’attività molto intensa e certamente stimolante: “Ricordo ancora la prima chiamata, un’urgenza qui a Pasturo per una peritonite; diagnosticata e inviata subito all’ospedale; tutto si è risolto per il meglio”.
Come pubblico ufficiale, in quel periodo, ha avuto anche alcune pressioni in particolare in materia edilizia e per le abitabilità. Erano gli anni in cui l’inflazione correva a due cifre e poter fare gli atti notarili di vendita in tempo utile era importante. “Ho sempre cercato di trovare le soluzioni per poter dare un esito positivo alle pratiche che mi venivano sottoposte, senza cedere però a pressioni indebite e devo dire che sono contento di aver sempre agito così. A Introbio mi avevano offerto addirittura un monolocale se avessi sottoscritto delle abitabilità, con l’impegno che poi avrebbero sistemato tutto. Ma in famiglia mi avevano insegnato che non si devono mai firmare cambiali in bianco… Un’analoga situazione l’ho avuta a Moggio, dove ho sostituito il dr. Spinola assente per ferie. In entrambe le circostanze mi sono dato da fare per trovare e proporre le opportune soluzioni compatibili con la normativa e quindi legalmente possibili”. Ripensandoci Giampiero si dice soddisfatto e quasi orgoglioso del comportamento tenuto anche se, con un sorriso, si lascia scappare, “dopo non mi hanno detto neppure grazie”.
Giampiero Bellini, nato nel ’52 a Lezzeno sul lago di Como, materna ed elementari in paese “con una maestra, Giacomina, fantastica e bravissima”, frequenta le medie al collegio Gallio di Como dove prosegue anche col Ginnasio e il Liceo Classico. “Mio papà, nato nel 1930 e morto all’inizio di quest’anno, voleva che facessi ragioneria perché, dopo una vita travagliata, prima come pescatore e poi allevatore di polli, aveva aperto una officina di minuteria metallica ed avrebbe voluto che lo affiancassi. A 20 anni si era sposato e quando sono nato io - in casa perché la mamma non ha fatto in tempo ad andare all’ospedale - stava facendo il servizio militare a Udine”. Giampiero è il primogenito; successivamente nascono Rosanna nel 1954 e Cristina nel 1965.
Dopo la maturità Giampiero si iscrive a Medicina all’Università di Pavia, frequentata anche da diversi suoi amici o compagni di liceo, dove si laurea nel 1978.
Nel frattempo si era fidanzato con Pierangela, conosciuta ad una festa tra amici e poi rivista alcune volte a Bellagio dove lei viveva. “Era molto brava a scuola, la prima della classe, ed avrebbe voluto frequentare il Liceo ma, su indicazione dei familiari, si era iscritta all’Istituto Magistrale di Lecco dove, fra le altre, aveva come compagne di classe anche alcune ragazze di Pasturo (Rosalinda Orlandi e Maurizia Carozzi). Finite le Magistrali e l’anno integrativo si iscrive a Scienze Biologiche all’Università di Milano”.
Giampiero e Pierangela si sposano nel settembre del 1979, dopo pochi mesi che si era trasferito in Valsassina. Fra l’altro in quel momento si era liberata anche la “condotta medica” di Bellagio che gli fu proposta; molti dei suoi amici insistevano perché accettasse ma aveva da poco iniziato in Valsassina ed aveva dato la sua parola che sarebbe rimasto… e non si è mai pentito della scelta. Nel 1982 la famiglia Bellini si trasferisce ad Introbio dove, dieci anni dopo, acquista una villa di proprietà della famiglia Cademartori.
Nel 1990 nasce Marco, laureato in Architettura, che ora vive e lavora a Milano, e nel 1994 nasce Claudio, laureato in Ingegneria dei materiali.
Nel 1978 viene approvata dal Parlamento la legge di riforma Sanitaria, la legge 833, per cui il dr. Bellini vive in prima linea tutti gli anni del passaggio delle varie attività al Servizio Sanitario Nazionale. Gradualmente, dal 1980 al 1987, le funzioni di ‘medico condotto’ a partire dalle pratiche edilizie alle vaccinazioni e a tutte gli interventi come ufficiale sanitario, sono trasferite all’USSL e si passa, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria delle persone, alla convenzione sia per i Medici di Medicina Generale che per i Pediatri, con l’indicazione dei massimali (cioè il numero massimo di assistiti a carico di ciascun medico).
Chi, come il dr. Bellini, provenendo dalla situazione pre-riforma, aveva un numero di assistiti superiore ai 1.500 previsti, poteva avere un medico ‘associato’. E’ in quell’occasione che Magni Flaminio (Mingo) di Introbio gli propone di prendere con lui suo genero, il dr. Libero Tamagnini, che si era da poco sposato e stava finendo il servizio militare: “Abitava vicino a me e quindi poteva anche sostituirmi quando non c’ero, per cui ho accettato volentieri passandogli circa 1000 mutuati, in particolare quelli di Introbio e di Primaluna, dove il dr. Tamagnini teneva l’ambulatorio, mentre io ho mantenuto soprattutto quelli di Pasturo.”
In Valsassina, fra i primi posti in Italia, è stata attivata anche la Medicina di Gruppo (alcuni medici si ‘mettono insieme’ condividendo spazi, con una segreteria ed un supporto infermieristico, potendosi confrontare ed anche, in caso di necessità, sostituirsi vicendevolmente) di cui il dr. Bellini è stato uno dei sostenitori e addirittura un anticipatore: “In effetti ricordo che in una riunione ho proposto che invece di un aumento di stipendio ci fosse concesso di avere una segretaria ed un’infermiera. Questo permetteva a noi medici di dedicarci meglio ai pazienti e agli assistiti di avere sempre un punto di riferimento per informazioni ecc. Ed è quello che successivamente, anche dal punto di vista normativo, è avvenuto. Non tutti i colleghi condividevano ma devo dire che, da subito con Tamagnini e poi con Arrigoni, Maroni, Sferco e Spinola, siamo riusciti ad organizzarci e a costituire uno dei primi servizi di quel tipo. Una spinta ci è stata offerta dal Direttore Generale dell’ASL dr. Pasquale Cannatelli e dal Responsabile del Servizio di Medicina di Base dr. Valter Valsecchi”.
Sono anni in cui si verificano notevoli cambiamenti nella professione medica territoriale:
“Posso dire ad esempio che prima non c’era la cultura del paziente cronico… Una persona andava dal medico solo quando stava male chiedendo cosa fare per guarire. Adesso si è attenti anche alla prevenzione e si guarda di più al futuro; una persona va dal medico per esser aiutato a non ammalarsi e, pur avendo magari alcune patologie, per poter prevenire danni maggiori. E’ chiaro che il cambiamento di prospettiva del paziente è strettamente correlato al cambiamento di atteggiamento da parte del medico”.
Gli ultimi due anni sono stati caratterizzati anche dalla pandemia del Covid: come hai affrontato questo periodo?
“Innanzitutto devo dire che ero - come tutti del resto - totalmente impreparato, sia professionalmente che mentalmente, e anche, se posso dirlo, abbandonato, nel senso che non arrivavano direttive, non avevamo protezioni particolari ecc. A seguito di quanto successo in Val Seriana, mi sono anche spaventato. Tuttavia, forse anche con una dose di incoscienza, non ho mollato e ho continuato ad assistere le persone, anche andando a domicilio. E’ stata certamente dura ma abbiamo imparato molto, almeno noi che eravamo sul campo, ci siamo maggiormente uniti fra colleghi e abbiamo retto. Speriamo che abbiano imparato anche coloro che devono assumere decisioni importanti per la riforma sanitaria dei prossimi anni”.
Vivi in Valsassina ormai da oltre 40 anni; che cambiamenti hai visto nel territorio e nella gente?
“Ci sono stati notevoli cambiamenti. Quarant’anni fa la maggior parte della popolazione era costituita da contadini anche se già erano presenti alcune aziende. Cominciavano però in modo più significativo anche i matrimoni al di fuori del singolo paese, con l’arrivo conseguente di persone di altre zone e con esperienze diverse che certamente hanno arricchito. In Valsassina poi sono arrivati diversi nuovi servizi, anche in campo sociale ed educativo. Penso ad esempio all’attivazione del Distretto di Introbio, ai servizi di assistenza domiciliare, ai sevizi per le persone con disabilità. Posso dire che il sistema di welfare, che pure va ampliato, nel nostro territorio attualmente è una realtà positiva”.
Volevo chiederti anche una testimonianza rispetto al Soccorso Centro Valsassina, di cui so che sei stato uno dei protagonisti:
“In effetti è una delle realtà positive di questo territorio e sono orgoglioso di aver dato il mio contributo in un momento di particolare difficoltà. Attivato nei primi anni ottanta, anche a seguito della tragica morte per un incidente di Piera Paroli nella via centrale di Introbio, svolgeva un ruolo importante come primo soccorso e trasporto in ospedale. Sono entrato come Direttore Sanitario dopo il dr. Graziano Arrigoni. Come presidente invece, dopo Gianfranco Magni era stata eletta Diana Invernizzi. Nei primi anni novanta, con l’attivazione del Servizio di Emergenza Urgenza (il famoso 118), anche alle Associazioni e ai volontari che svolgevano attività di soccorso vengono richieste competenze e professionalità nuove e questo crea una certa disaffezione da parte degli stessi volontari, col rischio di dimissioni e di chiusura del servizio, che sarebbe confluito nella CRI. Nel 1995 sono stato eletto Presidente e ho cercato di impegnarmi valorizzando in particolare il lavoro dei volontari ed incentivando le loro attività, in stretta collaborazione col coordinatore Lombardini. La stragrande maggioranza di loro ha seguito i corsi di aggiornamento proposti e si è così riusciti ad essere idonei anche per le attività collegate al 118. In quegli stessi anni è stata costruita la sede nuova, vicina al Distretto sociosanitario; mi sono impegnato a rivedere un primo progetto presentato, troppo piccolo, ampliandolo sia per la parte di accoglienza dei volontari che per la parte dedicata al ricovero delle ambulanze. Tale scelta ha richiesto anche uno sforzo notevole sotto il profilo economico, ma ricordo la grande generosità dei valsassinesi, delle imprese in particolare, alle quali abbiamo ‘bussato’ col supporto dell’allora segretaria Dina Galperti e di tutti i volontari. Importante anche il ruolo della Fondazione comunitaria del Lecchese che ci ha dato una grossa mano.
Come Associazione avevamo credibilità per cui abbiamo ottenuto contributi significativi. Ricordo in particolare una cospicua donazione della Ditta Mauri che siamo riusciti ad intercettare prima che andasse in un’altra direzione... Tutto questo ha permesso non solo all’Associazione di sopravvivere ma di diventare un vero e proprio centro di eccellenza”.
Tornando al tuo lavoro di medico: quando hai iniziato eravate quasi tutti uomini: tu, Libero Tamagnini, Graziano Arrigoni, Marino Maroni, Giuseppe Carì, Gentile Spinola ecc. Oggi i medici che vi stanno gradualmente sostituendo sono prevalentemente donne, Silvia Artusi, Valeria Merlo, Eleonora Arrigoni, Fortunata Palermiti, Helène Fazzini…
“In effetti è così e anche la maggior parte degli iscritti a Medicina sono donne. Devo dire che non c’è alcuna differenza rispetto ai colleghi uomini, anzi le vedo molto preparate, anche più avanti di noi e con ottime attitudini verso la professione medica. Certo dovranno affrontare qualche sacrificio in più quando hanno i figli piccoli,,, Importante anche per loro è la collaborazione. La situazione nel nostro territorio è certamente ottimale, in particolare con la prossima apertura vicino al Distretto della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità. La nostra è una professione che non puoi svolgere solo per un calcolo economico, devi avere la passione e il piacere di lavorare. E guardare avanti con ottimismo nonostante tutto e nonostante non sia sempre supportato dalla burocrazia, dalle istituzioni e dagli specialisti. Io ho imparato che le persone si fidano di noi ma questa fiducia aumenta la nostra responsabilità verso di loro”.
Finalmente in pensione, con qualche sogno particolare nel cassetto?
“Mi sto rendendo conto che in questi anni ho sacrificato parte della mia libertà, che mi voglio riprendere. In questo momento non ho più voglia di lavorare, domani chissà.
Quest’estate andrò in Tunisia dove, con un amico, ho acquistato una casa in riva al mare…”.
IL PROGRAMMA DEL TORNEO VALSASSINESE DEI COMUNI
IL PROGRAMMA DEL TORNEO VALSASSINESE DEI COMUNI
( squadre di 7 giocatori)
Le partite si svolgeranno a Primaluna presso il campo sportivo dell'Oratorio
SILEA: BILANCIO APPROVATO E 2 MILIONI DI DIVIDENDI AI COMUNI SOCI
Chiude con un utile di circa 3,3 milioni di euro (+1,8 milioni rispetto al 2020) il bilancio 2021 di Silea, approvato all’unanimità dall’Assemblea dei soci nella seduta del 28 giugno.
“E’ un risultato importante – commenta il direttore generale di Silea, Pietro Antonio D’Alema - frutto dell’incremento dei ricavi derivanti dalla valorizzazione dei materiali riciclabili (+50% rispetto al 2020) e dai servizi di trattamento dei rifiuti (+6%). Nel 2021 il bacino dei comuni serviti da Silea ha raggiunto una percentuale di raccolta differenziata pari al 73,7%, in crescita rispetto al 71,8% del 2020. Presso il termovalorizzatore sono state trattate circa 94 mila tonnellate di rifiuti con una produzione di energia elettrica pari a 81,6 milioni di kWh. A livello di margini economici, nel 2021 l’EBITDA si è attestato al 17% (era al 15% nel 2020) e l’EBIT all’11% (rispetto al 6% del 2020)”.L’assemblea ha inoltre deliberato la distribuzione agli 87 Comuni soci di dividendi per un totale di circa 2 milioni di euro.
Per il biennio 2022-2023 sono programmati investimenti per circa 20 milioni di euro.
Tra gli interventi previsti: il nuovo digestore anaerobico per la produzione di biometano (11,5 milioni di euro) e il nuovo impianto per il recupero energetico dei fanghi di depurazione (3,3 milioni di euro) già in via di realizzazione.
Dai progetti del PNRR predisposti da Silea per i Comuni, potrebbero prendere il via investimenti per ulteriori 33 milioni di euro.
Tra i progetti presentati, anche la realizzazione di nuovo impianto di recupero e selezione dei prodotti tessili e di un nuovo impianto per la selezione della carta e del cartone.
“Silea si dimostra non solo un’azienda in salute, ma un vero e proprio asset strategico per il territorio. Questi tre anni sono stati caratterizzati da importanti cambiamenti a livello internazionale sul piano sociale, politico ed economico - penso alla pandemia, alle sfide energetiche sempre più urgenti, alle opportunità legate al PNRR - di fronte ai quali Silea si è dimostrata capace non solo di reagire e rispondere alle esigenze emerse, ma anche di governare i processi” commenta Domenico Salvadore, presidente uscente di Silea. “In questo triennio abbiamo gettato le basi affinché Silea possa continuare a crescere, realizzando una serie di investimenti che accompagneranno il territorio per lungo tempo: l’introduzione della misurazione puntuale ha permesso un salto di qualità nella raccolta differenziata, con un calo del 30% dei rifiuti indifferenziati nei comuni dove è stata introdotta; il revamping dell’impianto di selezione delle plastiche, ora tra i più moderni e tecnologici in Italia; la realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica per la produzione annua di oltre due milioni di metri cubi di biometano; l’avvio della realizzazione della rete di teleriscaldamento “green” e il potenziamento dei servizi per i Comuni. Silea è un patrimonio pubblico di cui i lecchesi possono e devono andare orgogliosi”.
In aggiunta all’erogazione dei dividendi, nel corso del 2022 Silea prevede una serie di iniziative a sostegno dei Comuni e del territorio – in linea con la vocazione pubblica dell’azienda e con la sua mission di sostenibilità – finalizzate al miglioramento della raccolta differenziata e del decoro urbano.La Newco per la rete di teleriscaldamentoL’Assemblea ha inoltre dato il via libera alla costituzione della Newco con Varese Risorse per la realizzazione della rete di teleriscaldamento nei comuni di Lecco, Malgrate e Valmadrera, fissando la quota di compartecipazione di Silea al 30%.
I soci di Silea hanno provveduto a nominare il nuovo Consiglio di Amministrazione che resterà in carica per il triennio 2022-2024 e che risulta composto da Giuseppe Anghileri, Alessandro Ghioni, Mariagrazia Gianelli, Francesca Rota, Alberto Spreafico.
Come previsto dallo statuto aziendale, sarà il CdA ad eleggere fra i suoi membri il Presidente.
L'Assemblea ha nominato il nuovo collegio sindacale per il triennio 2022-2024, che risulta composto da Ivan Micheli (presidente), Rosita Forcellini e Gianni Redaelli (membri effettivi), Andrea Maffei e Barbara Mapelli (membri supplenti).
L’incarico per il controllo legale dei conti per la certificazione dei bilanci d’esercizio è stato conferito alla società BDO Italia SpA di Milano.
“Un sincero ringraziamento a nome di tutta l’Assemblea va al Consiglio d’Amministrazione uscente ed in particolare a Domenico Salvadore, per l’impegno e la professionalità che ha dimostrato durante il suo mandato” commenta Mauro Gattinoni, presidente dell’Assemblea di coordinamento intercomunale dei Comuni soci di Silea. “In questo triennio sono state prese decisioni importanti per il futuro del territorio sui temi della sostenibilità ambientale e dello sviluppo dell’economia circolare”.
URUBKO AL CAMPO BASE DEL BROAD PEAK REGALA UNA ... FALESIA
Denis Urubko è arrivato al campo base del #BroadPeak.
Ma prima di tornare ai suoi Ottomila, di cui non può proprio fare a meno, ha fatto un regalo speciale – una falesia! – ai bambini pakistani.
FLUSSI TURISTICI IN RIPRESA IN PROVINCIA DI LECCO
Il comparto turistico negli ultimi due anni ha inevitabilmente subito il forte contraccolpo della pandemia e delle conseguenti restrizioni adottate a livello mondiale. Anche lo scenario turistico del Lago di Como e del territorio lecchese nel 2020 è mutato radicalmente rispetto a quanto si osservava fino al 2019, picco di una tendenza in crescita dei flussi turistici che interessava la Lombardia nel suo complesso.
I flussi turistici 2021 in provincia di Lecco restituiscono i primi significativi segnali di ripresa rispetto al 2020, con +66,4% di arrivi e +73,2% di presenze: valori sopra la media regionale del +51,7% di arrivi e +59,9% di presenze (fonte PoliS-Lombardia, I flussi turistici in Lombardia – anno 2021).
Per il territorio lecchese le percentuali registrate si traducono in quasi 80.000 arrivi in più e in oltre 288.000 presenze in più nel 2021 rispetto al 2020: una crescita rilevante, che tuttavia non colma ancora il crollo dei flussi turistici verificatosi lo scorso anno e che ha significato circa 190.000 arrivi in meno (-61,3%) e 408.000 presenze in meno (-50,9%) di turisti in provincia di Lecco.
E’ perciò importante comparare i dati annuali 2021 non solo con l’anno precedente, ma anche con il periodo pre-pandemia.
I dati 2021 raccolti dalla Provincia di Lecco sulla totalità delle strutture ricettive per conto di Istat e PoliS-Lombardia fanno segnare complessivamente 199.601 arrivi e 683.045 presenze sul territorio lecchese: gli arrivi italiani sono 101.148 e le presenze 351.394, mentre gli arrivi stranieri sono 98.453 e le presenze 331.651.
Pur ancora distanti dai valori registrati nel 2019, il 2021 fa segnare addirittura un dato in crescita riferito alle presenze di turisti italiani, aumentate del +24,4%.
Uno dei pochi elementi positivi nel 2020, anche se originato dalle limitazioni alla libera circolazione dei turisti, era stato proprio il maggior peso del turismo nazionale che, grazie a soggiorni più lunghi, aveva permesso di contenere alcune ricadute.
Il 2021 conferma quindi questa tendenza dei turisti italiani a prolungare il proprio soggiorno sul territorio lecchese, con la permanenza media che sale dai 2,19 giorni del 2019 ai 3,47 del 2021 per gli italiani e dai 2,59 a 3,42 complessivamente (media italiani+stranieri).
Nei tre anni presi in considerazione sono mutate le proporzioni riferite alla provenienza dei turisti: nel 2019 i flussi turistici dall’estero rappresentavano il 58,54% degli arrivi, i valori si sono invertiti nel 2020 quando, a seguito delle restrizioni intervenute, i turisti italiani hanno inciso nella misura del 59,36% sul totale degli arrivi. Sempre nel 2020 le presenze italiane hanno costituito addirittura il 61,27% di quelle totali.
Il 2021 restituisce un maggior equilibrio tra la componente italiana e straniera sia in termini di arrivi che di presenze: sarà quindi interessante continuare a monitorare questi dati dell’incidenza dei flussi turistici per provenienza.
Una panoramica sulla ricettività del territorio provinciale permette di coglierne alcune caratteristiche: le strutture alberghiere e non alberghiere in provincia di Lecco hanno attualmente toccato quota 1.900 unità, confermando la tendenza all’ampliamento dell’offerta turistico-ricettiva degli ultimi anni, a eccezione del periodo segnato dall’emergenza sanitaria.
Tra il 2020 e l’inizio del 2021 si sono registrate circa 200 cessazioni di attività, ma, soprattutto dalla primavera dello scorso anno, l’avvio di nuove attività è ripreso e ha ampiamente compensato in termini di nuove unità ricettive quelle precedentemente chiuse. Il fenomeno trova continuità nel 2022 e, da inizio anno, sono oltre 250 le nuove strutture aperte.
Attualmente l’offerta ricettiva del territorio lecchese è così caratterizzata: 78 esercizi alberghieri: alberghi e residenze turistico alberghiere, 1.822 esercizi non alberghieri di cui: 420 esercizi complementari: campeggi, locande, foresterie, case e appartamenti per vacanze imprenditoriali, rifugi alpini, case per ferie, ostelli, agriturismo, 1.402 esercizi extra-alberghieri: bed and breakfast, case e appartamenti per vacanze non imprenditoriali e locazioni turistiche.
Il rallentamento dell’attività verificatosi negli ultimi due anni ha comunque favorito la riqualificazione di diverse strutture esistenti, soprattutto alberghiere, che si è tradotto nell’ampliamento dei servizi e nell’innalzamento degli standard qualitativi (tra il 2020 e il 2021 hanno aperto 2 nuovi hotel 5 stelle e 1 hotel è passato da 4 a 5 stelle). In parallelo si assiste all’aumento pressoché quotidiano del numero di strutture non alberghiere, in particolare foresterie, case e appartamenti per vacanze e locazioni turistiche: l’offerta ricettiva complementare ed extra-alberghiera è quella prevalente per il territorio lecchese, caratterizzata spesso da strutture di piccola e media capacità ricettiva con una capillare diffusione.
“Dai dati rilevati nel 2021 – sottolinea la Consigliera provinciale delegata al Turismo Fiorenza Albani – possiamo certamente osservare segnali di ripresa per l’arrivo e la presenza di turisti in provincia di Lecco, che dobbiamo cogliere e sostenere investendo su iniziative e progetti capaci non solo di attrarre turisti nuovi o affezionati, ma anche di favorire la loro permanenza sul territorio lecchese e lariano. Le restrizioni, che per un lungo periodo hanno congelato i viaggi internazionali, hanno favorito la riscoperta del turismo di prossimità, che ha oltretutto garantito soggiorni più lunghi. Ora la sfida deve essere quella di fidelizzare questi turisti che hanno scoperto o riscoperto la bellezza del nostro territorio e il piacere di soggiornarvi”.
A LEZIONE DAL SOCCORSO ALPINO
Hanno dagli otto ai tredici anni i ragazzi che da circa un mese stanno seguendo una serie di attività di prevenzione e sicurezza in montagna con i tecnici del Soccorso alpino.
La Stazione di Valsassina e Valvarrone, in collaborazione con il rifugio Ratti Cassin ai Piani di Bobbio, comune di Barzio, li ha coinvolti in attività pratiche e teoriche che riguardano l’andare in montagna con gioia ma anche con prudenza, prestando attenzione a ogni aspetto, dalle previsioni meteorologiche alle scarpe più adatte, dalle cose importanti da tenere sempre nello zaino alla preparazione del percorso e del proprio allenamento.
Ogni martedì, presso il centro “Baita Ciapin”, dedicato a un grande del Soccorso, l’indimenticato Daniele Chiappa, i giovanissimi, che provengono in prevalenza dall’area metropolitana della Lombardia, si ritrovano per condividere la loro passione e per imparare dai più esperti a migliorare le conoscenze che riguardano l’escursionismo e le attività che si possono svolgere in quota.
Uno dei compiti principali previsti nello statuto del Cnsas - Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico è infatti proprio quello della promozione di una cultura della prevenzione del rischio. Le attività proseguiranno anche per tutto il mese di luglio.
REGOLAMENTAZIONE TRAFFICO A CASARGO
La Provincia di Lecco ha disposto la regolamentazione delle modalità di transito lungo la strada provinciale 67 Alta Valsassina e Valvarrone a Casargo, per esecuzione di interventi di regimazione idraulica.
Qui sotto l'ordinanza completa.
TAPPA ANCHE IN VALSASSINA PER LE 150 CIME DELLE TRUPPE ALPINE. E PRATOBUSCANTE DIVENTA "AREA MILITARE"
Il 150° anniversario di costituzione delle Truppe Alpine coincide con il centenario della Sezione Ana di Lecco.
E per le penne nere locali, in questo anno speciale, non poteva esserci onore più grande che ospitare sul proprio territorio un contingente in armi.
Nello specifico fucilieri della 108^Compagnia del Battaglione Alpini L’Aquila, compreso nel 9° Reggimento della Brigata Alpina Taurinense.
I militari, impegnati nel consueto Modulo Movimento in Montagna estivo della Taurinense, che quest’anno conterrà l’iniziativa “150Cime”, ideata proprio per celebrare l’anniversario di fondazione del Corpo degli Alpini, arriveranno nel lecchese domenica 3 luglio e allestiranno la base operativa in località Pratobuscante a Barzio, nelle aree della Comunità Montana, che per l’occasione diverranno area militare, con tutte le limitazioni del caso, fino a lunedì 11 luglio.
Numerosi sono gli appuntamenti in programma, fra questi le tre ascensioni ad altrettante cime: il Monte Sodadura sopra Artavaggio (martedì 5 luglio), la Grigna Settentrionale (giovedì 7 luglio) e il Monte Resegone (venerdì 8 luglio).
Sono inoltre previste una marcia nei luoghi storici della Linea Cadorna e una ai Piani delle Betulle, per un immancabile omaggio alla chiesetta del Battaglione Morbegno.
In calendario anche varie cerimonie di intitolazione di cippi, vie e piazze, a Bellano, Casargo e Pasturo, a cui interverranno militari, rappresentanti nazionali, sezionali e locali dell’Ana, nonché le autorità del territorio.
Da segnalare l’appuntamento di sabato 9 luglio a Pasturo, dove alla cerimonia di intitolazione, interverrà, in via del tutto eccezionale, la Fanfara della Brigata Alpina Taurinense, che, inoltre, eseguirà un carosello nel campo sportivo dell’oratorio.
In serata, invece, i militari parteciperanno alla cena organizzata dagli alpini delle sezioni locali, seguita dall’esibizione del gruppo canoro I Coscritti di Premana.
L’operazione “150 Cime” vivrà il suo momento conclusivo domenica 10 luglio, a Barzio.
Qui, dalle 10, si terranno la cerimonia solenne in centro paese con alzabandiera, onore ai caduti e infine con la celebrazione della messa al campo base.
“Per la nostra sezione è stato un grandissimo onore sapere che a Lecco sarebbe stata assegnata questa iniziativa compresa nelle celebrazioni per i 150 anni di fondazione del Corpo degli Alpini - commenta il presidente Marco Magni - Ci auguriamo di essere all’altezza di organizzare tutte le attività in programma, che vedranno la partecipazione dei nostri militari. Per la nostra Sezione, poi, l’onore è ancora maggiore perché questa celebrazione si abbina a quella per i suoi 100 anni di vita”.
Nella locandina il programma in dettaglio.