IL DUOMO DI MILANO
Il Duomo di Milano è a rischio , perché ha subito perdite per oltre 22 milioni di euro nel 2020 rispetto all’anno scorso a causa dell’assenza di visitatori: questa la denuncia lanciata dalla Veneranda fabbrica del Duomo di Milano.
La crisi del turismo colpisce duramente anche la cattedrale di Milano, che soffre della mancanza di visitatori e turisti a causa della pandemia globale. Complessivamente nei 2 anni ( 2020 - 2021 ) il Duomo avrà 40 milioni di euro di perdite . Il simbolo stesso di Milano, una delle più straordinarie Cattedrali del mondo è in grave crisi, visto che le spese ordinarie di sola manutenzione sono di 16 o 17 milioni di euro all'anno , dato che si tratta di un colosso fragilissimo , eretto e scolpito tutto nel marmo di Candoglia e quindi sempre e comunque in rifacimento .
LE PESTILENZE IN VALSASSINA E NEL LECCHESE
Le epidemie o, come si diceva un tempo, pestilenze, rappresentano una costante comune a quasi tutte le latitudini. Quella che stiamo vivendo è soltanto la forma patologica più evidente di quel fenomeno chiamato globalizzazione che, osannato da alcuni e condannato da altri, appare ormai come una realtà difficilmente modificabile. Anche la Valsassina, inevitabilmente, subisce la diffusione quotidiana fortunatamente (fino ad ora) moderata del contagio.
Ma oggi, a differenza del passato, possediamo presidi medici in grado di combattere efficacemente gran parte delle patologie ad andamento epidemico. Si tratta quasi sempre di zoonosi, malattie infettive trasmesse dagli animali all’uomo. L’elenco è interminabile: dall’Aids all’aviaria, dall’ebola alla peste propriamente detta, al tifo cosiddetto petecchiale perché veicolato dai pidocchi. Per finire con la presente pandemia, trasferita all’uomo da una specie animale per ora non individuata con certezza, si tratti di pipistrelli, pangolini o altro ancora.
Anche la storia della Valsassina, come del resto quella della Penisola e dell’intera Europa, è punteggiata dalle bandierine rosse di epidemie di varia natura che si sono succedute nei secoli. A partire da quella che nella seconda metà del Quattrocento indusse i bellanesi ad inviare una supplica alla duchessa Bianca Maria, vedova di Francesco Sforza. L’episodio è riferito insieme ad altri, in un testo dello storico pasturese Andrea Orlandi (1869 - 1945) apparso sul periodico lecchese “All’ombra del Resegone”, nel numero di gennaio - febbraio del 1930. Nel saggio dell’Orlandi a conferma dell’evento epidemico, viene riportato l’inciso: ”…nel tempo de la peste, che fu nel MCCCCLI, esendo peste anchora in Bellano, esendo tuta la Valsaxina marchesca...”.
Il documento originale, custodito presso l’Archivio di Stato di Milano, spiega l’Orlandi, venne redatto “fra l’8 marzo 1466 e il gennaio 1468.” Dal che si deduce, in assenza di altre attestazioni documentali, la presenza in Valsassina della peste. Si tratta probabilmente di una delle ondate (termine con il quale abbiamo ormai stabile consuetudine) della peste nera (o di qualche sua variante) diffusa in Europa a partire dalla metà del XIV secolo, e tornata a manifestarsi saltuariamente fino al Seicento inoltrato. Una patologia epidemica (ma spesso pandemica, diffusa in quasi tutta Europa) prodotta tipicalmente dal batterio yersinia pestis, denominato fino ai primi anni Cinquanta “pasteurella pestis” così chiamato in omaggio al grande microbiologo francese Louis Pasteur. Va sottolineato, per amor di precisione, che all’epoca dei fatti di cui si parla, e a maggior ragione nell’antichità, gran parte delle epidemie venivano classificate come “peste” tout court. Si pensi a titolo di esempio che la tristemente famosa peste di Atene che secondo Tucidide fece migliaia di vittime nell’Atene del V secolo prima di Cristo, fu probabilmente un’epidemia di vaiolo.
Tornando a noi, che quella di cui ci stiamo occupando fosse vera e propria peste non dubita l’Orlandi il quale, nel testo che ci interessa, riferisce che una lettera ducale “al podestà di Lecco, data «in flumine Padi», ossia dal fiume Po, il 7 luglio 1472, parla di peste in modo non equivoco, intendendo quel magistrato - «fare observare certi ordini per la peste seguita in la nostra val Saxina».
Proseguendo nell’esplorazione cronologica delle pestilenze in Valsassina, si scopre che qualche decennio più tardi, nel 1524 e nel 1576 a Premana, due nuove pestilenze, mietono molte vite. Circostanze che sarebbero confermate dai dati recuperati negli archivi comunali da Carlo Gianola, in base ai quali, riporta l’Orlandi, si deduce che nel paese dell’alta valle il morbo “produsse numerose vittime come attesta la diminuzione degli abitanti: 663 nel 1571, ridotti a 500 nel 1583.” Inoltre, come osserva il nostro autore, in un documento dell’epoca si riporta che nel 1577 l’allora Muggiasca, (attualmente Vendrogno) “pagò lire 280, soldi 7, denari 6, richieste dal Magistrato di Milano sopra un avviso di totali scudi 4000 per la peste dell’anno precedente; nonché lire 187 in seguito a ordine del Tribunale della Sanità, per le spese fatte sopra i porti. Vuolsi temere che tale reparto non rimanesse unico: ma che ci fosse stata o meno in Valsàssina la peste, neppure una parola.”
Sul fatto che fra il 1524 e il 1571 in valle si sia diffusa una vera e propria epidemia non sussistono dubbi poiché anche Pasturo paga un pesante obolo al contagio, come viene attestato in un registro parrocchiale nel quale si elencano i 69 “morti dalla pesta nel 1577 in Venetia”. La coincidenza delle date potrebbe convalidare la presenza della peste a Premana nello stesso periodo. Per quanto riguarda i decessi di Pasturo, si tratta forse di “emigranti” trasferitisi, per lavoro o altre necessità, in territorio della Serenissima e non troppo lontano da casa visto che il dominio di Venezia si estendeva dalla Laguna alle terre bergamasche confinanti col territorio valsassinese orograficamente definito; dunque anche alle valli Taleggio e Averara. Si trova conferma di questa geografia politica anche nei testi dell’introbiese Giuseppe Arrigoni, il maggiore fra gli storici locali, il quale riporta che nel 1450 Carlo Gonzaga, duca di Milano strappò la Valsassina a San Marco, compreso “l’ultimo asilo de’ Veneti, la rocca di Bajedo”.
Il nuovo assetto dei confini fra Milano e Venezia viene confermato nel 1454 con la pace di Lodi “restando a San Marco le valli d’ Averara e di Taleggio, da quel punto per sempre staccate dalla Valsassina.” In altri termini non è da escludere che la pestilenza, anche se assente dal territorio di Pasturo, ne abbia comunque colpito con esito fatale alcuni abitanti come riportato dal registro parrocchiale: “41 uomini, 8 donne, 20 ragazzi, tutti parrocchiani locali, cioè di Pasturo e di Bajedo.” Ma, sottolinea l’Orlandi, il registro “non fa cenno della peste in paese, che forse fu risparmiato”. I dubbi permangono visto che il libro parrocchiale risulta incompleto principiando dal maggio 1575 ed “essendone smarrito un fascicolo di data precedente”. Proprio il periodo nel quale, come abbiamo visto, la pestilenza dilaga a Premana.
Va comunque osservato che non tutti gli episodi epidemici valsassinesi sono stati registrati nei documenti comunali o parrocchiali. Infatti, nel testo pubblicato su “L’ombra del Resegone”, L’Orlandi riferisce nell’incipit che “I valsassinesi accennano vagamente a micidiali pestilenze di secoli remoti e imprecisati: a Pasturo dicono che una volta ne scamparono soltanto quattro uomini, che poi andarono a Esino a prendere moglie; qualcosa di simile vien ripetuto in altri paesi”. Che di un morbo talmente devastante da lasciar sopravvivere solo quattro abitanti del paese nessun documento fornisca notizia, ci pare eventualità, più che improbabile, incredibile.
Concordiamo dunque con l’autore sulla “vaghezza” dei riferimenti e non ci sentiamo di accettare in toto le cifre citate in questo caso dall’Orlandi. Ma che la peste sia dilagata in tutto il territorio lecchese anche nel corso del XV e XVI secolo sembra non vi siano dubbi. Ne è convinto anche lo storico Angelo Borghi, che, riferendo delle decime dovute alla famiglia Della Torre, ricorda “il gravame della peste, già serpeggiante in Milano e Lecco nel 1400” (A. Borghi, “I paesi della Grigna. Episodi dello sviluppo di Pasturo”, pag. 304; Lecco, 1995).
Di altre, successive epidemie tratteremo prossimamente. In particolare riferiremo della peste cosiddetta bubbonica, descritta da Alessandro Manzoni nel suo capolavoro, morbo che devastò l’Italia e l’Europa attorno al 1630. La Valsassina non fu risparmiata.
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LA VALBIANDINO PARCO COMUNALE?
L'idea di trasformare il territorio della Val Biandino in un Parco non è affatto nuova.
Nel 2013 Alvaro Ferrari (già Presidente della Comunità Montana), Pierfranco Mastalli (già Presidente provinciale di Lega Ambiente) e il sottoscritto, dopo un apposito Convegno organizzato a Introbio, hanno inviato al Sindaco, una vasta documentazione a supporto del progetto di realizzare, più in grande, il Parco del Pizzo dei Tre Signori.
In sostanza si trattava di costruire un PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) che, come tale, non pregiudicava le consuete attività antropiche come la pesca, la caccia e il governo dei boschi.
La documentazione prodotta dettagliava gli aspetti naturalistici, la cartografia coi confini, i condizionamenti urbanistici, la valorizzazione del caricamento delle mandrie bovine e caprine, con la conseguente produzione di formaggi di qualità.
I governanti di allora la boicottarono per la non banale ragione che questo progetto di Parco entrava in rotta di collisione con la realizzazione della centrale idroelettrica alla Bocca di Biandino, fortunatamente per la collettività poi bocciata dal Tribunale delle Acque.
Sono trascorsi da allora 8 anni e non ritengo, comunque, di rinunciare a questo progetto, semmai rimodulandolo come Parco di interesse cittadino, molto più “leggero” e fattibile senza particolari intralci politici.
Utilizzando in parte la documentazione che è già presente in Comune, è possibile stralciare i nuovi confini, rendere più efficace e sicura la sentieristica, realizzare un'adeguata cartellonistica a partire dalla Bocca.
Il costo complessivo, che è quantificabile e pianificabile in un paio di lotti, può essere reperito, in tutto o in gran parte, dai fondi che la Regione, la Comunità Montana e il BIM mettono tutti gli anni a disposizione per queste finalità.
In questo modo vengono valorizzati i siti minerari, le località di interesse naturalistico e le strutture che praticano l'ospitalità come i Rifugi.
I tempi sono ora maturi. E' solo una questione di volontà politica.
Giampiero Goggi
Posata la nuova scala sulla Via del Viandante
Conclusi i lavori d'installazione, da parte della ditta Bettineschi di Colere, della scala di collegamento tra Lecco e Abbadia lungo il Sentiero del Viandante. I lavori di posa e affrancatura del manufatto, per un intervento che ha visto coinvolti, con la sottoscrizione di un apposito protocollo, il Comune di Lecco, il Comune di Abbadia Lariana ed Ersaf, proseguiranno anche nella giornata di domani con il montaggio dei parapetti e il posizionamento degli ultimi panelli di sicurezza sulle arcate della galleria.
Il Museo geologico di Caprino lancia il primo Geo-aperitivo
Oltre a tante nuove proposte on line (e non solo) per scuole e gruppi.
Dopo il successo dei laboratori on line per bambin*, visto il perdurare
dell’emergenza sanitaria, il Museo Torri di Caprino B.sco propone una nuova
offerta didattica per SCUOLE e GRUPPI e il primo GEO-APERITIVO on line
La Cooperativa Sociale Liberi Sogni, in collaborazione con il Comune di Caprino
Bergamasco e con il patrocinio dell’Ecomuseo Val San Martino, ha studiato una
ricca offerta di attività scientifiche e artistiche per gruppi (di tutte le età) e scuole
adatta ad essere realizzata in qualsiasi situazione, anche a distanza.
“Ci teniamo garantire l’accessibilità al Museo nonostante le restrizioni - spiega
Veronica Pandiani coordinatrice del progetto di rilancio del Museo Torri -
l’inaccessibilità dei luoghi della cultura rappresenta un grave privazione
soprattutto per i minori. I musei costituiscono un’importante occasione formativa
scolastica ed extrascolastica; stimolano la curiosità e il desiderio di
apprendimento, oltre a rappresentare un riferimento culturale per l’intera
comunità. Per questo stiamo promuovendo iniziative on line e un ventaglio di
proposte didattiche e non appositamente studiate per essere realizzate anche a
distanza”.Le attività sono realizzabili:
- OUTDOOR (appena possibile), passeggiate all’aria aperta in totale sicurezza
alla ricerca di rocce, fossili e biodiversità naturali... perché la geologia è la
scienza della Terra;
- ON LINE, una serie di laboratori a distanza da realizzare con la classe intera
(sia che sia in presenza a scuola o con gli alunni a casa);
- INDOOR, con la classe in visita al Museo o con l’esperto che, con il suo kit
didattico, vi raggiungerà a scuola (per le province di Bergamo, Lecco e altra
Brianza), sempre nel rispetto delle normative anti-Covid.
L’offerta completa è consultabile sul sito www.museotorri.it. Per informazioni e
prenotazioni è possibile contattare il Museo: 3347368295 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
“Per promuovere il museo tra giovani e adulti (curiosi, appassionati, studiosi di
geologia) abbiamo poi pensato ad una iniziativa nuova che realizzeremo per la
prima volta on line (su ZOOM) il 30 marzo alle ore 17.30 - prosegue Veronica-. Una
proposta che arriva da alcuni giovani geologi e studenti locali. Si tratta del
Geo-aperitivo, una sperimentazione che speriamo possa diventare un
appuntamento fisso”.
Per partecipare non serve avere competenze o conoscenze della materia, basta
avere un pizzico di curiosità e la voglia di scoprire e approfondire la geologia, la
scienza che studia la nostra Terra.
Sarà una staffetta dove si alterneranno giovani studenti o laureati in geologia che
presenteranno diverse ricerche relative a luoghi vicini e lontani.
In particolare il 30 marzo interverranno:
Francesco Riva e Simone Baio - “La Grotta 5 in Condotta, Valcanale BG”
Che segreti possono nascondersi nel cuore di una montagna?
Nel contesto della sorgente Nossana, a Valcanale di Ardesio, in Valle Seriana, studi
geologici e analisi mineralogiche hanno saputo raccontare la nascita e lo sviluppo
di questa grotta, scoperta solo pochi anni fa.
Serena Perini - “Sulle tracce di Homo: quando la geologia incontra la paleoantropologia”
Tra gli ambiti di ricerca della geologia riveste un ruolo fondamentale lo studio del
tempo geologico.
Collocare nel tempo gli eventi del passato rappresenta una sfida di grande
interesse, specialmente quando può contribuire a farci comprendere meglio le
nostre origini. Scopriamo insieme come la geologia possa permetterci di rivelare
l’età di alcuni tra i siti d’interesse paleoantropologico più importanti al mondo.
Per partecipare all’incontro è necessario iscriversi entro il 28 marzo compilando
questo google form dove si possono trovare tutte le informazioni utili.
DONAZIONE POLTRONE ALL`OSPEDALE DI LECCO
La solidarietà non ha confini: donate dalla Fondazione Rockefeller nove poltrone
per l’infusione di farmaci agli Ospedali di Lecco e Merate
In un momento così difficile come quello che stiamo vivendo, dove il termine “distanziamento” risuona in continuazione, assumono particolare importanza i gesti di solidarietà che avvicinano istituzioni diverse nel comune intento di alleviare le sofferenze dei malati.
La Fondazione Rockefeller, da sempre impegnata a migliorare le condizioni sanitarie ed assistenziali nei numerosi Paesi del mondo in cui opera, ha voluto offrire un importante contributo anche all’ASST di Lecco e ai suoi Ospedali di Merate e Lecco, quest’ultimo quale polo territoriale di riferimento per il Bellagio Center, unica sede italiana dell’organizzazione americana.
Sono perciò state donate, fra altre attrezzature, anche nove poltrone per l’infusione di farmaci: sette sono state destinate al Day Hospital Oncologico del Presidio di Merate, guidato da Antonio Ardizzoia, e due all’ambulatorio di medicazione del reparto di Radioterapia del Manzoni, diretto da Carlo Soatti.
Se abitualmente la Fondazione non finanzia progetti legati a situazioni emergenziali, la situazione straordinaria che stiamo vivendo, ha suggerito questa partecipazione attiva sul territorio.
Gli esiti nefasti della pandemia non si sono limitati al numero elevato di vittime che tutti conosciamo, ma hanno anche rallentato i percorsi di cura routinari.
“Tutto il personale medico, infermieristico e tecnico dei nostri due Ospedali – dichiara Paolo Favini, Direttore Generale dell’ASST di Lecco – è profondamente grato alla Fondazione Rockefeller per questa significativa donazione, segno importante della volontà della stessa Fondazione di dare un notevole contributo in un momento difficile di grande emergenza, come quello che stiamo attraversando da un anno a questa parte”.
LA FOTO DEL GIORNO: Ammaraggio nel Canale di Suez
Divertenti i commenti sull`incidente accaduto alla nave-cargo Ever Given incagliatasi nel Canale di Suez, bloccando il traffico in entrambe le direzioni (milioni di dollari i danni previsti).
Marco Molgora ( gia` assessore verde alla provincia di Leco ai tempi di Brivio) propone di inviare Bertolaso per risolvere la situazione ("E` gia` stato detto ?", si chiede ironicamente) mentre Luca Radaelli (un altro instancabile commentatore su Facebook) si domanda se per caso alla guida della nave-cargo non ci fosse il comandante Schettino !
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Tana liberi tutti: intervista a Veltroni
Walter Veltroni intervistato dal giornalista de La Provincia Lorenzo Bonini
Covid: sos agriturismi con -90% fatturato
Ok servizio mensa, opportunità per le strutture
E’ sos per gli agriturismi lombardi e lariani che dopo un anno di pandemia registrano perdite fino al 90% del fatturato. È quanto afferma la Coldiretti regionale nel sottolineare che il via libera al “servizio di mensa” per le strutture agrituristiche già autorizzate alla somministrazione di pasti rappresenta un’opportunità per poter recuperare almeno in parte quanto perso.
In Lombardia – precisa la Coldiretti – sono circa 1.700 gli agriturismi attivi di cui oltre mille con servizio di ristorazione, in pratica 2 su 3. La possibilità di stipulare convenzioni con ditte e imprese per garantire il pranzo ai dipendenti durante il periodo di emergenza sanitaria, nel rispetto delle norme anti contagio – continua la Coldiretti – si somma alla possibilità concessa da Regione Lombardia di effettuare in questi mesi l’asporto e il delivery di piatti pronti. Sono tutte misure positive - commenta la Coldiretti – finalizzate a dare una boccata di ossigeno al settore, che è tra i più colpiti dalle restrizioni in vigore ormai da un anno.
“Ora – commenta Emanuele Bonfiglio, presidente di Terranostra Como Lecco, l’associazione per l’agriturismo e per l’ambiente promossa da Coldiretti – bisogna evitare che questa nuova misura venga ostacolata da iter burocratici inutili che appesantiscono le procedure rallentandole e che scoraggiano gli imprenditori agricoli dal cogliere questa opportunità”.
Gli agriturismi delle province di Como e Lecco – conclude la Coldiretti interprovinciale – si trovano in campagna, in strutture familiari e lontano dagli affollamenti, con spazi adeguati per i posti letto e a tavola: per questo sono forse i luoghi dove è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dalla diffusione del coronavirus fuori dalle mura domestiche.