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Lunedì, 22 Marzo 2021 12:19

SILEA: OK DEI SOCI ALL'ATTO DI INDIRIZZO PER IL TELERISCALDAMENTO

L’Assemblea intercomunale dei Soci di Silea, alla presenza di 67 Soci pari al 92,77% di capitale sociale, ha approvato a larghissima maggioranza l’atto di indirizzo al Consiglio di Amministrazione della Società proposto dal Comitato ristretto dei Sindaci in materia di affidamento della concessione di costruzione e gestione della rete di teleriscaldamento nei comuni di Valmadrera, Malgrate e Lecco.

L’atto ripercorre in una prima parte le diverse tappe dell’iter che ha portato l’Assemblea dei Soci di Silea a deliberare di procedere - in ottemperanza alle prescrizioni di Regione Lombardia nell’ottobre 2007 in occasione del rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio del termoutilizzatore - la realizzazione secondo le procedure di Finanza di Progetto di una rete di teleriscaldamento con sistemi alternativi di alimentazione della rete da attivarsi al più tardi, nell’ipotesi di una riconversione dell’impianto, alla data di scadenza dell’attuale AIA; e quindi a pubblicare nel marzo 2019 il bando per la procedura ristretta di partenariato pubblico privato, per cui ha presentato offerta solo Varese Risorse Spa.

Tale offerta è stata valutata positivamente dalla Commissione di Gara in data 22 settembre 2020 e successivamente, il 15 ottobre 2020, il RUP, Ing. Francesco Pezzagno ha presentato la proposta di aggiudicazione a favore di Varese Risorse SpA.

Dopo l’introduzione da parte del direttore di Silea Pietro Antonio D’Alema, che ha approfondito i diversi aspetti tecnici del progetto stesso, evidenziando come sia previsto dalla stessa procedura una fase di trattativa tra Silea e l’azienda promotrice, con l’obiettivo di migliorarne ulteriormente gli aspetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

È seguita quindi una articolata discussione che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentati dei Comuni Soci. La votazione conclusiva è stata la seguente: favorevoli n. 45 Comuni per un totale di 74,88% del capitale sociale (80,72% dei presenti); astenuti n. 21 Comuni per un totale di 17,04% del capitale sociale (18,36% dei presenti); contrari n. 1 Comune (Santa Maria Hoè) per un totale di 0,85% del capitale sociale (0,92% dei presenti).

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Lunedì, 22 Marzo 2021 11:34

Water Alliance e La Sapienza creano la prima ‘’carta d’identità’’ delle acque lombarde, che ne conferma la bontà, la qualità e la sicurezza

Un’acqua del rubinetto buona, sicura e di ottima qualità che ha origine alpina. È questa una delle tante evidenze emerse dallo screening isotopico condotto a partire dal 2017 dalle tredici società di Water Alliance, il più grande agglomerato di imprese idriche su scala nazionale, tra cui figura anche Lario Reti Holding, e dall’università La Sapienza di Roma.

La ricerca, grazie a metodi e tecniche all’avanguardia che hanno consentito di analizzare le molecole dell’acqua per risalire alla loro origine ed età, ha garantito una mappatura delle falde idriche della nostra regione.

“Gli ottimi risultati ci permettono di celebrare con orgoglio, ma anche con la consapevolezza del suo valore, la giornata mondiale dell’acqua che ricorre oggi, lunedì 22 marzo – interviene Vincenzo Lombardo,  Direttore Generale di Lario Reti Holding – Una giornata particolarmente significativa per i gestori del servizio idrico integrato lombardo, che si impegnano ogni giorno a fornire ai più di 8 milioni di cittadini lombardi un’acqua buona, sicura e controllata e che promuovono la tutela di una risorsa cruciale per il pianeta.”

Ed è proprio l’acqua lombarda il focus dello studio, basato su un’analisi chimico-fisica di 200 campioni d’acqua prelevati da pozzi sparsi per tutta la Lombardia, che ha confermato come l’acqua delle falde analizzate non solo è sicura ma è anche di qualità, perché proveniente dall’arco alpino e ricca dei minerali che raccoglie nel suo percorso nelle ghiaie e nelle rocce ed è sicura perché separata dalle acque superficiali che subiscono gli effetti dell’inquinamento derivante dall’azione antropica.  Inoltre, il percorso che compie dalla fonte alla destinazione è quasi secolare, dato che, sempre secondo la ricerca, la nostra acqua ha più di sessant’anni e deriva dagli scioglimenti dei ghiacciai e della neve dell’arco alpino.

Alla luce di questo studio è stato possibile definire una sorta di ‘’carta d’identità’’ dell’acqua lombarda che ne descrive provenienza, età e qualità:

  1. Le acque lombarde di falda sono omogenee per provenienza perché si tratta di acque disciolte dai ghiacciai o dalle nevi dell’arco alpino. Dunque, questa acqua non ha alcuna “parentela” con l’acqua delle piogge locali e quella dei corsi d’acqua superficiali
  2. La stragrande maggioranza delle risorse idriche sotterranee deriva da aree alpine o perlomeno da fascia pedemontana/prealpina.
  3. Quest’acqua non solo è protetta ma conserva nel tempo le sue caratteristiche e i minerali che la compongono. La separazione delle acque superficiali da quelle più profonde nelle falde e gli strati sovrapposti di terreno impermeabile ne garantiscono la protezione dagli agenti inquinanti durante tutto il suo percorso.
  4. Tutte le acque analizzate hanno un’età per lo più maggiore di 50-60 anni

La ‘’carta d’identità’’ dell’acqua lombarda conferma quindi la salubrità e la qualità dell’acqua che beviamo ogni giorno. L’impegno di Water Alliance è quello di proteggerla quotidianamente con azioni di sensibilizzazione e processi di valorizzazione, alla luce del cambiamento climatico che minaccia quello che è a tutti gli effetti il nostro oro blu.

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Lunedì, 22 Marzo 2021 07:34

C'E' BISOGNO DI UN DON CHISCIOTTE

Il prof. Mondoni ha completamente, assolutamente, umanamente ragionevolmente ragione (LA FINE DELL'ATTIVITA' MOTORIA E SPORTIVA IN ITALIA (valbiandino.net). Tutte ma proprio tutte le misure da lui esposte ed invocate a proposito dell’inadeguatezza al movimento dei nostri ragazzi sono valide. E, anche, necessarie. Ma, temo, insufficienti.

Anche se in qualche utopico futuro venissero completamente realizzate. È verissimo: oggi molti genitori non invitano (non dico incitano) i figli all’attività sportiva o semplicemente motoria se non nutrono una sia pur flebile speranza di trasformarli in campioni (almeno nazionali) di qualche blasonato sport, di squadra o individuale non fa differenza. Ma in questo caso si trasformano spesso in tirannici commissari tecnici fustigatori e torturatori della prole, spinta scriteriatamente a primeggiare nel “gioco più bello del mondo” o in altre discipline. Con un occhio all’eventuale profitto monetario che ne potrebbe derivare in caso di successo. Insomma se mio figlio non ha speranze di diventare “scarpa d’oro” almeno una volta, allora è inutile spingerlo a sudare correndo dietro a una palla. Col rischio, oltretutto, che si faccia male. Un menisco rotto o, nel migliore dei casi, una caviglia dolorante, non si augura a nessuno.

Meglio, sic stantibus rebus, fingere di non vedere mentre, stravaccato sul divano, il rampollo si imbesuisce con gli occhi sbarrati davanti allo smartphone o al videogioco di turno in preda a un accesso acuto di videocatalessi.
Vede, prof. Mondoni, noi diversamente giovani (vecchi non si dice; sarebbe come dire cieco a un non vedente. Anche se cieco è. Sarebbe insopportabilmente e politicamente scorretto) ricordiamo con nostalgia le croste sulle ginocchia dovute a rovinose cadute durante una sessione di nascondino in cortile.

Corse sfrenate e gomiti spellati sono stati, nella nostra lontanissima gioventù, pane quotidiano dei nostri “giochi da cortile”. Per di più senza alcun premio in natura o in denaro in palio. Il fatto è, prof. che non ci sono più i cortili di una volta. Anzi non ci sono più i cortili. Neanche a pagarli. E nemmeno le strade.

Non riesco a immaginare, oggi, neppure in un paesino dell’alta valle, una partita di lippa in strada. Sarebbe un rischio mortale. E a scuola, in palestra, chi si arrischierebbe a far salire lungo una corda o una pertica adolescenti in vena di ginnici confronti con i colleghi per vedere chi riesce ad arrivare in cima e chi no? In caso di caduta e, nel migliore dei casi, di contusione ai glutei si scatenerebbe un inferno a base di genitori incazzati e insegnanti convocati dal preside se non dal giudice. In una visione ottimistica del problema volerebbero parole grosse.

La parola d’ordine è, oggi, niente rischi. Idem per l’attività motoria negli oratori. Anche in presenza di un apposito certificato di sana e robusta costituzione.
Per queste ad altre analoghe ragioni, prof. Mondoni, la invito a non abbandonare la sua sacrosanta battaglia. Abbiamo un disperato bisogno di Don Chisciotte, anche se non ci sono più mulini a vento ma solo smartphone con 5 fotocamere e un refresh rate di 120 Hz. Qualunque cosa voglia dire.

Elio Spada

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Lunedì, 22 Marzo 2021 06:43

RICORDATE IERI LE VITTIME DELLA MAFIA. ANCHE L'I.C.S. CREMENO LO HA FATTO SABATO MATTINA

Ricorreva domenica 21 marzo la “XXVI Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Una data che unisce l’Italia tutta nel ricordo di quanti hanno sacrificato la loro vita per combattere e non piegarsi alla criminalità organizzata.

A ricordare e riveder le stelle” è lo slogan scelto per questa giornata seguita anche quest'anno da Rai per il sociale.

In tutte le iniziative che si sono svolte nel nostro Paese, dove i protagonisti sono specialmente i giovani che prendono coscienza dei valori della legalità, verranno letti e celebrati gli oltre mille nomi delle vittime della criminalità mafiosa.

La Giornata nel 2017 è entrata a far parte delle ricorrenze riconosciute dallo Stato grazie alla volontà di due madri, due donne eccezionali, che hanno dato vita al progetto, in collaborazione con “Libera - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Le due donne sono Saveria, la mamma di Roberto Antiochia, un agente morto al fianco del commissario Antonino “Ninni” Cassarà nel 1985 e Carmela la mamma di Antonio Montinaro, assistente della Polizia di Stato, ucciso insieme al giudice Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo nel 1991.

E poi la moglie di Antonio, Tina Montinaro, da sempre impegnata nel mantenere vivo il ricordo del marito e della strage di Capaci, con la sua associazione Quarto Savona 15, trasformando il dolore in azioni concrete, è più volte è intervenuta pubblicamente "Ancora oggi io dico sono la moglie di Antonio Montinaro, non la vedova, perché è riuscito a riempirmi la vita anche in questi 26 anni, anche se lui come presenza fisica non c'è".

È dal 1996 che le celebrazioni si susseguono e neanche la pandemia ne ferma la portata, perché la volontà, l’impegno e la forza di tante associazioni, di tanti giovani, continuano a portare avanti gli ideali di uomini e donne che non hanno esitato a dare la loro vita per una società migliore, per il bene comune.

Le tante iniziative seguiranno protocolli attuati per contenere il contagio da Covid-19; non mancheranno i momenti di riflessione, approfondimento e le testimonianze per fare in modo di tenere viva la memoria comune a partire dalle storie di quegli uomini, donne e bambini che non ci sono più.

Anche l'I.C.S. Cremeno ha voluto ricordare - come tutti gli anni - questa giornata. Sabato mattina gli studenti si sono collegati a distanza per leggere loro riflessioni sul tema e suonare brani di pace e fratellanza. Pur non in presenza, l'evento è stato molto emozionante e coinvolgente.

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Lunedì, 22 Marzo 2021 06:37

Un uomo scivola su un canale e perde la vita

VALSASSINA (LC) - Incidente mortale domenica 21/03 sul Grignone, nella zona della Bocchetta di Prada, tra i comuni di Mandello ed Esino Lario. Un uomo di 37 anni ha perso la vita dopo essere scivolato lungo un canale impervio. La persona che era con lui ha dato l’allarme. La richiesta d’intervento per il Cnsas (Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico) è arrivata poco dopo le 14:30.

Impegnati una quindicina di tecnici della Stazione di Valsassina Valvarrone, XIX Delegazione Lariana; attivati anche i tecnici di soccorso speleologico della IX Delegazione regionale, perché dalle prime informazioni c’era la possibilità che l’incidente fosse avvenuto in circostanze che richiedevano la loro presenza. Sul posto anche l’elisoccorso di Como di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza). L’uomo è stato individuato e recuperato dall’elicottero, dopo la constatazione del decesso. Illeso l’altro escursionista.

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Domenica, 21 Marzo 2021 14:04

Una petizione per salvare il Monte Magnodeno dalla escavazione

Oltre 31.100 firme in otto giorni, un numero che aumenta di ora in ora (ma bisogna arrivare a 35.000). E' la petizione lanciata dal comitato "Salviamo il Magnodeno" per fermare l'attività di escavazione che ha luogo sulla montagna lecchese.
" Ho firmato la petizione già una settimana fa - scrive Carlo Losa del PD lecchese-. Spiace vedere che a nessuno importa del Monte Magnodeno. Quando arriverà il momento del dibattito sarà un tema molto sentito e anche, ahimè, strumentalizzato per attaccare il governo della città"

IL testo della Petizione su Change.org

Molto probabilmente anche tu, cittadino lecchese o della provincia di Lecco, avrai avuto modo di percorrere i sentieri del monte Magnodeno godendo della bellezza delle nostre montagne.

Sapevi che nel cuore di questa montagna, situata accanto al più celebre monte Resegone di manzoniana e carducciana memoria, a completamento naturale di quella cornice montuosa in cui si situa la città di Lecco, viene portata avanti da ormai un secolo una delle più intense attività di escavazione, con ben tre cave attive nella produzione di calce?

Il materiale estratto, a seguito di un processo di combustione, è la materia prima per la produzione di calce ad uso principalmente siderurgico, venduta soprattutto al di fuori della provincia di Lecco con benefici economici localizzati non solo sul nostro territorio.

A brevissimo, il 31 marzo, si terrà la Conferenza dei Servizi in cui la Provincia di Lecco deciderà se autorizzare o meno la ditta Unicalce spa, società attiva nella cavazione del monte Magnodeno, ad allargare ulteriormente il fronte di cava di Vaiolo Alta (delle tre quella situata più in alto). L’allargamento previsto è di 2.791.000 metri cubi di materiale (equivalenti a un cubo con spigolo di 140 metri, per intenderci), in accordo con il piano cave già approvato nel 2015.

Come Comitato “Salviamo il Magnodeno”, impegnato nella salvaguardia di questa montagna già così compromessa, vogliamo porre all’attenzione della Provincia le problematicità che ci spingono con forza a voler evitare questa autorizzazione, cioè che l’escavazione proceda fino al 2034.

Chiediamo la tua firma perché quell’attività che ha luogo sul Magnodeno comporta gravi conseguenze su vari fronti:

per la salute pubblica e dell’ecosistema: la produzione della calce produce infatti l’emissione di circa 200 000 tonnellate di CO2 all’anno (a confronto, le 130 000 del forno inceneritore di Valmadrera paiono quasi uno scherzo), tra le maggiori fonti di inquinamento atmosferico, oltre che l’emissione di polveri e l’inquinamento acustico legato alla forte rumorosità del processo di estrazione, frantumazione e trasporto della calce.
Facciamo un esempio:
▪ un'auto utilitaria/citycar Euro 6, per il cui acquisto potremmo usufruire di un Ecobonus, emette mediamente 100gr/Km di CO2;
▪ mediamente un'auto italiana percorre circa 11.000Km/anno.
Ciò significa che avremmo bisogno di circa 180.000 automobili per emettere le medesime quantità di CO2.
E chiariamo che i residenti della città di Lecco al 31 dicembre 2019 erano 48.249;
per la tenuta idrogeologica e per la purezza delle acque dei fiumi Bione, Olasca e Tuf, potenziali canali di smaltimento delle acque reflue della cava che minacciano di inquinare anche il nostro lago;
per la natura e il paesaggio dell’area, tanto nella sua potenzialità turistica, quanto in relazione alla possibilità da parte dei cittadini lecchesi e dei territori limitrofi di fruire di un luogo importante sul piano naturalistico e ambientale. Per non parlare dell’impatto paesaggistico di un’area già così deturpata, visibile da quasi tutte le cime delle altre montagne lecchesi;
per la flora e la fauna: per cavare è infatti necessario il taglio della vegetazione e di tutti gli alberi presenti comprese le specie pregiate, oltre all’asportazione degli arbusti, del manto erboso e del suolo fertile. Fa sorridere che si punti a piantare alberi in città, mentre, laddove questi già esistono, vengono estirpati di continuo senza che si possa fare nulla per salvaguardare le specie animali autoctone, che hanno in quei boschi costantemente minacciati il loro habitat naturale, nonché un importante corridoio ecologico di collegamento del territorio;
per la sopravvivenza di frazioni bellissime e storicamente rilevanti per il territorio come Neguggio, Carbonera, Piazzo e Campo de Boi, fortemente minacciate nella loro incolumità dall’avanzamento dell’escavazione.

Per legittimare lo scempio ambientale che ha avuto luogo negli anni e che si continua a perpetrare a danno della montagna, Unicalce Spa ha sempre fatto ricorso al ricatto occupazionale: e i posti di lavoro (nell’ordine delle poche decine di unità), se si smette di cavare, che fine faranno?

Stante che l’escavazione è un’attività fisiologicamente a tempo determinato, destinata prima o poi all’estinzione, chiediamo che in relazione al tema del lavoro si inizi piuttosto a mettere all’opera una riconversione dell’attività in modo da non lasciare persone disoccupate: un ripristino ambientale reale ed autentico impiegherà il lavoro di diverse persone per molti anni e favorirebbe sin da oggi, per il futuro, la possibilità per cittadini, e non, di fruire nuovamente di un’area per lungo tempo sottratta alla collettività. Le aziende attive nell’escavazione, su richiesta della legge, hanno già parzialmente avviato questo recupero, che tuttavia, finché non si metterà fine definitivamente alla sottrazione di materiale, appare oggi più come un camuffamento: l’erba piantata sui gradoni di roccia è ben poca cosa a fronte dell’enorme voragine della cava, una vera e propria ferita che resta aperta e che rischia di espandersi, qualora Unicalce acquisisca l’autorizzazione a continuare le sue attività di escavazione.

Chiediamo che l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini si concentri su una montagna spesso sacrificata che riteniamo debba poter costituire ancora, e di più, un luogo di cui tutti possano beneficiare. Il Magnodeno ha già dato troppo ai cavatori, ha donato le sue membra per arricchire pochissime persone. È giunta l’ora di difenderlo da un’ulteriore aggressione sconsiderata, è giunta l’ora di pensare ai nostri figli e nipoti, alla qualità della loro vita e al futuro di questo territorio.

In questa battaglia per la salute e il benessere della montagna e di tutti i cittadini dobbiamo essere in tanti e abbiamo bisogno anche della tua firma!

 

 

 

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Domenica, 21 Marzo 2021 09:12

TUTTI I COLORI DELLA VALLE DEI SASSI

In questo anno vissuto in semi libertà con la condizionale, c’è un gruppo social che non ha mai smesso di spargere ottimismo, serenità e positività.

Si chiama “Cuore Valsassinese” e, così come il muscolo che ci consente la vita, non ha mai smesso di battere, cercando sempre nuove strade e nuove proposte, coinvolgendo i suoi partecipanti e attirando l’interesse di tantissime persone.

Prendete l’ultima iniziativa, ad esempio. L’hanno intitolata ColoriAMO la ValSASSIna ed è a suo modo geniale.

“L'iniziativa è partita per caso – spiega la Dani Rubini che di Cuore Valsassinese è la fondatrice – dopo che  Cristina Espa, che abita a Introbio, mi ha iscritto ad un gruppo facebook”.

“Ho accettato distrattamente senza nemmeno guardare cosa fosse: di solito non accetto mai perché ho già troppe notifiche sulla home, ma poi continuavo a vedere questi sassi colorati passare e così ho curiosato dentro il gruppo e la cosa mi è piaciuta un sacco”.

“Così ho scritto a Cristina e insieme abbiamo deciso di provare a "lanciare" questa iniziativa supercolorata su Cuore Valsassinese. In realtà non pensavo ci avessero seguito molte persone: invece stanno aumentando e mi scrivono anche in privato”.

Ma in cosa consiste “ColoriAMO la ValSASSIna?

“Prima di tutto bisogna trovare un sasso, ovviamente, ma in questa valle è tutt’altro che difficile! Poi bisogna colorarlo, disegnarlo o scriverci una frase. Infine gli facciamo una foto, la pubblichiamo sul gruppo dando qualche indizio sul dove verrà lasciato.”

Già, perché lo scopo ultimo, è di “inondare” la valle dei sassi con questi sassi colorati: un messaggio di positività che vuole farci uscire dal grigiore di questo lungo periodo di tristezza che stiamo attraversando.

“Bisogna scegliere posti dove siano ben visibili – spiega la Dani – per esempio panchine, ai piedi di un albero, vicino a una casa, a una fontana”.

“I sassi in giro aumentano e credo che , come hanno già testimoniato in tanti su Cuore Valsassinese, a chi li raccoglie scappa un sorriso e soprattutto trovare un semplice sasso pieno di colori, faccia tornare un po' bambini”.

Ma il “gioco” non finisce lasciando il sasso. No, continua perché chi lo trova deve fotografarlo e postare la foto sul gruppo. Il sasso lo si può anche portare a casa, ma in cambio bisognerebbe farne almeno un paio da lasciare in altri posti.

Insomma, una catena che potrebbe propagarsi a lungo e con effetti arcobaleno davvero entusiasmanti.                                          

E’ proprio vero: la felicità sta sempre nelle piccole cose. Quelle che riescono ad aprirti il Cuore (che sia valsassinese oppure di altri mondi).

Un proverbio Sioux recita:  Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete!”

E la gioia, la felicità, la sorpresa, può essere anche trovare e poi donare un semplice sasso colorato con un messaggio di speranza.

Riccardo Benedetti

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Domenica, 21 Marzo 2021 07:55

COMUNICAZIONE INGANNEVOLE

Purtroppo sta circolando in rete questa comunicazione ingannevole e che non corrisponde al vero.
Non appena sarà possibile prenotare la vaccinazione anche per tutte le categorie attualmente non comprese nella programmazione del ministero della Salute, lo comunicheremo su tutti i canali ufficiali della Regione Lombardia.
Inoltre, sta circolando un SMS con questo testo: “Per info e dettagli su come prenotare il Vaccino AntiCovid over 80 chiama subito il 1240, un assistente personale è a tua disposizione h24 7 gg su 7”.
Chiunque lo riceva è invitato a non darvi seguito. Si tratta infatti di una truffa, sulla quale stanno già indagando le autorità preposte.
Aiutateci a diffondere questi messaggi

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Domenica, 21 Marzo 2021 07:51

CONTROLLI INTERFORZE A LECCO E PROVINCIA

A partire dal 18 marzo, in Lecco città, a seguito delle determinazioni assunte in sede di apposito Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presso la Prefettura – U.T.G. di Lecco e di relativo “Tavolo Tecnico” tenutosi presso la locale Questura, ha avuto luogo un nuovo servizio straordinario di controllo interforze finalizzato a garantire l’attuazione delle misure per contrastare la diffusione del virus Covid-19, nonché di prevenire e reprimere ogni forma di reato, in particolare i reati c.d. “predatori” e per contrastare situazioni di degrado e di pericolo per la sicurezza urbana in alcune zone della città.

Il servizio, coordinato dalla Polizia di Stato, ha avuto luogo con l’impiego di personale della Questura cittadina, coadiuvato da pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Milano, da personale dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Locale.

Le pattuglie hanno effettuato controlli lungo le arterie di maggiore traffico ed in ambito cittadino, al fine di prevenire possibili violazioni alle restrizioni alla mobilità, tramite la verifica delle relative autocertificazioni. E’ stato effettuato anche un controllo nel parco di Villa Gomez, con un puntuale pattugliamento di quell’area, ritenuta meritevole di attenzione, nonché presso la stazione ferroviaria di Lecco. Sono stati controllati anche due esercizi commerciali, rispettivamente in via Oslavia ed in viale Turati.

E’ stato effettuato, infine, un mirato controllo anche presso l’area mercato “La Piccola” di Lecco, al fine di monitorare e contrastare una situazione di degrado e di pericolo per la sicurezza urbana venutasi a creare all’interno di una recinzione di uno stabile di proprietà comunale ivi presente, dato dalla costante presenza di soggetti che lì bivaccano abitualmente. Nel corso dell’attività sono stati identificati tre soggetti, un italiano e due stranieri. Il ragazzo italiano, pregiudicato e tossicodipendente, una volta controllato, veniva fatto allontanare dall’area, mentre ad uno dei due stranieri, risultato in posizione irregolare sul territorio nazionale, veniva notificato il decreto di espulsione del Questore.

Tramite personale della Polizia Locale, veniva fatto intervenire sul posto personale della EcoNord per la raccolta dei rifiuti in modo da ripulire e bonificare l’area, piena di spazzatura e di bivacchi di fortuna.

Analoghi controlli verranno effettuati anche nelle prossime settimane.

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Domenica, 21 Marzo 2021 07:01

Didattica a distanza: cosa fanno i paesi europei

Il problema della Didattica a distanza è reale e rappresenta un onere significativo per gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado in particolare per i bambini della primaria e secondaria. Onere che si manifesta sul piano didattico, pedagogico, culturale e di complessiva crescita individuale e sociale dei nostri figli e nipoti.

Giusto, come scrive Enrico Baroncelli, accelerare il più possibile e “sbrigarsi, vaccinare immediatamente insegnanti e maestre (e questo si sta facendo con AstraZeneca in queste settimane e tornare a riaprire la scuola, almeno per i più piccoli, nel minor tempo possibile”. Con buona pace dei no vax. Certo le recentissime e ancora calde polemiche sui rischi vaccinali riferiti ( e poi smentiti dall’Ema) al vaccino anglo-svedese hanno ulteriormente dilatato i tempi di somministrazione. Ma è necessario e urgente recuperare il tempo perduto. Siamo costretti, absit iniuria verbis, ad affidare le nostre speranze a un generale!

Qualche perplessità suscita, a mio avviso, sostenere che con l’attuale lockdown scolastico si stia “allevando una generazione di «poltronari da televisione» ferma sul divano o peggio sulla sedia nell’armeggiare con tablet, telefonini, computer, e magari nel tempo libero Play Station…”. Tre settimane (vacanze pasquali comprese) di chiusura delle scuole non avranno certamente simili, tragici effetti sul piano generazionale. Se così non fosse faremmo bene ad abolire in modo permanente le vacanze natalizie e gli oltre due mesi della chiusura estiva. Ma questa è solo una provocazione.

Qualche dubbio, inoltre, suscita l’affermazione che “la scuola italiana è quella che ha chiuso di più in Europa”. Non dimentichiamo che la Germania sta riaprendo con prudenza, ma solo dopo due mesi di stop totale. In Gran Bretagna, da qualche mese non più Europa, le scuole ripartono dopo tre mesi di blocco totale ma in presenza di una campagna vaccinale fra le più cospicue. E in Francia, dove le scuole non hanno mai chiuso (ma insegnanti e sindacati scendono in piazza contro l’apertura ad oltranza), le vacanze invernali vengono distribuite in tre step nei mesi di gennaio e febbraio e scaglionate in tre aree regionali con periodi di chiusura che superano i dieci giorni consecutivi. In tal modo configurando un sostanziale anche se parziale lockdown.

In Germania le scuole sono state riaperte in 11 regioni federali su 16. Ciò significa che sono tuttora chiuse dalla seconda decade di marzo, 2300 istituti scolastici su 23mila, vale a dire il 10% del totale. Ma nella Repubblica federale tedesca ciascun länder gode di ampia autonomia. Se poi si considera la situazione complessiva europea si scopre che la durata media della chiusura totale delle scuole sfiora le 3 settimane consecutive mentre la media mondiale è di 22 con gli Usa attestati su 38 settimane complessive (dati Unesco).

In Spagna scuole aperte con alcune restrizioni sanitarie. In Svezia e Polonia aperte solo le primarie e gli asili mentre in Portogallo scolari e studenti sono tutti a casa dal 21 gennaio fino a Pasqua. Come si vede fare confronti fra sistemi scolastici e Paesi diversi è molto problematico. La speranza è che con l’accelerazione vaccinale “manu militari” organizzata dal generale Figliuolo, tutto possa tornare a una sia pur parziale normalità.

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