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Lunedì, 25 Gennaio 2021 06:38

I PREZZI AL CONSUMO A LECCO

A proposito di … Prezzi al consumo dicembre 2020

Premessa. Gli indici dei prezzi al consumo di dicembre 2020 sono stati elaborati nel contesto determinato dalle misure adottate con il nuovo DPCM del 3 novembre 2020 per contrastare la nuova ondata della pandemia causata dal Covid-19 e che hanno reintrodotto limitazioni, differenziate a livello regionale, riproponendo, almeno in parte, le criticità del periodo marzo-maggio. L’offerta commerciale di beni e servizi ha subito quindi nuove ulteriori restrizioni e le attività di rilevazione presso i punti vendita e i rispondenti hanno incontrato nuovamente difficoltà crescenti. Il numero di mancate rilevazioni, pur non toccando i livelli di marzo e aprile, è tornato ad aumentare dopo essere diminuito in particolare nel periodo compreso tra giugno e ottobre.

L’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati, ha continuato a consentire di ridurre gli effetti negativi dell’elevato numero di mancate rilevazioni sulla qualità delle misurazioni della dinamica dei prezzi al consumo. La situazione che si è venuta determinando e le modalità con le quali è stata via via affrontata sono illustrate nella Nota metodologica, alle pagine 31,32 e 33 del comunicato stampa diffuso il 18 gennaio dall’Istat.
Come ricordato nella nota metodologica dell’Istat, gli indici ai diversi livelli di aggregazione, sia nazionali che locali, che hanno avuto una quota di imputazioni superiori al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o peso), sono stati imputati.
Per quanto riguarda la rilevazione territoriale, per alcuni prodotti e servizi, la mancata disponibilità di quotazione è stata in parte arginata dall’organizzazione dei punti di rilevazione, appartenenti al piano di campionamento, che hanno previsto la consegna a domicilio.

Inflazione a Lecco:
segno meno della variazione annuale per il decimo mese consecutivo (-0,4%); segno opposto per la variazione mensile (+0,4%)

A cura dell’Ufficio Statistica del Comune di Lecco una breve sintesi delle principali variazioni registrate nel mese di dicembre 2020 sulle variazioni dei prezzi al consumo a livello locale.

La variazione mensile dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi è in aumento e pari al +0,4 punti percentuali (-0,3% quella del mese di novembre) e porta l’indice dei prezzi al consumo a quota 102,3 (base è 2005=100); ad inizio anno 2020 l’indice dei prezzi si attestava a 102,6.
La variazione annuale è pari a -0,4% e conferma la tendenza alla contrazione registrata a partire dal mese di marzo. Nello stesso periodo del 2019 la variazione registrava un aumento di 5 decimi di punto e nel 2018 registrava addirittura un +1,7%.
La variazione media annua dei prezzi al consumo per l’anno 2020 è pari a -0,4%. Da quando sono presenti le elaborazioni dei prezzi al consumo per il territorio di Lecco (anno 2005) è la seconda volta che si assiste ad una variazione media annua di segno negativo (anno 2016 variazione annua pari a -0,2%).

A livello nazionale entrambe le variazioni sono più contenute: l’aumento rispetto a novembre 2020 è pari al +0,2% e la diminuzione annuale si attesta al -0,2%. La minore accelerazione dei prezzi registrata a livello nazionale ha determinato un leggero incremento del differenziale tra la realtà locale e nazionale che ora si attesta a 0,3 punti. (Indice nazionale pari a 102,6). (all. tav.1 e tav.1a).

Le variazioni della Componente di fondo, cioè l’indice generale al netto degli energetici e alimentari freschi registrano le seguenti variazioni: +0,4% a livello congiunturale e +0,1% rispetto al dicembre 2019. Le stesse variazioni il mese scorso si attestavano a -0,2% e +0,4%.
A livello nazionale le variazioni della componente di fondo si attesta a +0,3% a livello mensile e +0,6% a livello annuale.

Analisi delle variazioni per divisione di spesa.

La divisione con la maggiore variazione mensile in aumento è Ricreazione spettacolo e cultura (+2,4%) variazione da imputare all’aumento di svariati prodotti tecnologici (apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici +1,1%) segue la variazione dei Trasporti (+1,7%) dove le variazioni in aumento sono generalizzate; aumentano i servizi di trasporto (+6,5%) ma anche i carburanti (gasolio mezzi trasporto +2,8%; benzina +2,1% e gas gpl +1,5%).

Le divisioni in diminuzione registrano variazioni più contenute: Bevande alcoliche e tabacchi è quella con la variazione maggiore pari al -0,7% determinata principalmente dalla contrazione dei vini e degli alcolici. Seguono la divisione degli Alimentari e delle Comunicazioni che registrano entrambe una variazione di -0,5%. Anche a livello nazionale si registrano gli stessi segni anche se con valori leggermente diversi.

L’unica divisione che rimane stabile rispetto al mese di novembre è quella dei Servizi ricettivi e di ristorazione.

A livello annuale le Divisioni in aumento superano quelle in diminuzione, ma i valori delle variazioni sono decisamente più marcati per quest’ultime.
Altri beni e servizi è la divisione che aumenta maggiormente rispetto al mese dicembre 2019 (+1,8%) , con la variazione di un punto percentuale è la divisione dei Servizi Sanitari e spese per la salute che occupa il secondo posto.

Registrano segno meno: Comunicazioni (-6,8%), Istruzione (-4,6%), trasporti (-2,5%) e Abitazione (-2,1%).

Di seguito le variazioni degli indici dei prezzi al consumo degli aggregati di prodotto che hanno avuto le maggiori variazioni in aumento e le maggiori variazioni in diminuzione rispetto al mese di novembre 2020:

PRODOTTI DECADALI. ORTOFRUTTA IN STAGIONE E ITTICI

Rilevazione territoriale

Maggiori variazioni di segno più

 

Maggiori variazioni di segno meno

Carciofi

 

+37,8%

 

Zucchine

 

-22,7%

Agli

 

+15,7%

 

Clementine

 

-22,1%

Uva

 

+13,0%

 

Pomodori da insalata

 

-11,0 %

             

PRODOTTI/SERVIZI MENSILI

Rilevazione territoriale e/o centralizzata

Maggiori variazioni di segno più

 

Maggiori variazioni di segno meno

Voli europei

 

+37,3%

 

Vino spumante

 

-8,6%

Voli intercontinentali

 

+21,8%

 

Notebook

 

-4,6%

Supporti con registrazioni di suoni, immagini e video

 

+9,8%

 

Stampante

 

-4,1%

             

CARBURANTI PER AUTOTRAZIONE

Rilevazione centralizzata

Variazioni di segno più

 

Variazioni di segno meno

Gasolio per mezzi di trasporto

 

+2,8%

       

Benzina

 

+2,1%

       

Gas GPL

 

+1,5%

       




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Lunedì, 25 Gennaio 2021 06:24

L’OMBRA DEL BASTONE di Mauro Corona

in Cultura

“Invitati o no
gli dei
saranno presenti”

C. G. Jung

Una storia di streghe e di stregati scorre tumultuosa tra i dirupi crudi che circondano Erto. Storia di malefici e maledizioni. Di sguardi e di destini. Le righe incise su carta dalla sgorbia impugnata con grande perizia narrativa da Mauro Corona rivelano e ricordano la fatica antica del vivere in quota. Parlano, con semplicità solo apparente, di quella che viene ormai definita “civiltà alpina” i cui archetipi comuni, ben individuabili lungo l’intero arco montuoso che collega il mar Ligure alla Carnia, hanno attraversato i millenni per giungere intatti fino allo scorcio del XXI secolo.

I montanari del Vajont, spiegano le pagine gualcite del vecchio quaderno dalla copertina nera, non costituiscono eccezione. Anche le acque gelide del torrente omonimo segnano da sempre una storia che è identica dovunque siano ripidi boschi, cime innevate, prati scoscesi. Dove si strappa alla natura e ai suoi cicli infiniti tutto ciò che è possibile, tutto ciò che mira alla sopravvivenza. Dove la vita si aggrappa tenace e instancabile a sé stessa. Dove la morte appare companatico quotidiano alla mensa dell’uomo impegnato sempre, dalla prima all’ultima luce, “… nei boschi a fare legna, e nei prati a falciare l’erba, e guardare a venie l’autunno, e aspettare Natale vicino al fuoco. E anche portare San Bartolomeo di legno per le vie del paese.”

La morte, appunto. Presenza ubiqua e determinante almeno quanto la vita. Si apre infatti con un omicidio la narrazione dello scultore - alpinista - scrittore di Erto. Un delitto misterioso per il quale pagherà un innocente. Ecco il senso di tutta la storia: la tragedia, proprio quella classica, greca per intenderci. Con tanto di capro espiatorio votato al sacrificio in nome di una società dai tratti primitivi la cui sopravvivenza in quanto gruppo omogeneo e organizzato esige l’individuazione di un colpevole e una condanna purchessìa. Serpeggia instancabile la violenza di cui parla René Girard in tutte le sue opere, che sola è in grado di placare le tensioni distruttive del corpo sociale. Per questo il colpevole deve essere innocente. Proprio come la vittima. Non importa che dalla forca penzoli l’assassino. Conta che il cappio stringa una gola. Meglio se innocente. E giustizia è fatta. Il capro diventa sacro. Sacrificio: sacer facio. La violenza è il sacro. Realtà paradossale; come la vita del resto.

L’uccisione del padre di Zino è solo la prima mossa. Le morti non finiscono che all’ultima pagina. Nella storia di Zino Corona se ne contano diciannove, tutte o quasi violente. Tutte o quasi frutto di maledizione o di veneficio. Anche la follia indotta dal tossico è morte perché uccide l’anima dell’uomo immergendolo nella demenza, esiliandolo a vita fuori di sé. Come Raggio che si spegne nella pazzia per mano amica, con pozione la cui onomastica suona significativamente al femminile: belladonna.

Atmosfere cupe disegna la penna di Corona. All’ombra delle crode, al cospetto delle grave del Vajont, si muovono numerose figure inquietanti e pericolose, infide e temibili come fate malvagie. Sull’intera narrazione si libra infatti il fetore pesante del maleficio opera di donne - streghe. Anche se, in questo caso, non ci sono roghi a “purificarle”. Cinque secoli prima a poche decine di chilometri da Erto come altrove “Le donne delle vallate alpine sono state tra le più perseguitate in Europa: fra quest le streghe dello Sciliar processate nel castello di Presule nel 1506 e 1510” (AA. VV: “La lunga notte della magia”, Workshop. Trento 1995). Le righe di Corona trasudano concrezioni dure di quei tempi, di quegli eventi.

Maddalena Mora, la “maestra” in materia di giochi sessuali, è la prima ad apparire sulla scena. Ed è anche la prima a lasciarla per autoimpiccagione. Non del tutto strega ma completamente donna. L’aborto di cui si macchia è rito satanico e imperdonabile e “chi copa deve coparsi”. Maddalena possiede almeno uno degli elementi che hanno caratterizzato le streghe per tre secoli: ha commesso infanticidio. E, come è noto, al banchetto - orgia del sabba, esse “…portano i bambini da sacrificare ovvero i corpi dei bambini che hanno già ucciso, che vengono offerti in sacrificio al Diavolo…” (Jeffrey b. Russel, “Il Diavolo nel Medioevo – Nominalisti, mistici e streghe”; Laterza, 1987).
Dopo Maddalena Mora c’è Melissa, la vecchia Melissa, esosa e sfruttatrice dei falciatori ai quali succhia denaro in cambio di una grotta, l’”antro” nel quale dormire la notte durante la fienagione ai pascoli alti. Fa una brutta fine la rapace Melissa. La sua maledizione postuma produce quattro morti. È certamente una “stria”. C’è, inoltre, ma solo nominata, la “stria del baugo” che fa “…lo strionamento perché non gli avevano dato un tocco di butirro”.

La strega più pericolosa uccide però con lo sguardo. Corona la introduce nella narrazione descrivendone i tratti ma non ne pronuncia mai il nome: “…una di San Martino, una donna non tanto alta però coi fianchi larghi come una cavalla, forte e lavoratrice, giusta da far figli”. Ecco tutto quel che c’è da sapere sulla “moglie di Raggio” e sulle donne in genere. O, almeno, quasi tutto, perché il tratto essenziale, il segno che la marchierà per sempre è il silenzio: “Solo che parlava poco, era sempre misteriosa e stava per conto suo...”. L’epitaffio è bell’e pronto. Il futuro si fa presente in queste brevi righe. Un futuro assolutamente fatale nel quale compare anche l’aborto come per Maddalena Mora. “Lei”, perfetta incarnazione della catastrofe, uccide il figlio di Zino che porta ancora in grembo e, come le sirene di Ulisse, uccide ma, a differenza di quelle, con lo sguardo: “…lei, la nuova sposa, mi guardava”.

Annuncio tragico eppure inevitabile: “Ancora non immaginavo che da quelle guardate (…) sarebbe cominciato tutte le mie disgrazie”. Raggio riesce persino a sopravvivere al morso venefico della “lipera”. Ma non sopravvivrà allo sguardo della moglie - strega che “Non apriva mai bocca…” perché, “… mandava segni coi occhi, parlava con quei occhi che ti strascinavano verso di lei…”. Gli occhi, lo sguardo che attrae, che mette in ceppi e avvince più dell’esibizione di parti anatomiche eroticamente significative. La donna è dunque, insieme, Morgana, Medusa, Medea e Melusina, quadruplice radice del mondo governato dalla Dea Madre che ci costringe da sempre come spiega James Hillman“…a riconoscere il perdurare degli dei non più nell’ossequio di corpi e anime ai rituali, ma come ‘malattie psicologiche…” della carne, dell’anima, della società.

Morgana “nata dal mare, che sempre ci illude e ci inganna; Medusa dai capelli di “lipera”, paralizza con lo sguardo; Medea, la virgo cruenta di Draconzio, la maga di Euripide, uccide i propri figli per vendicare il tradimento e Giasone - Zino si toglierà la vita; Melusina, infine, simbolo dell’inconscio, fata ambigua dalla coda di serpe, immagine femminile che soccorre ma che, come Morgana, spesso inganna. L’opera al nero declina dunque al femminile tra le grave del Vajont. Ecco la “donna selvaggia” di Corona che, figura archetipica del vivente, incarna la mater aeterna. Mater: materia come origine e forma elementare della vita, fenomeno panico irrazionale di cui l’uomo prova terrore. Panico, appunto. Nasce qui ogni caccia alle streghe che la storia ricordi. Le streghe, incomprensibili creature del male, vanno eliminate. Producono sempre orge, incesto, infanticidio, omicidio. Nel romanzo di Corona muoiono spesso per mano propria o altrui. Solo le fate sopravvivono. Ma sono infanti (come Neve) o appartengono alla pianura, come l’ultima donna di Zino. Dunque a un altro mondo dove l’amore è possibile quando non sia troppo tardi. Fra i monti vivono solo fattucchiere e megere. E regna il loro sguardo terrificante.

Corona emerge dalle nebbie pesanti e gelide del Vajont come cantore dell’immaginario popolare che per essere tale non è meno vero del mondo duro e roccioso nel quale lungo i millenni si svolge tutta la vita degli ertani. Una vita che, come altrove nelle valli alpine, si identifica spesso nella ritualità operosa legata ai ritmi arcaici della natura, più frequentemente matrigna che madre ma pur sempre origine ab antiquo della sacralità del vivere e del soffrire. Dove spesso l’assidua dedizione alle lusinghe ottundenti di Bacco costituisce rimedio essenziale contro “…malinconia, ipersensibilità, pazzia, ossessione orrendi gorghi nel mare gelido, antiche case dirute e fatiscenti” (Guy Davenport: “La geografia dell’immaginazione”. Adelphiana. www.adelphiana.it; 2002). Rappresentazione baroccamente perfetta dell’universo descritto da Corona. È sempre la donna, arcaico mitologema del mondo, a portare la colpa del peccato poiché “Nella cultura chiusa, misogina e tremenda del paese, le cose magiche e sublimi, ma anche infide, traditrici e impossibili da dominare, diventano femmina” (Mauro Corona, “Le voci del bosco”; Ed. Biblioteca dell’immagine; collana Chaos).

L’uomo, debole schiavo, si lascia travolgere dalle donne che sono quasi sempre un po’ streghe, un po’ puttane. Comunque facitrici di eventi mortali che sconvolgono Erto, Macondo nostrano dominato dal respiro tagliente delle crode tra le quali si aprono orrendi Maelstrom chiamati foibe. Voragini tenebrosamente mitiche rappresentano un Ade locale che erutta “…un’aria fredda e svelta (…) che pareva avere dentro come voci di lamenti…”. Abissi pronti ad inghiottire delitti e vittime come Raggio e la vecchia dell’antro. Ma non per sempre: Melissa ritornerà in una bara di ghiaccio dalla quale spalanca gli occhi: “Era uno sguardo diretto, fermo, cattivo, duro. Uno sguardo feroce, insostenibile”.

Riemergerà anche lo scettro ligneo di “re Raggio”, con la “lipera” scolpita in basso, a determinare l’esito infausto della storia di Zino. Il bastone, il suo segno: “Dalla foiba del monte Cornetto aveva attraversato le budelle nere della terra, lungo i torrenti sotterranei dell’inferno…”. Per portare a compimento la legge: “chi copa si deve copare”. Lungo tutto il testo scorre una inconfondibile “linea gotica” che sembra conservare un debito ai paesaggi spettrali di Poe e di Lovecraft. Più al secondo che al primo.
Tutto finisce con la morte. Zino, dopo aver cercato invano di fuggire e di “…dimenticare un poco quel cane che mi correva dietro sulla terra e mi mordeva la vita di continuo, giorno e notte”, trova la pace in un cappio.

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Domenica, 24 Gennaio 2021 15:32

I dati errati sulla Lombardia in "Zona Rossa"

La nota diffusa venerdi sera dall’Istituto Superiore della Sanità non lascia più spazio a margini di dubbio: la classificazione in “zona rossa” della Regione Lombardia è avvenuta sulla base di dati errati comunicati dalla stessa in data 13 gennaio 2021 relativi alla settimana 4-10 gennaio 2021, che sono stati rettificati il 20 gennaio 2021.

In particolare il valore medio del “Rt sintomi” stimato con il DB aggiornato il 13 gennaio 2021 è risultato pari a 1,4 mentre lo stesso valore medio stimato con il DB aggiornato il 20 gennaio 2021 risulta pari a 0,88. Questo porta l’ISS a concludere che “una rivalutazione del monitoraggio si rende necessaria alla luce della rettifica fornita dalla Regione Lombardia”.
Non ho mai ritenuto una punizione la “zona rossa” bensì una misura di prudenza per la salute di tutti i cittadini. Peraltro, il Presidente Fontana e diversi esponenti leghisti, a partire dal loro “leader” nazionale, si sono strumentalmente “scagliati” per tutta la settimana contro il Governo, responsabile, a loro dire, di questa “ingiustizia” nei confronti della Lombardia.

Ora che di questa “ingiustizia” è emersa l’origine, il Presidente Fontana dovrebbe almeno delle scuse: ai cittadini lombardi, per averli costretti ad una settimana di “zona rossa” a causa di un errore della sua struttura, ai commercianti che hanno dovuto chiudere immotivatamente in questi giorni i propri esercizi, al Governo oggetto dei suoi “strali” e sin troppo facile bersaglio proprio nei giorni della crisi.
E forse le scuse non basteranno a chi ha avuto una sensibile riduzione del fatturato!

Inoltre questo “incidente” dovrebbe finalmente convincere la Giunta Regionale a rendere trasparenti i dati che vengono raccolti. Come ha ricordato nuovamente nei giorni scorsi il Presidente della Commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid19, Gianni Girelli, i numeri dell’incidenza del virus, che devono essere elaborati e forniti dalla Regione, non sono accessibili. E questo è grave e disorientante!

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Domenica, 24 Gennaio 2021 15:18

Archivio Badoni recuperato dall`edificio neogotico

in Cultura

I Musei Civici di Lecco ( SiMUL ) stanno ultimando l'allestimento della " Sezione Separata d'Archivio " nella ex palazzina Maternità del Politecnico che comprende numerosi Fondi tra cui " Sottoprefettura " " Famiglia Badoni" e soprattutto "Archivio Tecnico Badoni " costituito da centinaia di migliaia di disegni industriali, progetti , documenti , lastre fotografiche che vanno dalla fine Settecento agli anni ottanta del Novecento , quindi uno dei più importanti Archivi d'Impresa italiani .

L' importante Archivio e il Capannone Industriale Neogotico di corso Matteotti sono stati salvati all'ultimo momento dalla completa distruzione circa 35 anni proprio dai Musei Civici che hanno conservato i fondi fino ad ora in collocazioni provvisorie outsurcing. Un lungo impegno che raggiunge finalmente il suo risultato .

E un grazie all' Assessorato comunale alla Cultura e ai Musei di Lecco che stanno attuando e dirigendo tutta l'operazione con soldi propri e che hanno per 30 anni conservato questo grande Patrimonio , sempre con fatica e scarsissime risorse

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Domenica, 24 Gennaio 2021 07:46

VALANGA DI NEVE SABATO POMERIGGIO AL COMOLLI

Una valanga con un fronte molto esteso, di circa 500 metri di larghezza, ha interessato sabato 23 gennaio di pomeriggio la zona di Comolli, a 1850 metri di quota, nel comune di Pasturo, sulla Grigna Settentrionale (Grignone).

Il distacco è stato determinato dalle nevicate abbondanti e dai forti accumuli da vento dei giorni scorsi, fortunatamente non ha travolto persone. Ad avvisare i soccorsi è stato il gestore del rifugio “Antonietta al Pialeral”.

Sul posto per un sopralluogo si sono portate le squadre della Stazione di Valsassina Valvarrone della XIX Delegazione Lariana del Cnsas. La valanga ha lambito la traccia della salita invernale al Grignone.

Il Soccorso Alpino chiede agli escursionisti di prestare la massima attenzione al bollettino nivometeorologico di Arpa Lombardia, che oggi indica il grado di pericolo di valanghe forte (4) su Orobie, Retiche e Adamello, marcato (3) sulle Prealpi.

Considerato l’alto rischio di valanghe,  il sindaco di Pasturo, Pierluigi Artana, ha firmato un’ordinanza vietando le escursioni sopra quota 1200 metri in tutto il territorio comunale fino al ripristino delle normali condizioni di transitabilità. Il divieto sarà in vigore da domenica 24 gennaio.

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Domenica, 24 Gennaio 2021 07:27

BOSNIA UMANITA’ DERELITTA

Stavo guardando il telegiornale con poca voglia di impegnare la mia attenzione tanto è il fastidio per le solite urticanze politiche. Poi ecco la Bosnia invadere la mia casa e calpestare la mia cena, il mio sonno a pochi passi dal piatto ormai finito. Bosnia e umanità derelitta come un pugno sparato dritto alla pancia, il fiato che non esce, i polmoni rattrappiti in una apnea asfissiante, immagini che non hanno pietà della stessa pietà che implorano.

Migliaia di uomini in mezzo alla neve, assaliti da un freddo terribile, in strada, nei campi, nei casolari abbandonati, senza acqua e senza luce, senza alcuna possibilità di riscaldarsi. A piedi nudi, nei sandali malandati, con una coperta, picchiati, maltrattati, dalla polizia, messi da parte perfino dalla popolazione che non consente alcuna vicinanza, li caccia via come fossero appestati. In epoca remota, apparentemente trapassata dalla storia, nell’Amerika razzista come nei lander nazisti, c’erano i mezzi di trasporto adibiti soltanto a questa tipologia di umanità serie Z a loro dire. Eppure è come se il passato fosse ritornato con gli scarponi chiodati della modernità, anche adesso in Bosnia hanno istituito mezzi di trasporto e percorsi speciali unicamente per queste persone, le quali non debbono contaminare la popolazione autoctona con la loro devastante disperazione.

Un brivido giù al basso della schiena, una frustata fredda come la lama di un coltello, un po’ di sbieco me ne stavo seduto a guardare lo schermo, a cercare di comprendere l’incomprensibile. Tra me e me pensavo si sarebbe levato il solito coro massmediatico di indignazione pelosa, che stigmatizza l’operato di un paese, con un copione già visto un sacco di volte.

No, neppure questo è accaduto, solamente un silenzio contorto, come se quanto sta avvenendo in Bosnia è un accadimento a cui non è possibile porre rimedio, dunque rimanga a debita distanza, ben lontano dalla mia dimora.
Lo Stato dovrebbe applicare la giustizia non praticare la più feroce indifferenza, come a dire abbiamo fin troppi problemi a casa nostra, non possiamo farci carico delle ingiustizie degli altri.

Non riusciamo più a indignarci per davvero, non riusciamo più a pretendere che le istituzioni si assumano le responsabilità in merito al vergognoso atteggiamento del potere nei riguardi dei più deboli e indifesi, non riusciamo neanche a domandarci se le garanzie Costituzionali prevedano di potere metterci di traverso, a mezzo, come ebbe a dire tempo addietro il mai dimenticato Cardinal Martini: “fare un passo in mezzo, là, dove infuria la tempesta”. Calza a pennello per quanto più disumano ora sta perpetrandosi in Bosnia. É solo una piccola riflessione e non merita altro che di essere raccolta da chi condivide il valore della Giustizia, di chi condivide il valore della solidarietà intesa come azione costruttiva, per rendersi senza timore garanti dei diritti inalienabili delle persone maltrattate e torturate ingiustamente, pretendendo l’applicazione della legge internazionale senza distinzioni e condizionamenti esterni. Forse.

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Domenica, 24 Gennaio 2021 07:16

La Nostra Famiglia chiede sostegno per un nuovo Centro di Riabilitazione

Manca poco all’apertura del nuovo Centro di Riabilitazione di Como.

Abbiamo però bisogno di un gesto di amicizia per aiutarci ad arredare gli spazi dell’edificio articolato in un’area clinico-sanitario con 11 studi dedicati a medici e psicologi; un’area riabilitazione con 13 locali; un’area di 8 locali dedicata alle riabilitazione dei bambini con disturbi dello spettro autistico oltre agli spazi per l’amministrazione, la segreteria e la direzione.

Mancano meno di 13.000 € per raggiungere l’obiettivo dei 60.000 € necessari a completare l’allestimento degli spazi.
Diciamo sin d’ora grazie, anche a nome delle famiglie che accedono ai servizi del Centro, a tutti coloro che anche con piccole donazioni ci aiuteranno donando sulla piattaforma ForFunding.

 

Tutelare la dignità e migliorare la qualità della vita, attraverso specifici interventi di riabilitazione, delle persone con disabilità, in particolare bambini e ragazzi.

E’ questa la missione dell’Associazione La Nostra Famiglia, che dal 1946, con 28 sedi in 6 regioni d’Italia, si fa carico non solo della disabilità in quanto tale, ma anche della sofferenza personale e famigliare che l’accompagna.

Ci prendiamo cura di bambini con disabilità, cioè bambini che hanno problemi motori, oppure cognitivi, ma hanno la stessa voglia di vivere di tutti i bambini del mondo. Alcuni di loro sono portatori di malattie rare, altri sono stati vittime di gravi incidenti, altri ancora hanno ritardi o difficoltà nella loro crescita.

Facciamo tutto questo anche a Como dove siamo presenti dal 1971. Attualmente l’attività è svolta in un immobile di proprietà del Comune, ma non è più adeguato all’attività. Per questo grazie alla donazione di un terreno abbiamo potuto dare avvio ai lavori per la realizzazione di una nuova sede che sarà pronta entro dicembre 2020.

COSA FACCIAMO NOI

Il Centro si occupa della diagnosi e della riabilitazione funzionale neuromotoria e neuropsichiatrica di soggetti in età evolutiva affetti da disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, nonché del loro inserimento scolastico e sociale.

Presso il Centro opera un servizio interdisciplinare che si occupa della riabilitazione, nei seguenti ambiti di patologia:

disabilità neuromotorie e neuropsichiche da encefalopatie non evolutive (PCI, malformazioni cerebrali, ritardo mentale) ed evolutive (encefalopatie genetico-metaboliche); disturbi del linguaggio; disturbi dell’apprendimento; disturbi emozionali e relazionali; disturbi sensoriali e neurosensoriali complessi, in particolare visivi; disturbi dello spettro autistico.

Per ogni utente viene impostato e realizzato un progetto riabilitativo individualizzato, avvalendosi delle competenze dell’Equipe medico-riabilitativa multidisciplinare presente.

Nel corso dell’anno 2019 gli utenti che hanno beneficiato di prestazioni erogate dal Centro sono stati complessivamente 682

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Domenica, 24 Gennaio 2021 06:59

LE SCUOLE SERALI SI RIORGANIZZANO IN RETE: CAPOFILA LECCO

Nascita della Rete nazionale di scopo ICT RIDAP

Il ruolo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel sistema dell’Istruzione degli Adulti è individuato come centrale già nelle Linee Guida per il passaggio al nuovo ordinamento dei CPIA regolamentato dal DPR 263/2012.

Ben prima che l’emergenza pandemica ci abituasse a sigle come DAD e DDI, proprio l’utilizzo delle ICT già contemplava la Fruizione a Distanza (FAD) come una delle principali innovazioni dell’assetto organizzativo e didattico dell’Istruzione degli Adulti, con il triplice obiettivo di sviluppare le competenze digitali degli studenti, favorire la personalizzazione dei percorsi, offrire una concreta opportunità per la flessibilità nella frequenza.

Non è dunque azzardato dire che, grazie anche alle aule Agorà, il sistema dell’Istruzione degli Adulti – da tanti, da troppi, ancora ignorato – si segnala sin dalla sua nascita come una “avanguardia” nell’ordinamento scolastico italiano.

Sulla base di queste premesse e di un percorso che ha visto protagonisti la RIDAP, il gruppo nazionale di formazione sull’innovazione didattica, il CPIA Fabrizio De André di Lecco – scuola capofila dei progetti nazionali “Leonardo Visionario” e “Poli Innovativi 1080” – è maturata l’idea di costituire una rete di scopo nazionale sui temi delle ICT, con la finalità di individuare obiettivi e linee operative, fornire carattere strutturale alle azioni, favorire lo sviluppo di comunità di pratiche, reinterpretare le previsioni del DPR 263/12 nell’ottica più ampia della Didattica Digitale Integrata.

Alla Rete di scopo nazionale ICT IdA della RIDAP hanno aderito 23 CPIA distribuiti su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, alle Isole. Si tratta di un gruppo di istituzioni scolastiche autonome sensibili ai temi dell’utilizzo didattico delle ICT in ambito IdA, le quali intendono fornire un servizio formativo a tutti i CPIA che aderiscono alla RIDAP. Di seguito l’elenco dei CPIA aderenti-fondatori: Bari 2, BAT, Bergamo 2, Bologna Metropolitano, Cagliari, Caserta, Cesena Forlì, Grosseto, Lazio 1, Lazio 7, Lecco, Lodi, Napoli città 1, Oristano, Roma 4, Savona, Siracusa, Taranto, Terni, Torino 3, Torino 4, Treviso, Udine.

Lo scorso 18 gennaio si è tenuta, in remoto, un’assemblea a cui hanno preso parte i dirigenti scolastici dei CPIA costituenti la Rete. Nell’ambito di tale assemblea sono stati eletti all’unanimità il presidente, il vicepresidente, i componenti della giunta. Essi sono: Renato Cazzaniga, presidente, CPIA Lecco; Carmensita Feltrin, vicepresidente, CPIA di Oristano; Claudio Corbetta, CPIA Bergamo 2; Giovanni Raimondi, CPIA Grosseto; Ornella Volpicelli CPIA Roma 1; Paolo Farina, CPIA BAT; Domenico Buscaglia, CPIA Savona.

«Le prime azioni della Rete – sottolinea il presidente Cazzaniga – mirano a condividere le risorse professionali grazie alla valorizzazione di un gruppo tecnico nazionale di insegnanti, al fine di creare una rete didattica e un gruppo di formatori sull’utilizzo didattico delle ICT; si prevede di realizzare in ambito IdA un Portale Nazionale della Formazione e di definire una proposta metodologica di utilizzo delle ICT; di promuovere un Piano di garanzia delle competenze digitali della popolazione adulta; infine, di reperire risorse attraverso la progettazione di Rete, di collaborare con soggetti quali il MI, INDIRE, EPALE».

Comunicazione dell’avvenuta costituzione della Rete e della determinazione dei suoi organi di governo sarà inviata al Ministero, alla RIDAP, alla RUIAP, ai gruppi PAIDEIA, agli Uffici scolastici regionali, all’Indire.

Albert Einstein suggerisce: “I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L'insieme dei due costituisce una forza incalcolabile”.

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Sabato, 23 Gennaio 2021 17:05

I SAVOIA E LA GIORNATA DELLA MEMORIA

in Cultura

La lunga lettera che l`ultimo discendente dei Savoia, Emanuele Filiberto, ha inviato alla Comunita` Ebraica Italiana, in occasione della Giornata della Memoria che si celebrera` il 27 Gennaio come ogni anno, riapre questioni antiche.

"Scrivo a voi, fratelli ebrei, nell'anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, a memoria perpetua di una tragedia che ha visto perire per mano della follia nazi-fascista 6 milioni di ebrei europei, di cui 7500 nostri fratelli italiani -scrive Emanuele Filiberto-. E' nel ricordo di quelle sacre vittime italiane che desidero oggi chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia famiglia."

"Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia Famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera".

"Condanno le leggi razziali - prosegue il Principe - nel ricordo del mio glorioso avo Re Carlo Alberto che il 29 marzo 1848 fu tra i primi Sovrani d’Europa a dare agli italiani ebrei la piena uguaglianza di diritti. Condanno le leggi razziali nel ricordo dei numerosi italiani ebrei che lottarono con grandissimo coraggio sui campi di battaglia dell’Ottocento e del primo Novecento da veri Patrioti."

Se alla fine dell`Ottocento, quando diede scandalo in tutta Europa l`"Affare Dreyfus" , in Francia, e qualcuno si invento` i "Protocolli di Sion" (una supposta congiura ebraica per prendere il potere nel mondo) una certa diffidenza verso gli Ebrei esisteva, la loro entusiastica partecipazione alla I Guerra Mondiale su fronti dolomitici e sul Piave ristabili` quella profonda alleanza che invero mai in Italia era stata messa in discussione (non c`erano mai stati in Italia i "Pogrom" e i massacri di Ebrei che avevano caratterizzato i paesi del Nord Europa, Polonia e Germania, o anche in Spagna, in particolare nel Medio Evo).

Lo stesso Mussolini, da giovane, ne prese atto: lui che poi doveva essere piu` che grato a una ricca e colta signora ebrea, Margherita Sarfatti, che fu per molti anni una sua amante, e che lo introdusse nei primi anni quando era a Milano, spiantatissimo e senza una lira, prima come direttore dell`"Avanti" poi del "Popolo d`Italia", negli ambienti e nei salotti che contavano davvero.

Molti furono gli Ebrei, ricchi e proprietari di fabbriche, che anzi all`inizio aderirono con convinzione al nascente Fascismo (su questo argomento consiglio l`ormai introvabile libro di Renzo de Felice, "Storia degli Ebrei italiani sotto il Fascismo").

Che in Italia esistesse una "questione ebraica" e men che meno razziale, in quegli anni non lo sospettava nessuno.
Lo stesso Cesare Lombroso, uno spiritato genetista che individuava nelle fisionomie del volto alcune caratteristiche non solo genetiche ma comportamentali, in quegli anni piu` che con gli Ebrei, dal naso aquilino, se la prese con i Sardi, colpevoli di avere una fronte troppo alta, e quindi secondo lui portati a diventare dei criminali !

Cambio` tutto nella seconda meta` degli anni '30: l`alleanza con la Germania, abbandonando l'Italia i vecchi alleati della I Guerra Mondiale, e una nuova amante per il Duce, la allora giovanissima  Claretta Petacci al posto della Sarfatti, che nel 1938 dovette mestamente andarsene in Brasile ma scampo` agli avvenimenti successivi, portarono il Duce a voler imitare le pazzie del Fuhrer tedesco.

Le "Leggi Razziali" del 5 Settembre 1938 furono certamente una vergogna, che comporto` sacrifici pesantissimi per i circa 40.000 Ebrei che all`epoca vivevano in Italia : non potevano piu` lavorare ne` come impiegati pubblici ne` come altro, non potevano commerciare, sposarsi con un italiano/a, e molto altro.

Scimmiottavano una "teoria della razza" che in Italia, paese da sempre invaso da tantissimi popoli di ogni origine etnica, a partire da Fenici, Ostrogoti, Longobardi, Arabi e molti altri) era particolarmente ridicola : gia` aveva poco senso in Germania, dove pero` forse c`era una maggiore omogeneita` etnica.

Ma la sua conseguenza piu` grave, pochi invero lo ricordano, fu un'altra: quando i Tedeschi guidati dal FeldMaresciallo Kesserling invasero l`Italia, dopo l`8 Settembre del 1943 ("Operazione Alarico") nei cassetti dei Comuni e delle Aministrazioni locali (insieme alle Leggi razziali era stato emanato un Censimento degli ebrei italiani) trovarono belli e pronti lunghi documenti ed elenchi di famiglie ebraiche  residenti in Italia, con tanto di Nome Cognome e Indirizzo.

Per gli ufficiali delle SS naziste fu quindi molto facile preparare i camions e andare a prenderli per caricarli ignobilmente su dei treni piombati: destinazione Mathausen !

 

 

 

 

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Sabato, 23 Gennaio 2021 16:39

CRONACHE DAI MARCIAPIEDI

L’educazione, si sa, non è patrimonio di tutta l’umanità. E così come l’educazione, nemmeno il senso civico.

Se poi sommiamo assieme maleducazione e mancanza di senso civico, gli aggiungiamo un guinzaglio e un cane alla fine, i risultati li vediamo quando camminiamo per le nostre vie.

Giusto ieri nel breve percorso che da casa faccio per andare al lavoro (trecento metri o giù di lì) di questi “omaggi” ne ho dovuti schivare non meno di 8, e mentre li schivavo pensavo non tanto al cane quanto ai loro padroni.

Poi ho pensato anche che è vero, a Introbio non ci sono appositi cassonetti, e che se avessi scritto qualcosa sarebbe saltato fuori il solito che sa tutto a scrivere “non ci sono i cassonetti”.

Lo so, lo sappiamo e ci stiamo pensando, per cui evitate inutili commenti e casomai  state attenti a dove mettete i piedi mentre camminate con il telefonino in mano.

Anche perché se uno è maleducato ed il senso civico non sa nemmeno dove stia di casa, è molto probabile che ci voglia ben altro per indurlo ad utilizzare il cassonetto.

“Mamma, ma perché è pieno di cacche in giro?” ha chiesto (davvero) un bambino di sei anni alla sua mamma che ha fatto fatica a trovare una risposta e non so nemmeno se l’ha trovata.

E non sono pochi i cittadini che si lamentano e mandano foto che evitiamo di pubblicare.

Qualcuno potrebbe obiettare che servono più controlli. Certo, visto che c’è gente che circola con appeso il cane al guinzaglio oppure anche libero alle cinque del mattino come alle undici di sera, dite voi che tipo di controllo sarebbe possibile se non disporre di un satellite in orbita geostazionaria.

E cosa si può dire a quelli che il cane lo portano a spasso libero, senza guinzaglio e senza museruola? Non si può, c’è un’ordinanza e ci sono anche le multe. Ma il “non si può” in Italia è “non si potrebbe” per cui, lo faccio lo stesso, tanto nessuno mi cura, le multe non le prendo (ed anche se le prendo non le pago) e chissenefrega.

Non so cosa succeda in altri paesi, ma qualcuno mi sussurra che anche lì non è che sia tutto rose e fiori.

Mal comune mezzo gaudio? Boh, fate un po’ voi.

Intanto oggi sono andato a Santa Caterina.

Se ci andate anche voi, mi raccomando, guardate bene dove mettete i piedi.

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