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Martedì, 02 Novembre 2021 10:16

UNA FAMIGLIA VINCENTE

in Sport

Per loro lo skiroll è diventata una vera e propria passione di famiglia, accanto alla passione, però, ci sono anche risultati importanti. Andiamo a conoscere meglio una famiglia vincente. A conclusione della stagione estiva e in attesa della neve, oggi a Modena sono stati premiati i vincitori della Coppa Italia Cascina Bianca di skiroll, tra loro anche Paola Beri (maestra classe 1975 originaria di Primaluna ma residente a Introbio) e le figlie Maria e Aurora Invernizzi, tutte vincitrici nelle rispettive categorie della Coppa Italia di skiroll nonché del titolo italiano con la maglia del Nordik Ski.

Prima di tutto complimenti, ma come nasce questa passione per lo sport, per lo sci nordico in particolare e, ovviamente, per lo skiroll?
“La nostra passione per lo sci di fondo/skiroll credo sia innata… Ricordo che quando ero bambina e gli inverni abbondavano di neve amavo divertirmi tra i prati innevati; un bel giorno ho deciso di mettere gli sci di fondo e mi sono subito appassionata. Ho ancora stampato nella mia memoria la mia prima gara sugli sci stretti: ero piccolissima, ma con una grande determinazione. Avevo il grande appoggio di mio papà che mi seguiva nelle trasferte e mi supportava. Per un po’ di anni sono rimasta nel settore agonistico ma poi, ahimè, l’ho dovuto abbandonare per concentrarmi sulla scuola. Nonostante tutto, però, ho sempre continuato a sciare e a praticare sport, beneficiando di tutti gli effetti positivi che l’attività fisica dona a corpo e mente. Anche le mie due figlie, Maria e Aurora, hanno scelto questo sport, senza nessuna forzatura e in completa autonomia. Da piccolissime le portavo in piscina e frequentavano corsi di nuoto, poi hanno fatto sci alpino, ma quando hanno provato il fondo se ne sono letteralmente innamorate. Così le ho iscritte alla società Nordik Ski. Il mio desiderio era quello di dare la possibilità a Maria e Aurora di fare sport in un ambiente sereno, senza nessuna pressione o ambizione particolare, ma poi la passione è cresciuta e mi hanno chiesto di poter praticare attività agonistica. Da lì è stato un crescendo di emozioni per loro (e per me, ovviamente)”.

Come vi preparate alle gare? Avrete un programma da seguire…
“I nostri allenamenti sono ponderati: non devono diventare uno stress, ma solo un piacere, un ‘premio’ dopo una giornata passata sui libri di scuola. È chiaro che per poter arrivare pronti a ogni gara non si improvvisa nulla! Il programma di allenamento individualizzato è predisposto dalla nostra allenatrice Carla Ticozzi, che è sempre molto attenta a tutte le dinamiche e sa calibrare delle proposte sempre equilibrate. Non c’è una quantità fissa di allenamenti alla settimana, ma variano in base ai periodi dell’anno. Alterniamo periodi di ‘carico’, con periodi di ‘scarico’ e di riposo. Maria e Aurora vivono ogni proposta di allenamento con serenità e entusiasmo, anzi, la ricercano e la desiderano perché l’attività fisica rilascia a loro un benessere psicofisico incredibile e indispensabile. La pista ciclabile è il luogo predominante per i nostri allenamenti (skiroll, corsa, bici…), ma amiamo ‘scalare’ anche le nostre montagne per le attività in salita. Le uscite in kayak completano il nostro allenamento e le soddisfazioni anche lì non mancano. Ora aspettiamo l’arrivo della neve per andare a Giumello, dove da qualche anno il Nordik Ski ha in gestione l’anello della pista di fondo e dove sciamo immerse in un paesaggio mozzafiato!”

La stagione di skiroll è stata ricca di soddisfazioni per tutta la famiglia…
“Quest’anno abbiamo scelto di cimentarci nel circuito di Coppa Italia: sicuramente impegnativo per le trasferte, però ci ha permesso anche di conoscere luoghi e gente nuovi. I risultati hanno appagato le fatiche: Aurora ha vinto nettamente il circuito nella categoria Under 14 aggiudicandosi ben 11 gare (Cicagna sprint, Cicagna salita, Bosco Chiesanuova salita, Grondona salita, Pavullo sprint, Pavullo circuito+salita, Sovere circuito, Rogno salita, Cortina salita, Rapy sprint, Verrayes salita) su 15 disputate, guadagnando 1400 punti in classifica generale di categoria e staccando la seconda classificata (Alessia Callegaro Sc Valdobbiadene) di 546 punti. Aurora è anche campionessa italiana Under 14, titolo conquistato nelle gare di Sovere-Rogno”.
Maria si è imposta nella categoria Under 16 vincendo ben 12 gare (Cicagna sprint, Cicagna salita, Pavullo sprint, Pavullo circuito+salita, Sovere circuito, Rogno salita, Bobbio sprint, Bobbio salita, Cortina salita, Trento sprint, Rapy sprint, Verrayes salita) su 15 disputate, guadagnando 1410 punti in classifica generale di categoria e staccando la seconda classificata (Chiara Agostinetto Sc Valdobbiadene) di 335 punti. Anche Maria è campionessa italiana Under 16, titolo conquistato sempre nelle gare di Sovere-Rogno”.

Anche la mamma non è stata da meno…
“Io sono salita sul primo gradino del podio in tutte le gare di skiroll disputate quest’anno, per quanto riguarda la categoria master F2, vincendo quindi il circuito di categoria. Nell’assoluta mi sono piazzata al secondo posto con soli 26 punti di distacco (ahimè!) da Sabrina Borettaz, dopo aver vinto le gare in salita di Grondona, Cortina, Monte Bondone e Verrayes. Ho vinto il titolo italiano di categoria nella gara in salita di Bobbio. Ho partecipato anche alla gara promozionale Nembro-Selvino, tagliando il traguardo davanti. Quarta piazza (con rottura bastoncino e due cadute) nella gara open con arrivo al Cermis, in occasione dei Mondiali in Val di Fiemme”.

Ottimi risultati, dunque, che sono la continuazione di un cammino iniziato qualche anno fa?
“Tra i titoli più prestigiosi conquistati recentemente Aurora è campionessa regionale uscente di sci di fondo, sia nella specialità gimkana che in quella in tecnica classica (vittorie a San Giuseppe in Valmalenco), mentre io ho vinto il titolo italiano assoluto skiroll salita in tecnica classica nel 2019. Ho vinto anche altri diversi titoli italiani di categoria negli ultimi anni, sia sugli sci stretti che sugli skiroll”.

Come riuscite a conciliare allenamenti e scuola, specialmente nel periodo invernale dove c’è bisogno di sciare per gareggiare alla pari delle avversarie?
“Non è facile conciliare allenamenti e trasferte con scuola e lavoro ma, come dico sempre, volere è potere! La concentrazione è fondamentale per poterci ritagliare del tempo per muoverci… abbiamo imparato a non perdere tempo inutile e a sfruttare ogni minuto nel migliore dei modi. Dopo aver fatto i compiti, prima di cena, usciamo per svolgere il nostro programma di allenamento e al rientro, dopo aver mangiato, Maria e Aurora riprendono in mano i libri per ultimare i lavori assegnati a scuola e ripassare. Anche quando si parte per le trasferte la scuola le accompagna: lo zainetto con i libri non manca mai: si studia durante il trasferimento e nei momenti liberi si continuano i compiti in hotel”.

Obiettivi, speranze e sogni nel cassetto?
“Per scaramanzia non diciamo quali sono i nostri obiettivi e i nostri sogni nel cassetto, ma sicuramente ci spingeranno a dare il meglio di noi stesse. La speranza è che la stagione invernale vada bene e ci regali tante emozioni come quella estiva appena trascorsa e, se anche non arrivassero vittorie, siamo certe che ci divertiremo comunque. E’ un sacrificio non indifferente portare avanti scuola e sport nel migliore dei modi, ma la passione prevale su ogni altra cosa”.

Ringraziando Paola per questa sua lunga chiacchierata, la lasciamo augurandole una stagione invernale ricca di soddisfazioni e che i sogni nel cassetto possano avverarsi tutti!

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Martedì, 02 Novembre 2021 08:19

L'ABUSO DELLA VAL BIANDINO. FOTO DAL "FRONTE"

Mentre la magistratura sta proseguendo nel suo lavoro, ed il Comune attende gli esiti dell'ordinanza, pubblichiamo alcune foto scattate in loco che documentano le opere eseguite.

Si vede il sentiero com'è tuttora dopo il tratto messo sotto sigilli ed anche alcuni massi di grosse dimensioni che vi sono stati posati presumibilmente nel corso delle opere di scavo.

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Martedì, 02 Novembre 2021 08:14

GRIGNETTA A.S.D.: SI GIOCA!

in Sport
Mercoledì 8 settembre 2021. Ore 22. Sede ASD Grignetta.
E' la prima assemblea del Consiglio dopo le vacanze estive...tiriamo le somme su questi primi mesi di attività.
"Il campus di Luglio è andato bene, dai"... "si', organizzato un pò velocemente, ma siamo riusciti nel nostro intento: proporre una settimana calcistica con personale qualificato e mantenere un quota di partecipazione accessibile a tutti "..."e poi i pranzi alla Puppola sono stati tanta roba!!!!"
"Anche le serate al Parco sono state positive...abbiamo avuto la sovrapposizione del concerto di Vasco e della partita dell'Italia, ma l'abbiamo gestita come meglio potevamo..."
Per noi è stata la prima stagione; tutta esperienza per la nostra Associazione...ora abbiamo i "vecchi" progetti da migliorare, perfezionare e tante nuove idee per i prossimi mesi...non possiamo che guardare avanti e inziare a pianificare la nuova annata con calma...
E INVECE NO !!!!!!!!
"Hei, c'è qui fuori un gruppo di ragazzi che vuole parlarci...avrebbero bisogno di una mano per iscrivere la loro squadra al campionato CSI OPEN a 11. Sono quasi tutti giovani di Ballabio che, senza il nostro intervento, andranno a giocare per una squadra di Lecco ".
Non sarebbe proprio il core business della nostra Associazione...le difficoltà nel gestire una situazione del genere non sarebbero poche; l'iscrizione al campionato, i tesseramenti degli atleti, le divise, mantenere i rapporti con il CSI e con le altre squadre...non neghiamo la nostra iniziale titubanza...saremo all'altezza ??
Poi però abbiamo deciso di affrontare la sfida; abbiamo chiesto di poter utilizzare il campo di Ballabio Superiore, che ci è stato gentilmente concesso in affitto...lo abbiamo ripulito e reso agibile...e siamo partiti con gli allenamenti...
Ed eccoci qua...belli come il sole al nostro esordio sul campo del Cortenova...
Gli ultimi mesi ci hanno riservato sorprese spiacevoli e a volte molto dolorose...vogliamo considerare questa opportunità che si è creata come uno stimolo a guardare avanti e a creare qualcosa di positivo per il territorio...
.....ma non è finita!!!
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Martedì, 02 Novembre 2021 05:23

IL FIORE DELL'ALLEGRIA SPUNTA A 2000 METRI

L’abbiamo incontrato attorno ai 2200 metri di quota, lungo il percorso che dal rifugio Grassi si inerpica verso il Pizzo dei Tre signori. Un cespuglietto dai colori delicati ma decisi; una piccola esplosione floreale quasi sepolta dall’erba sottile e semi rinsecchita dei duemila metri. Era la fine di agosto e l’aria era frizzante ma lei, l’Euphrasia alpina, sembrava trovarsi perfettamente a suo agio. Le caratteristiche curative di questa essenza vegetale riguardano esclusivamente la farmacopea popolare antica e fanno riferimento a proprietà astringenti, diuretiche, digestive e vulnerarie. Pare infatti che un tempo venisse usata per curare tagli e ferite poiché si riteneva possedesse capacità emostatiche e battericide.

Esistono moltissime varietà di Euphrasia sulla cui classificazione il dibattito fra i botanici è ancora aperto. Il fiore, che cresce in particolare al centro-nord oltre i 1600 metri, è considerato raro dato che è diffuso solo sulle Alpi occidentali (Wikipedia docet). È stato l’onnipresente Linneo a chiamarla Euphrasia per derivazione da un termine greco che significa allegria, gioia. Però l’appellativo potrebbe anche trarre origine dal nome di una delle (innumerevoli) figlie di Zeus: Eufrosine. Ma come spesso accade, le etimologie vanno considerate solo come ipotesi onomastiche più o meno attendibili..

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Martedì, 02 Novembre 2021 05:15

CARLETTO VUOLE ANDARE A HOLLYWOOD

“Ragazzi, cercano comparse per un film che faranno da queste parti!”
Immediatamente e con la facilità di una lama rovente nel burro, la notizia si sparge in ogni dove. Si insinua in ogni chiacchiericcio, in ogni cicaleccio di quartiere; financo nelle sedute spiritiche o dal barbiere. Oramai in paese non si parla d’altro. E tra funamboliche granite, cannoli alla ricotta e tonnellate di babbà al rum, ogni autoctono in ogni bar ne disquisisce con amici, compari e cugini di primo, secondo e terzo grado. Ogni attività lavorativa è sospesa. Perché, è bene si sappia, anche qui in terronia, la gente lavora. Non tutti sono ladri o assassini o, peggio, leghisti. E persino i briganti sono spariti da tempo. La gente ha smesso da un po’ di mangiar sapone e si lava regolarmente, utilizzando il sapone di cui sopra. Garibaldi è odiato da tutti e l’idioma corrente è un italiano solo lievemente contaminato da locuzioni territoriali incomprensibili ai più e, talora, persino a me che sono più terrone di molti miei concittadini, giacché nelle vene di alcuni scorre sangue misto, frutto di copule siculo-continentali.

Ordunque, dopo l’ufficialità della notizia e l’imminente avvio delle riprese, milioni di aspiranti attori si preparano a quello che somiglierà a un vero esodo biblico in direzione del casting, che si terrà a Galati, un paesino dalla misteriosa utilità, sito sulle colline, tra il vento e il nulla.
A bordo della mia leggendaria Skoda Turbodiesel del 2007, accompagno (gratis) la mia fidanzata. Anch’ella vuole gioiosamente partecipare a questo screening di massa. Ovviamente mi perdo sui Nebrodi. Nemmeno gli abitanti del paesino sono a conoscenza di dove si trovi il cosiddetto “Incubatore”, sede dei provini. Io, che sono notoriamente una persona furbissima, chiedo lumi a un corriere di Amazon. Egli mi guarda perplesso e giura sulla tomba dei suoi bisnonni che non conosce l’indirizzo di questo famigerato palazzo denominato Incubatore (con la B di Babbà).
Poco distante c’è un palazzo dismesso, pieno di casse di frutta e privo di ogni forma di vita.
“Dev’essere quello” afferma con siciliana certezza la mia fidanzata.

“Ma figurati! Qui si sono estinti tutti da anni” replico con sicumera milanesità. E invece è proprio lì. Nei sotterranei di questo malmesso edificio miliardi di persone si stanno dimenando come pesci nella rete. Tutti indossano la mascherina. La scena è abbastanza surreale.
“Ciao Carlo!”. Qualcuno mi saluta da qualche parte… Io, che sono notoriamente una persona molto sveglia nonché furbissima, non riesco ad associare nessun volto coperto da mascherina a questo inatteso saluto.
Vago per le stanze cercando di capire come funzioni il tutto. Una signora di altezza media, capelli medi, peso nella media e con mascherina ci si avvicina. È la nostra amica Francesca. Colei che ci ha parlato del film su Franca Viola per il quale cercano comparse. In men che non si dica, iniziamo a firmare documenti e cambiali, fornendo ogni nostra generalità, misure intime e green pass. Debbo anche fornire il mio iban. Inopinatamente e senza preavviso qualcuno ci inocula nell’orecchio la terza dose di vaccino, per sicurezza. Vengo poi a sapere che trattavasi di Cif Ammoniacal. L’igiene non è mai abbastanza in simile promisquità. Pare.

Dopo le firme un fotografo mi ordina di mettermi spalle al muro, come il più ignobile degli ergastolani. Tra le mani reggo un cartello col mio nome. Io continuo a ripetere “Non volevo venire! Sono innocente! Sono l’autista di quella signora laggiù”. Nessuno si commuove e vengo schedato anch’io. Nel frattempo, ovunque chiunque chiacchiera allegramente con chiunque. Molti si conoscono. Alcuni ritrovano persino parenti dimenticati. Sono tutti qui, con la speranza di partecipare al film evento.
Dopo 2 minuti e 18 secondi, qualcuno ci dice che possiamo andar via. La nostra presenza, di colpo, si è rivelata del tutto inutile. Ma come? E il colloquio con la regista? E il provino sul suo divano che sicuramente avrei dovuto sostenere (e superare) per ottenere la parte? Pare proprio che io e la mia fidanzata siamo stati esclusi ancor prima di essere provinati.
Delusione e sgomento. Mi passa persino l’appetito. Mi scappa però la pipì. Sarà la delusione penso. Oppure le troppe emozioni vissute in così poco tempo. Ma la mia prostata malandata non vuole sentir ragioni. Salutiamo alcune decine di conoscenti e usciamo. La mia Skoda è sempre lì. Mi aspetta docile per riportarci a casa.

Pochi giorni dopo, però, inattesa mi giunge una telefonata.
“Pronto il signor Carmelo Rosalia?”
“Chi parla?” Replico stizzito, aspettandomi il solito frantuma cabbasisi di un call center.
“Sono Spratalfia Sguarguagnalla, del casting… volevo chiederle la disponibilità per il 4 ottobre, quando inizieremo le riprese del film”.
Penso a uno scherzo, ma siccome sono notoriamente una persona gentile, e talvolta perfino educata, rispondo educatamente: “Ma certo, sono in pensione. Ho tanto tempo libero”.
“Bene, la metto in elenco. Sarà contattato tra pochi giorni”.
Miracolo! Ecco la mia vita prendere finalmente una svolta. Di lì a poco avrei abitato ad Hollywood. Ogni tot avrei ricevuto un premio Oscar e avrei cosparso di banconote ogni collina, utilizzando il mio elicottero personale per aiutare i poveri di ogni continente. Mai disperare. La fortuna si ricorda di tutti prima o poi! Persino di un pelato suo malgrado e a sua insaputa come me!
Ma ecco che man mano che si avvicina il giorno fatidico del ciak, nessuna telefonata di conferma mi giunge. Panico e delusione si appropriano di ogni mio pelo e capello. Mi sono dunque illuso inutilmente? Certo che no! Alcuni giorni dopo la morte di ogni mia speranza, mi giunge una nuova telefonata.

“Pronto, cerco la signora Rosalia…. Sono del casting Patapim e Patapam”
“Buongiorno. Sono Carmelo Rosalia, mi dica”
“Ma…veramente io cercavo la signora Rosalia”
“Le assicuro che io sono Carmelo Rosalia e sono pelato, quindi dovrei essere un uomo. Ho fatto il casting il mese scorso”
“Ma…non so…deve esserci un errore. Ho qui la foto di una signora… mi informo e le faccio sapere…”
Inutile aggiungere che nessuno mi ha più chiamato. La mia carriera attorale si è conclusa ancor prima che iniziasse. Ho deciso di non cambiare residenza e di rimandare l’acquisto di una villa con 4 piscine ad Hollywood.

In fondo, sto bene qui. A 50 metri dal mare. Rimando la dieta e il trapianto di bulbi piliferi a tempi migliori. Semmai quelli del film dovessero ripensarci, mi darò malato. Ho altre produzioni che abbisognano di un diversamente alto con leggera stempiatura. La mia agenda è fitta di impegni, cari signori!
E poi, sono timido. Preferisco stare di fronte al camino, con in mano un panino e un bicchiere di vino e la foto di Al Bano sul comodino.
Tutto il resto è noia, diceva quello là.

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Lunedì, 01 Novembre 2021 06:55

IL LECCO AGGUANTA NEL FINALE IL PAREGGIO CONTRO IL VERONA

in Sport

Calcio Lecco - Virtus Vecomp Verona: 2 - 2
Lecco (3-4-3): Pissardo; Merli Sala, Battistini, Enrici; Masini, Galli (Kraja dal 7′ st), Lora, Celjak; Ganz (Mastroianni dal 16′ st), Iocolano, Buso (Morosini dal 7′ st) (Ndiaye, Bia, Reda, Tordini, Petrovic, Lakti, Di Munno, Sparandeo). All. Zironelli.
Virtus Vecomp Verona (5-3-2): Giacomel; Daffara, Cella, Pellacani, Mazzolo (Danieli 29′ st), Lonardi; Faedo, Metlika, Danti (Nalini dal 20′ st); Marchi (Amadio dal 20′ st), Pittarello. (Sibi, Danieli, De Rigo, Arma, Tronchin, Pinto, Carlevaris, Vesentini, Zugaro). All. Fresco.
Marcatori: Danti (V) su rigore al 3′ st; Kraja (L) 15′ st; Faedo (V) 22′ st; Morosini (L) 35′ st.
Arbitro: Francesco Carrione di Castellammare di Stabia

Note: spettatori 864, di cui 381 abbonati. Angoli: 2-0 per il Lecco. Ammoniti: Metlika (V), Galli (L), Kraja (L), Pellacani (V).
Lecco: ancora una scialba prestazione degli uomini di Zironelli che strappano un pareggio casalingo contro un non certo irresistibile Virtus Verona. Tutto accade nel secondo tempo, con gli ospiti in rete due volte grazie alle solite distrazioni dei Blucelesti.

Nei primi 45’ poco o nulla da segnalare, con le due squadre che badano essenzialmente a controllarsi e con i due portieri pressochè inoperosi. Prima occasione per il Lecco al 13’ con Buso lanciato a rete, ma Giacomel esce tempestivamente e devia la palla: Al 28’ Iocolano scaglia a rete, ma non si capisce se è un tiro in porta o un servizio per il compagno, sta di fatto che la palla esce abbondantemente fuori. Risponde Marchi al 30’ che con un colpo di testa in avvitamento pressochè da terra non impensierisce Pissardo. Dopo un tentativo di Pittarello che finisce addirittura in fallo laterale, il primo tempo si chiude con un colpo di testa di Buso.
Subito ad inizio di secondo tempo ecco il primo errore difensivo bluceleste, con Lora che di destro colpisce maldestramente Marchi, in posizione non certo pericolosa, che cade a terra ed è rigore, trasforma Danti. Passano 40. I padroni di casa sembrano svegliarsi dal torpore del primo tempo e con Iocolano che parte dalla propria metà campo, arriva sul fondo e crossa per Buso che viene anticipato di pochissimo da un difensore.
Zironelli inserisce Kraja ed è la svolta, con il centrocampista che recupera molti palloni a centrocampo e fa l’eurogol al 60’, con un tiro dai 35 metri sorprende Giacomel e la palla si insacca. La partita sembra rimessa in carreggiata, ma al 22’ gli ospiti ripassano in vantaggio grazie al colpo di testa di Pittarello che Pissardo respinge e Faedo è il più lesto ad insaccare.
Il Lecco non ci sta e Masini impegna Giacomel. Il pareggio arriva all’80’ con Celjak che crossa dalla sinistra, palla sulla destra per Merli Sala che sbaglia a calciare ma colpisce Morosini, la cui deviazione finisce in rete. Ma le emozioni non sono finite, perché dopo un’interruzione di gioco di 6’ serviti per soccorrere Giacomel infortunatosi sull’azione della rete del Lecco, i blucelesti perdono palla a metà campo, la sfera giunge a Pittarello che fortunatamente sbaglia calciando addosso a Pissardo. Kraja non si dà mai per vinto e all’89’ cerca di replicare la rete con un tiro ancora dalla lunga distanza costringendo Giacomel a respingere di pugno.

Insomma, quella che doveva essere la partita del riscatto per il Lecco, dopo la sconfitta contro il Pergocrema, rischiava di diventare la terza batosta consecutiva. A fare la differenza, questa volta, è stato Kraja la cui prestazione nel secondo tempo ha dato la sveglia ai blucelesti.
Da segnalare le troppo disattenzioni difensive, soprattutto su palle inattive, che complice una difesa bluceleste disorganizzata, lenta e disattenta subisce immancabilmente rete.
Ora il prossimo incontro sarà contro la Juventus Under 23 e sarà importante un pronto riscatto da parte del Lecco, soprattutto per il fatto che Di Nunno in conferenza stampa ha dichiarato che “se non si vince contro la Juve u23, allenatore, vice e direttore sportivo dovranno andarsene”.

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Lunedì, 01 Novembre 2021 06:28

Dieci anni dalla scomparsa di Mario Cerati

in Cultura

Ci sono uomini, in realta` non molto conosciuti, che hanno attraversato in pieno non solo la storia locale, ma quella con la S maiuscola. Ne e` un esempio Mario Cerati di Introbio, classe 1914, di cui il 3 Novembre ricorre il 10* anniversario dalla scomparsa (morto a 97 anni il 3 Novembre 2011).

Mario era nato a Introbio, presso la casera gestita da suo padre, vicino a quella dei piu` noti Cademartori, oggi ristrutturata e sede della Gildo Ciresa. Da ragazzo frequento' l`allora nuovo Istituto di Ragioneria "Giuseppe Parini", fondato nel 1908 a Lecco, e che durante il Fascismo occupo` la sede in Via Ghislanzoni al posto di quella che era stato il primo domicilio della Camera del Lavoro, fondata nel 1901 (in anni piu` recenti sede della Scuola Media Tommaso Grossi, e poi del Liceo Classico, per intenderci).

Mario ci mise un anno in piu` per diplomarsi, per un motivo di salute:" Prendevo tutti i giorni la corriera per andare a Lecco" - ci ha raccontato nelle sue memorie che piu` volte abbiamo registrato.
"Un giorno venne una nevicata cosi` intensa (prima del riscaldamento globale a volte a Introbio cadevano metri di neve !) che rimasi quasi sepolto sulla strada nell`aspettare la corriera. Mi presi una polmonite che duro` diverse settimane e persi l`anno scolastico".

Riusci` a diplomarsi e pochi anni dopo, dato che era bravo a giocare a calcio, venne chiamato dalla Calcio Lecco come attaccante di punta, dal 1933 al 1937.
"Riuscira` Mario Cerati a segnare goal ?" si chiedevano ogni domenica i giornali dell`epoca, La Prealpina, Il Resegone, e altri giornali locali. Di goals in realta` ne segno` parecchi, mentre nel resto della settimana lavorava ai formaggi con suo papa`.

Poi parti` per soldato, subito prima che anche l`Italia fosse coinvolta nella tragica II Guerra Mondiale.
"Destinazione l`Albania, Tirana, allora appena diventata italiana: Mussolini stesso venne a ispezionarci in sella ad un cavallo prima di lanciarci contro il Montenegro. Una pagliacciata a uso dei fotografi".

La guerra ando` subito male: iniziata il 28 Ottobre del 1940, come fosse stata una passeggiata ai Fori Imperiali per celebrare l`anniversario della Marcia su Roma, vide un`imprevista resistenza dei Greci, che in poche settimane ricacciarono l`Esercito Italiano al punto di partenza, e anche piu` indietro in Albania. Il freddo novembrino e poi invernale sugli aspri monti ellenici, che causo` il congelamento agli arti di molti Alpini commilitoni di Mario, dimostro` subito ai soldati la pessima organizzazione, al di la` delle dichiarazioni roboanti, dell`Esercito "imperiale".

Vari furono i fronti di guerra in cui Mario, prima Tenente e poi Capitano degli Alpini, venne impegnato fino al 1943: la Jugoslavia, anche qui una guerra terrificante che vide degli eccidi da una parte e dall`altra, la Francia, che rappresento` un periodo di tranquillita`, la Resistenza Francese si fece sentire solo negli ultimi anni dell`occupazione tedesca, dal 1940 al 1944 , e infine l`Alto Adige, dove Mario faceva l`istruttore delle giovani reclute.

"Riuscii per fortuna a evitare la Russia !".

L`8 Settembre del 1943 ,  la data che segno` effettivamente "la fine della Patria", Mario fu testimone di scene apocalittiche.
"Ufficiali che piangevano, altri che si toglievano la divisa e la buttavano letteralmente alle ortiche, altri che bruciavano i documenti nel loro ufficio, soldati che fuggivano: era il caos piu` totale, nessuno sapeva che cosa fare".

Mario decise di non stare ad aspettare che arrivassero i Tedeschi a prelevarli e a portarli in Germania, nei campi di concentramento.
"Presi una bicicletta, vestito anch`io da civile, e con un viaggio di tre giorni, pedalando soprattutto di notte per non farmi vedere, riuscii a ritornare a Introbio". Si fermo` solo a Bassano del Grappa, vicino al famoso ponte, per vedere sfilare le truppe germaniche che accorrevano a invadere l`Italia :" Quanti erano ! - fu il suo pensiero - la sfilata delle truppe non finiva piu` !".

Ritornato finalmente a casa, dovette anche lui fare una scelta che segno` un`intera generazione: "O di qua o di la'", l`Editto del Maresciallo Graziani non dava scelta. L`Esercito della Repubblica Sociale Italiana era stato costituito, e tutti gli ex militari, oltre ai giovanissimi del 1922-23 e 1924, dovevano parteciparvi, pena la fucilazione.

"Io in Russia non ci vado" fu il pensiero di Mario e di molti giovani ed ex soldati, posti di fronte a una tragica scelta. Mario scelse allora la montagna: sulle valli di Introbio, la Val Biandino, si ritrovarono tanti che decisero di non aderire alla nuova Repubblica Fascista. Molti di loro lasceranno la vita nei rastrellamenti e fucilazioni avvenute soprattutto nell`autunno e nel Dicembre del 1944, ma intanto nasceva la Brigata Rosselli.

Mario partecipo` alla Resistenza, in particolare all`attacco fallito contro la Caserma di Ballabio, che costo` la vita a un giovane partigiano, Ambrogio Confalonieri di Brugherio. L`inverno 1944-45 fu durissimo:"Il grosso della Brigata era fuggito in Svizzera attraversando la Val Biandino e la Val Gerola, io decisi pero` di rimanere a osservare cosa succedeva in Valsassina, dormendo spesso sotto la neve e cercando di sopravvivere come si poteva".

Poi venne il 25 Aprile, la fuga dei Tedeschi, Mario fu inviato a Mandello a trattare la resa delle truppe germaniche, quindi ci furono la cattura di Mussolini a Dongo e la sua fucilazione.

Ma la guerra per Mario non era ancora finita:"Il Comando partigiano mi dette un ultimo ordine, ma terribile: dovevo presiedere il Tribunale che doveva giudicare i reati dei Fascisti della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana). Nel caso di reati piu` gravi dovevo inviarli a Monza" (qualcuno di loro venne fucilato dai Partigiani).
La sede del Tribunale partigiano era proprio nella sua ex scuola, in Via Ghislanzoni: "Stavo proprio nell`ufficio del Preside -ricordava divertito Mario - accanto a me due segretarie che stenografavano i verbali di interrogatorio".

Questo delicato incarico ebbe pero` conseguenze pesanti: " Una sera, mentre ero a Introbio e stavo per tornare a casa, alcuni parenti dei Fascisti condannati mi minacciarono di morte: "te la faremo pagare, sei tu il responsabile".

Mario prese molto sul serio quelle minacce: per molti anni si trasferi` dalla sua amata Introbio nella provincia milanese, a Legnano, dove trovo` lavoro in una ditta di chimica ("facevamo i sedili per la Fiat 600") mentre sua moglie, esperta in Lingue, faceva da traduttrice per gli Americani.

Tornato poi a Introbio negli ultimi suoi anni, per celebrare il 25 Aprile per conto del Comune, chiamato dal Sindaco Eusebio Marconi, (nessuno piu` di lui ne era degno) quando mori` sulla sua bara era posto l`inseparabile Cappello degli Alpini.
Cosi` lo vogliamo ricordare, un grande personaggio che merita una lunga memoria !
(nella foto: Mario Cerati al centro, alla sua destra Gabriele Fontana, storico dell`Anpi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Domenica, 31 Ottobre 2021 06:28

INAUGURATO IL "CAMPETTO" A PASTURO

Molto partecipata l`inaugurazione del nuovo campetto polivalente a Pasturo, dietro la locale Scuola Elementare, svoltasi Sabato pomeriggio 30 Ottobre nonostante il tempo un po` incerto e minacce di pioggerellina (che poi in effetti e` venuta).

Grazie alla partecipazione e all`impegno di diverse societa` sportive valsassinesi (ASD Introbio, Team Pasturo, Pro Loco di Pasturo ecc.) parecchi bambini e ragazzi hanno vissuto una giornata un po` diversa dal solito.

Manifestazioni e giochi erano distribuiti in varie aree intorno alla Scuola e al Parco Giochi: dal classico "tiro alla fune" (per fortuna meno pericoloso di quello di "Squid Game"!), a giri in Go Kart, corda col sacco, e ad allenamenti di Basket nel nuovo campetto risistemato con erba sintetica, dove si puo` giocare al minicalcio e anche a pallavolo.

Alla fine dei giochi una bella merenda per tutti e un omaggio da Sport Specialist.

Soddisfatta l`Amministrazione comunale di Pasturo, che ha visto realizzarsi l`ammodernamento di un "campetto" che sar` sicuramente molto utilizzato

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Domenica, 31 Ottobre 2021 06:05

IL VACCINO TRAMITE CEROTTO

Rimosso dalle prime pagine a causa degli eventi legati al G20 in corso a Roma, l’argomento Covid 19 rimane però sempre in primo piano anche se per ora relegato nelle pagine interne di giornali e in seconda linea nei telegiornali. Ma l’attenzione agli sviluppi della pandemia da coronavirus resta alta. Anche perché “la circolazione del virus ha ripreso a crescere in tutte le regioni” in Italia come nel resto dell’Europa. Parola di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.

Le previsioni dell’ISS appaiono velatamente pessimistiche dato che è prevista per i prossimi sette giorni una risalita dell’indice Rt che dovrebbe passare da 0,86 a 1,14. La Lombardia non si colloca per il momento fra le regioni a rischio, anche se i dati indicano una tendenza al rialzo. Ma, al netto dei dati nazionali e regionali, una notizia dagli States fa ben sperare. Ieri avevamo rivelato lo stadio avanzato della sperimentazione di una compressa, utilizzata da decenni per combattere le sindromi depressive, molto efficace anche nell’abbattere la sintomatologia grave causata dal covid 19 e nella drastica riduzione dei decessi. Oggi siamo in grado di confermare che la ricerca di un farmaco efficace contro il coronavirus, responsabile della pandemia che travaglia il pianeta da quasi due anni, non si ferma e mostra di poter conseguire anche notevoli successi.

È di Sabato 30 ottobre, la pubblicazione sulla pubblicazione scientifica statunitense “SciTechDaily” e su altre testate specializzate, di una ricerca legata a una nuova tecnica di somministrazione di un vaccino già entrato nella Fase 1 della sperimentazione sull’uomo. Si tratta di una inoculazione indolore in grado di essere praticata tramite un cerotto. Gli esperimenti, condotti dall’australiana University of Queensland su animali, hanno fornito risultati molto positivi. Il farmaco veicolato, chiamato Hexapro, messo a punto tempo fa nei laboratori della University of Texas, si è dimostrato efficace producendo una potente risposta immunitaria (superiore persino rispetto alla somministrazione tradizionale) dopo una sola applicazione.

Quando e se il nuovo farmaco potrà essere utilizzato sull’uomo, i vantaggi della somministrazione tramite cerotto rispetto alle inoculazioni classiche, saranno numerosi. Innanzitutto l’Exapro distribuito tramite cerotto può essere conservato a temperatura ambiente (25 °C) per oltre un mese e quindi distribuito su vasta scala con grande facilità senza la necessità di scomodi, delicati e costosi supporti criogenici la cui gestione logistica richiede una lunga e perfetta catena del freddo. Grazie anche alla tecnica messa a punto dai ricercatori australiani, l’Hexapro è di facile e poco costosa produzione e possiede grande stabilità chimica. Il vaccino viene somministrato per via cutanea tramite un cerotto di forma circolare dotato di 5000 microaghi assolutamente indolori.

Inoltre, grazie alla nuova tecnica, potrebbe essere utilizzato per immunizzare le popolazioni dei paesi più svantaggiati, insieme al Novavax, l’altro vaccino attualmente all’esame dell’Agenzia europea del farmaco e dunque in fase avanzatissima per quanto riguarda l’iter per il via libera a commercializzazione e somministrazione. Secondo David Muller, ricercatore della University of Queensland, il vaccino applicato utilizzando il cerotto come vettore produce una risposta immunitaria “migliore e più rapida” rispetto all’inoculazione con la siringa ipodermica. Inoltre con questa innovativa tecnica (HD-MAP) sarebbe addirittura in grado di “neutralizzare varianti multiple (del coronavirus n. d. r.) incluse la Delta e la Sudafricana”.
Maggiori particolari qui: https://scitechdaily.com/needle-free-covid-19-vaccine-shows-promise-protection-via-a-single-pain-free-click/

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Sabato, 30 Ottobre 2021 14:04

JACK O'LANTERN, LA VERA LEGGENDA DI HALLOWEEN

in Cultura

Ubriacone e taccagno, il fabbro Jack O'Lantern incontrò il diavolo nella notte che tutti conosciamo e ci apprestiamo a festeggiare. La vera storia di Halloween, che già di per sé è ricca di retroscena inaspettati si complica con nuovi scenari inimmaginabili. È il caso di questo personaggio irlandese che finirà per stringere un patto con il diavolo dopo averlo truffato.

Jack O’Lantern era un artigiano che aveva alzato il gomito e dunque era un po’ bevuto quando in una notte si ritrovò faccia a faccia con il diavolo in un pub. Nonostante non fosse in condizioni di normalità, il maniscalco riuscì a “imbrogliare” Lucifero offrendogli la sua anima in cambio di un’ultima bevuta. Satana accettò alla “facile proposta” trasformandosi in una moneta da sei pence, quanto bastasse per pagare l’oste. L’artigiano, ancora ignaro di diventare Jack O’Lantern, invece di saldare l’oste mise velocemente il soldino nel borsello dove già era riposta una croce d’argento. Quest’ultima impedì al diavolo di tornare alla forma originaria e pertanto, infastidito, pretese lo scioglimento del patto. Il maniscalco propose un nuovo accordo: “Ti lascio andar via ma dovrai promettere di non pretendere la mia anima negli anni a venire”. In particolare fu fissato il limite minimo di un eventuale ripensamento a dieci anni. A quel punto, il demonio in netto svantaggio non potette fare altro che accettare.

Passati dieci anni, Jack O’Lantern incontrò di nuovo il diavolo mentre camminava lungo una strada di campagna. Questa volta il demonio era deciso nel prendersi l’anima del disgraziato fabbro che, lucido, riflettendo velocemente esclamò: “Verrò, ma prima potresti prendermi una mela da quell’albero?”. Non è la storia di Adamo ed Eva. Satana – pensando di non aver nulla da temere – senza rifletterci balzò sulle spalle dell’uomo e fece per allungarsi in direzione della mela. L’artigiano personaggio tirò fuori un coltello e intagliò una croce sul tronco dell’albero. Un nuovo stratagemma che lasciò il diavolo a mezz’aria, incapace di raggiungerlo. Il fabbro lo aveva rigirato per la seconda volta. Così, di nuovo, fece promettere al diavolo di liberarlo nel caso non si fosse fatto più vedere. In altre parole aveva scampato le tenebre e rimandato l’appuntamento con la morte. Jack O’Lantern ottenne la promessa, considerando che il diavolo non aveva via d’uscita. Resta una considerazione da comprendere che la leggenda di Jack O’Lantern non spiega. Come fece Lucifero a tornare sulla Terra?

Per Jack O’Lantern arrivò il tempo di morire, di morte naturale. Egli non fu ammesso in cielo, a causa della sua vita dissoluta da ubriacone e truffatore, e dovette varcare la soglia dell’inferno. A quel punto il personaggio dovette incontrare per la terza volta il diavolo che, per non venire meno alla parola data, lo mandò via, non volle prendere la sua anima. “Ma dove posso andare?”, si chiese l’artigiano. “Torna da dove sei venuto!”, gli rispose Lucifero. La strada del ritorno era buia e ventosa e l’uomo implorò Satana di concedergli una luce che indicasse la via. Seppur spazientito il diavolo gli gettò contro un carbone ardente proveniente dalle fiamme dell’inferno. Fu l’ultimo gesto di compassione, prima di abbandonarlo al suo destino. Per illuminare il cammino e per proteggere il carbone ardente dal vento, il fabbro mise il tizzone nella rapa che stava mangiando. Così il furbo fabbro si trasformò in Jack O’Lantern e fu condannato a vagare nell’oscurità con la sua zucca illuminata, a mo’ di lanterna, fino al Giorno del Giudizio. Una lunga attesa che lo rese icona delle anime dannate.

 

Le zucche americane affondano le proprie radici nelle tradizioni irlandesi. La Grande Carestia delle patate, che negli anni 1845-50 obbligò più di 700 mila persone ad immigrare negli States, è soltanto l’inizio di una lunga storia. Il fenomeno migratorio portò con sé abitudini e tradizioni, tra cui la festa di Halloween. Dunque, ciò che emerse fin da subito è che negli Usa patate e le barbabietole non erano così diffuse come in Irlanda e per celebrare i rituali di Halloween si pensò di sostituire le rape irlandesi con delle zucche americane. Una evoluzione che si è trascinata fino ai giorni nostri e vede impegnati bimbi e adulti nel praticare l’intaglio della zucca. Ognuno assegna alla rapa la faccia sogghignante del furbo fabbro, ovvero l’icona più famosa della festa che è Jack O’Lantern.

Il termine O’Lantern apparve per la prima volta in uno scritto del 1750. Tale documento faceva esplicitamente riferimento a una sentinella, o ad un uomo, che portava un lume. Il nostro Jack, per intenderci. Ben presto l’usanza diventò storia e il costume prese piede come culto degli spiriti vaganti nella notte di Halloween. Per difendersi da visite spiacevoli, la gente cominciò a intagliare le zucche, dipingerle, svuotarle in maniera tale da introdurre delle candele. La speranza era riposta nel desidero che il simulacro di un’anima dannata potesse far scappare i fantasmi. O perlomeno ci provasse. Misteri e leggende tramandate e arrivate fino a noi che si ripetono con gli stessi rituali che il più delle volte restano incompresi poiché non se ne conoscono le origini della zucca illuminata.

 
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