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Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Mercoledì, 18 Agosto 2021 07:03

Aiuti per 94 milioni di euro agli Allevatori

“Ok 94 milioni alle stalle contro la crisi” – Zootecnia è strategica per l’agricoltura made in Como-Lecco

“Con il rincaro record dei prezzi mondiali per l’alimentazione degli animali dei prodotti alimentari è importante lo stanziamento di 94 milioni di euro per le stalle in crisi già colpite dagli effetti delle chiusure per il Covid e del rallentamento dell’attività dei ristoranti”. Lo rimarca Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco in occasione del recente accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni sul decreto del Ministero delle politiche agricole per le filiere zootecniche.

“Un provvedimento necessario, frutto del lavoro congiunto tra il Ministro Patuanelli e le Regioni, per fronteggiare l’impennata dei costi dei mangimi che, con l’aumento del +80% per la soia ed il +50% per il mais, ha superato in molti casi anche il 30% rispetto allo scorso anno e che risponde bene all’urgenza di far arrivare presto alle aziende gli aiuti”.

Per questo occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle, - continua Trezzi – “tenendo contro che l’allevamento è un’attività così strategica per le nostre due province che strumenti di sostegno come questi sono fondamentali per far ripartire il comparto”.

Su forte sollecitazione di Coldiretti il decreto prevede un pagamento automatico senza nuove domande alle imprese che abbiano già fatto domanda sul primo Fondo filiere zootecniche. Vengono fatti salvi i controlli già effettuati e resta fermo il limite di 225mila euro massimo di aiuto previsto dalla norma europea “Quadro temporaneo Covid-19”. Il decreto prevede in ogni caso la possibilità di presentare nuove domande con una riserva del 20% del budget assegnato a ogni singolo intervento. In caso dovessero residuare risorse, le stesse saranno ripartite sempre in automatico sulle domande già presentate.

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Mercoledì, 18 Agosto 2021 06:55

I SAPERI DEL BOSCO

in Cultura

Per le popolazioni della montagna lariana e dei colli dell'Alta Brianza , il bosco è stato uno dei cardini della vita economica e culturale. Gli abitanti di queste zone hanno ricavato dal bosco legna da ardere e da opera, carbone, castagne e altri frutti, fogliame e cacciagione. Attorno al bosco si sono così sviluppate attività, conoscenze e pratiche colturali basate su 'saperi' naturalistici, tecnici e sociali che si sono consolidati nel tempo.

 

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Martedì, 17 Agosto 2021 18:35

TUTTA COLPA DI BIDEN. O NO?

La descrizione fedele (anche iconografica) delle aberranti “distruzioni di masse” riferite con icastica evidenza dalle parole di Ceresa, ben raffigurano gli esiti di una cultura (absit iniuria verbis) come quella afghana, stratificatasi in millenni di storia. Il tutto immerso nel cemento non biodegradabile di una aberrante interpretazione e applicazione dei precetti coranici. Cultura tribale, certo, e per questo difficilmente modificabile in tempi di prospettiva non storica.  Come ha efficacemente scritto Enrico Baroncelli “quei guerrieri che sono un tutt’uno con le loro montagne pietrose ed aride, insensibili e cinici, rozzi duri e violenti quanto si vuole, non sono mai stati sconfitti nella Storia”. È vero, inoltre, che l’Occidente non ha ancora davvero capito che esiste anche un Oriente (non c’è solo la Cina di Wuhan o della bannatissima Huawei) con il quale è necessario fare i conti, dialogare, anche a muso duro quando inevitabile. Ma occorre individuare con grande cautela e precisione i canali di contatto, diplomazia in primis, da utilizzare.

I quali, come spesso accade, si trasformano da mezzi in fini, da strumenti in obiettivi diventando in qualche modo “autonomi” e vivendo di vita propria. È il caso delle strutture utilizzate negli interventi militari a lungo termine per la cosiddetta pacificazione che, dopo un certo tempo operativo, divengono sempre più problematici da “disattivare”. In particolare per le operazioni, inevitabili prima o poi, di abbandono dei teatri di guerra. A quanto pare, poco o nulla abbiamo imparato dai dieci anni di occupazione manu militari dell’Afghanistan da parte dell’Unione sovietica. Meno ancora dal ventennio USA in Afghanistan. Né dalle operazioni militari condotte con i medesimi obiettivi e identici mezzi in altri scacchieri: Iraq, Siria, Libia. Non c’è nessun bisogno di scomodare la storia parlando del Vietnam. La cronaca è più che sufficiente. L’Occidente militarista, come sempre rappresentato dalla bandiera a stelle e strisce, ne è sempre uscito con le ossa rotte. È ormai consolidata esperienza: la democrazia non si può esportare con i carri armati e i caccia bombardieri. Soprattutto se carri armati e caccia bombardieri sono erano stati elargiti generosamente agli amici di ieri trasformatisi improvvisamente nei nemici di oggi.

Per questo l’autocrate che siede al Cremlino si sta proprio in questi giorni fregando le mani con aria soddisfatta. Imitato dal suo omologo con domicilio a Pechino.
Ma mi sembra necessario ritoccare qualche espressione tranchant sull’esfiltrazione (ormai di questo si tratta) dei soldati usa e del personale d’appoggio. Operazione complessa ed estremamente delicata che però, occorre sottolinearlo, non è affatto iniziata con la presidenza Biden. Anche se molti, oggi, da destra e da sinistra, sembrano ignorarlo. I primi rimpatri di soldati americani e attrezzature belliche dall’Afghanistan, infatti, erano partiti molto tempo prima e avevano subito un’accelerazione sotto la presidenza Obama nel 2015 quando il presidente usa aveva riferito che “circa 5000 soldati americani vi resteranno anche dopo il 2016, mentre il piano di ritiro prevedeva la sola presenza di un'esigua forza militare nell'ambasciata Usa a partire dal 2017”. fonte

A quell’epoca il contingente USA in Afghanistan era già passato da circa 100mila effettivi a meno di 10mila. Quindi nessuna sorpresa o mossa improvvisa da parte di Biden. Il quale ha certamente “cannato” alla grande le previsioni parlando di mesi invece che di giorni. Vogliamo parlare un po’ di Trump allora? Benissimo ecco qua. Il tycoon dalla zazzera ossigenata nell’aprile scorso si era implicitamente dichiarato pacifista sostenendo su uno dei suoi blog che “possiamo e dobbiamo andarcene prima. Diciannove anni sono sufficienti, in effetti, troppi e troppo a lungo. Ho reso possibile il ritiro anticipato richiamando già gran parte dei nostri miliardi di dollari di equipaggiamento e, cosa più importante, riducendo la nostra presenza militare a meno di 2.000 soldati, dai 16.000 che era (allo stesso modo in Iraq, e zero truppe in Siria, tranne che per l'area in cui abbiamo TENUTO IL PETROLIO)”. Ecco che spunta i termini non metaforici la presenza del brent. E ancora: “Uscire dall'Afghanistan è una cosa meravigliosa e positiva da fare. Avevo programmato di ritirarci il 1° maggio e dovremmo attenerci il più possibile a tale programma”.

Il testo di cui sopra è però significativamente scomparso dai siti web trumpiani proprio in concomitanza del ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan e del coro di critiche alla decisione di Biden. Una conferma del doppiogiochismo del biondocrinito ex presidente? Ecco qua, in data 26 giugno 2021 le parole pronunciate da Trump durante un comizio tra fedelissimi osannanti: “Ho iniziato il processo, tutte le truppe stanno tornando a casa, non sono riusciti a fermare il processo. 21 anni sono sufficienti. Non potevano fermare il processo, volevano ma non potevano fermarlo”. Quel “non sono riusciti” è con tutta evidenza riferito all’amministrazione Biden. Dunque, per tornare a noi, qualcuno pensa davvero che i 2000 soldati usa residui avrebbero potuto rallentare in qualche misura il ritorno dei capi tribali scesi dalle montagne afghane alla conquista di Kabul? Certo la fretta è cattiva consigliera. Capita anche che a volte non si scelgano i tempi giusti. Ma davvero è tutta colpa di Biden?

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Martedì, 17 Agosto 2021 12:16

LA PIANTA COL CIANURO

Ce n’è una gran quantità anche da noi. Lungo le cancellate e le reti dei giardini si possono notare a primavera inoltrata le sue fitte infiorescenze bianche, costituite da piccoli fiori a cinque petali, e le foglie permanenti lanceolate con bordi finemente dentellati. Si chiama Photinia che in greco significa “splendente” a causa del colore rosso intenso assunto dalle foglie di alcune varietà durante la stagione della fioritura.

Ma fate attenzione. Molte photinie presentano bacche e foglie velenose a causa della presenza di acido cianidrico, tossina che si trova anche nei noccioli di pesche, susine e prugne. Meglio guardare e non toccare.

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Martedì, 17 Agosto 2021 08:08

I biglietti vincenti della Lotteria della Sagra

In allegato I biglietti vincenti della Lotteria della Sagra
: il Primo Premio,una Kia Picanto, al n. D 3845, il secondo, Horwin EK 1, al n. A5093, il terzo City-bike Atala Uomo al n. D4163.

In totale sono stati venduti 21472 biglietti, a 2 euro l`uno, per un totale ricavato di 42.494 euro che andra` al COE di Barzio.

IN allegato il verbale ufficiale con tutti i biglietti della Lotteria.

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Martedì, 17 Agosto 2021 07:49

Goletta Verde: Mari e Laghi inquinati, sotto accusa la Rete Fognaria

Il bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2021

Mala depurazione e scarichi illegali restano il principale nemico del mare e delle acque interne.

A parlare chiaro sono i dati del bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente, con partner principali CONOU e NOVAMONT, che quest’estate con un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente hanno monitorato mare e laghi.

Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità maggiori sono state prevalentemente riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare o nel lago, portano con sé cariche batteriche a volte molto elevate, derivanti spesso dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell’entroterra. Preoccupa anche la situazione dei cosiddetti malati cronici che l’associazione ambientalista ha raggruppato in una lista di 32 punti tra mare e laghi, tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua, che risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni secondo i monitoraggi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Luoghi dimenticati, vere e proprie fogne a cielo aperto che riguardano ben 13 regioni.

Una fotografia quella scattata da Legambiente nel complesso preoccupante. Per questo l’associazione ambientalista torna nuovamente a ribadire l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR. L’Unione Europea, sottolinea Legambiente, ha più volte ammonito l’Italia avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la Penisola sta pagando multe salate. Sino ad ora le multe, relative solo alla condanna (C-251/17) relativa alla prima procedura infrazione (2004/2034) che riguarda 69 agglomerati urbani (ognuno dei quali comprende più comuni), sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro e continueremo a pagare fino a che l’emergenza non verrà superata. Ma nell’affrontare il problema della cattiva depurazione, per l’associazione ambientalista è importante prevedere anche più controlli alle foci e lungo i corsi d’acqua e promuovere più informazione tra i bagnanti.

Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato (elaborazione Legambiente su dati Commissione Ue), un problema che non riguarda solo il sud Italia ma anche il Nord della Penisola. Ad oggi sono 939 agglomerati non in regola, che generano un carico complessivo di quasi 30 milioni di abitanti equivalenti su un totale di 77 milioni. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno. L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali).

Dati finali di Goletta Verde e Goletta dei laghi: su 263 campioni prelevati lungo le coste marine dai volontari di Goletta verde, 22 punti sono stati giudicati inquinati mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge quindi il 35% del totale. 1 punto inquinato ogni 81 km di costa. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna (131 punti su 263) ha riguardato le foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti di legge, a dimostrazione di come le foci siano i punti critici che portano inquinamento a mare a causa delle note criticità depurative del nostro Paese, e siano dunque questi i punti maggiormente da attenzionare da parte delle istituzioni competenti. Eppure sono molte le aree lungo la costa che non vengono controllate dalle autorità di riferimento che si concentrano prevalentemente sulle aree adibite alla balneazione, abbandonando a loro stessi i tratti di costa antistanti le foci dove viene dato per scontato che l’inquinamento sia presente.

Malati cronici: Sono 32 i punti che secondo i prelievi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi degli ultimi 12 anni, risultano inquinati o fortemente inquinati da oltre 10 anni e riguardano ben 13 regioni. In Lombardia tra i punti cronici monitorati in questi da Goletta dei Laghi ci sono: la foce Rio Bolletta a Porto Ceresio (VA) sul Lago Ceresio, la foce del torrente Caldone a Lecco e quella del torrente Cosia a Como sul Lago di Como, la foce del torrente nei pressi del porto di Padenghe sul Garda (BS) sul Lago di Garda, la foce del torrente Boesio a Laveno Mombello (VA) e la foce torrente Bardello a Brebbia (VA) sul Lago Maggiore. Sempre sul Lago Maggiore, ma sulla sponda piemontese, tra i malati cronici c’è la foce del torrente Vevera, ad Arona (NO). Sul lago di Bolsena invece, nel Lazio, troviamo la foce del torrente nei pressi del parco giochi a Montefiascone (VT)

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Martedì, 17 Agosto 2021 07:20

UN FALLIMENTO TOTALE

Il Presidente Biden ha detto che gli USA non volevano portare la Democrazia in Afghanistan, ma solamente colpire i mandanti dell`attentato dell`11 Settembre. Prendiamolo per vero: Osama Bin Laden e` stato ucciso il 2 Maggio 2011. Perche` allora gli Americani non si sono ritirati subito dopo, rimanendo invece li` altri dieci anni ? Per addestrare un Esercito afghano che si e` dissolto come neve al sole ? Bel risultato !

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Lunedì, 16 Agosto 2021 11:52

A PROPOSITO DELLA NUOVA STRADA E DEI NUOVI PARCHEGGI A BARZIO

La decisione dell'amministrazione comunale di Barzio di dare il via alla progettazione ed alla realizzazione di una nuova strada di collegamento con la funivia e la costruzione di un parcheggio multipiano è argomento (giustamente) molto dibattuto.

La mia opinione (per quel che può contare) è che si siano persi più di vent'anni e, dalle cifre che stanno emergendo, diversi milioni di euro di soldi pubblici.

Gli amici che ho a Barzio (sindaco ed ex sindaci compresi, nonchè alcuni commercianti) sanno bene come la penso e l'ho sempre pensata, per cui per loro non sarà una sorpresa e non mi aspetto che mi tolgano il saluto.

La mia opinione, detta molto chiaramente, è che il referendum del 1999 con il suo esito negativo sia stato un grave errore per la Valle ma, soprattutto, per Barzio.

A beneficio di quanti non se ne ricordassero, in quegli anni era già praticamente pronto un progetto per l'allungamento a valle della funivia nella zona adiacente l'attuale dismessa porcilaia.

Lì si sarebbero potuti realizzare parcheggi a sufficienza per soddisfare le esigenze (di allora) dei Piani di Bobbio nonchè realizzare alcune infrastrutture ricettive. Due furono, a memoria, i punti salienti della "resistenza" poi sfociata nell'esito negativo della consultazione.

Il primo consisteva nel presunto svuotamento di Barzio. Il secondo prefigurava una speculazione edilizia .

Ora, con il senno di poi, è difficile per tutti non ammettere che il traffico dei fine settimana sciistici non abbia portato nulla di buono a quella che viene definita "la perla della Valsassina". Lo sciatore arriva, parcheggia a Cremeno, fa la coda per prendere la navetta, arriva alla funivia, fa la coda per salire, poi fa la coda per scendere, la coda per riprendere la navetta, arriva al parcheggio e, esausto, se ne torna da dove è venuto e non gli viene in mente di certo di tornare in piazza per fare acquisti.

Questa è la realtà, non altro. E più volte mi è capitato di entrare nei negozi barziesi dopo aver sciato a Bobbio in compagnia di altre 7.000 persone trovandoli pressoché vuoti. 

Citando un altro esempio in Valle si può tranquillamente affermare - ad esempio - che da quando esiste la tangenziale Introbio ha avuto nuova vita e sviluppo.

Per quanto riguarda la presunta "speculazione edilizia" sarebbe bastato che l'amministrazione comunale avesse operatoin modo da evitarla. Non mi dilungo sul fatto che a mio avviso dovevano essere gli stessi commercianti barziesi a prendere in mano la situazione e stabilire una propria "filiale" in corrispondenza della nuova partenza della funivia: ognuno della sua attività e dei suoi capitali fà ciò che vuole, ma non può impedire che altri - magari più lungimiranti - investano.

Ora succede che si debbano spendere 15 milioni di euro di soldi pubblici per "ovviare" ad una situazione che poteva (sempre a mio avviso, per carità) essere già stata fronteggiata vent'anni fa.

Con quali risultati quando tutto sarà finito?

Il primo: i "turisti" affluiranno direttamente alla funivia e al parcheggio multipiano e quando avranno finito di sciare se ne andranno a casa più facilmente. C'è un aspetto positivo e non va nascosto: Barzio non sarà più congestionata dal traffico da e per i parcheggi.

Il secondo: una nuova strada apre scenari di possibili ulteriori costruzioni (e sembra che qualche licenza sia già stata rilasciata). Niente di male: si crea lavoro per le imprese edili e per l'indotto, ma il dubbio sull'effettiva necessità di nuove residenze resta.

Per concludere e fare un riassunto: se vent'anni fa il progetto di arroccamento a valle della funivia fosse stato approvato probabilmente oggi non si dovrebbero spendere 15 milioni di euro oltre ad andare a consumare ulteriore territorio. 

Questa è la mia personalissima opinione, magari discutibile, che non ho mai avuto remore nell'esporre.

Il nostro giornale, come sempre, sarà felice di poter accogliere e pubblicare commenti e opinioni diverse allo scopo di informare al meglio l'opinione pubblica attorno ad un progetto i cui effetti si riversano sulla Valle intera.

Riccardo Benedetti

 

 

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Lunedì, 16 Agosto 2021 10:30

PRIMO BILANCIO PER LA SAGRA DEL GREEN PASS. STASERA ESTRAZIONE BIGLIETTI VINCENTI DELLA LOTTERIA

Ancora poche ore ed anche la 56^ edizione della Sagra delle Sagre andrà in archivio.

Questa sera verranno estratti i biglietti vincenti della lotteria organizzata dal Centro Orientamento Educativo di Barzio in collaborazione con Laudato Si e il Decanato della Valsassina: oggi è l’ultimo giorno per tentare la fortuna e aggiudicarsi la Kia Picanto messa in palio.

Un primo bilancio di questa seconda Sagra nell’epoca del Covid non può non tener conto delle circostanze in cui gli organizzatori si sono trovati a dover operare.

La kermesse valsassinese è stata la prima manifestazione di un certo rilievo inaugurata subito dopo l’entrata in vigore dell’obbligatorietà del green pass e quindi ha costituito un test decisamente importante anche per organizzatori di altre fiere e sagre.

Detto che l’affluenza del pubblico è stata consistente e di molto superiore a quella del 2020, sfiorando i livelli pre Covid, quel che è emerso è che almeno il 98% dei visitatori si è presentato munito di certificazione valida per l’ingresso.

Poche decine al giorno le persone che non hanno potuto accedere. In alcuni casi sono dovute intervenire le forze dell’ordine per convincere i più riottosi a rinunciare all’ingresso, tutte persone con età tra i 40 e 50 anni.

“Il green pass non è una legge” e “il green pass è anticostituzionale” le due frasi più ascoltate.

Moltissimi, invece, i giovani e giovanissimi entrati mostrando il certificato.

La Sagra del Green Pass, insomma, ha superato a pieni voti il test costituendo un esempio di come, pur nelle difficoltà, è possibile organizzare una manifestazione rispettando le norme.

Del resto ciò era avvenuto anche nel 2020 quando con grande coraggio la Ceresa srl aveva comunque portato a termine la 55^ edizione in condizioni di pandemia ben diverse dalle attuali stante l’assenza, lo scorso anno, dei vaccini.

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